Calvino dentro il labirinto. Forme e idee per affrontare la sfida del reale

Gli obiettivi


Nonostante la sua apparente ‘facilità’, l’opera di Calvino è senz’altro una tra le più ricche e complesse del Novecento italiano, divisa com’è tra un retaggio umanistico e illuminista, che vorrebbe rappresentare e comprendere il proprio tempo nella scrittura, e una vertigine già postmoderna, che ritiene persa in partenza la sfida ermeneutica posta dalla realtà e si abbandona a un gioco combinatorio senza uscita. Analizzando alcuni testi letterari, l’epistolario e quell’autobiografia intellettuale incompiuta che sono Le lezioni americane, la lezione si ripropone di mettere in luce alcuni degli aspetti salienti della figura di Calvino, non solo facendo luce su alcuni aspetti della sua opera letteraria e del suo lavoro editoriale, ma mostrando anche l’attualità del suo pensiero.

 

Gli interventi


Calvino, nostro contemporaneo, di Mario Barenghi

Calvino appartiene a una generazione ben definita, e non ha mai cercato di fingersi più giovane di quello che era. Tuttavia, più di altri scrittori novecenteschi, appare più che mai vicino alla sensibilità contemporanea. Una delle ragioni principali è la maniera in cui nella sua opera ha saputo conciliare coerenza e variabilità, adattando a circostanze storiche e culturali mutevoli le medesime istanze di fondo.

Si parlerà di:

  • Varietà e coerenza nell’opera di Calvino. Come si legge nel capitolo I di Se una notte d’inverno un viaggiatore, Calvino è uno scrittore che cambia molto da libro a libro. In effetti Calvino è uno sperimentatore, attento agli sviluppi della ricerca letteraria; nello stesso tempo rimane però fedele a una serie di principî ideali, di valori stilistici, di atteggiamenti verso il reale. Nonostante le differenze nella forma dei testi, l’immaginario calviniano gravita sempre attorno ad alcuni grandi temi, declinati in maniera diversa a seconda delle mutevoli circostanze storiche.

  • Pagine e opere a confronto. Si stabiliranno dei paralleli fra Il barone rampante e La speculazione edilizia (la distruzione dell’ambiente, il valore dell’auto-affermazione); La strada di San Giovanni e Dall’opaco (concretezza e astrazione: memoria personale e forma della conoscenza). Infine, si proporrà un confronto fra due incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore (varietà di modi e di ambienti, costanza di gusto e di misura).

  • Il valore della consistency. L’equilibrio tra plasticità di forme e coerenza di principî proprio dell’opera di Calvino è a tutt’oggi esemplare. È possibile dialogare con un presente instabile, mutevole, caotico, senza per ciò adattarsi all’esistente.


Calvino, il libro, i libri, di Laura Di Nicola

Partiamo dalla fine. Come è noto, negli ultimi otto mesi di vita Calvino scrive le difficili Norton Lectures: riattraversa, nelle trame della memoria, tutti i libri della sua biblioteca, ripensa alla sua intera opera e ai libri che ha scritto. Lezioni americane sono l’abbozzo di un’opera incompiuta e interrotta che tuttavia rappresenta la più celata e organica autobiografia intellettuale di Calvino e la sua più autentica ricerca dei valori esistenziali e culturali su cui fondare una visione del mondo e, in essa, un’idea della letteratura. Un’idea di Calvino su Calvino da cui è difficile, oggi, sfuggire.

Si parlerà di:

  • Il libro incompiuto. Lezioni americane sono il libro che Calvino, in fondo, non ha mai scritto. Ciò che resta è un’officina preparatoria del lavoro per le conferenze che avrebbe dovuto tenere ad Harvard: un’ampia serie di scritture e letture allo specchio, interrotte.

  • I libri della biblioteca. Nelle Norton Lectures Calvino offre un catalogo ragionato della sua biblioteca ideale in cui la letteratura rifrange la sua immagine nella filosofia, nell’antropologia, nelle scienze e si pone come crocevia fra i saperi. I sei valori, scaffali della mente della sua  biblioteca ideale, sono l’estrema sfida al labirinto della conoscenza e dell’esistenza umane. Un sistema di anomalie e di associazioni che seguono le linee di un pensiero che si nutre dei propri classici e affonda le radici nelle profondità dell’essere.

  • I libri di Calvino. Quando Calvino si interroga sul «Perché leggere i classici», in fondo si chiede «Perché leggere Calvino». Nel tentativo estremo di raccontare la sua visione del mondo e della letteratura, Calvino cerca fondamentalmente se stesso. Cerca non solo il suo posto nella biblioteca del mondo, ma ancora prima il posto della letteratura nelle possibilità di leggere e raccontare il mondo.


Calvino nello specchio delle lettere, di Emilio Russo

Le lettere rappresentano un dossier prezioso per attraversare la biografia e l’opera di Calvino: centinaia di testi distribuiti lungo oltre quaranta anni, a scandire i momenti fondamentali del Calvino scrittore, lettore, dirigente Einaudi, intellettuale. Mentre sono in corso i lavori per un’edizione aggiornata dell’epistolario, l’intervento cercherà di sottolineare la ricchezza di questo dossier, nel dialogo di Calvino con alcuni protagonisti della cultura italiana del secondo Novecento.

Si parlerà di:

  • Il lavoro per i libri degli altri. Riprendendo la famosa indicazione sull’impegno dedicato ai «libri degli altri», verranno riprese alcune lettere importanti, utili per sottolineare apprezzamenti e idiosincrasie, rapidità e lucidità di giudizio del Calvino al lavoro per Einaudi. Ne emergerà una poetica del redattore, da proiettare, seppure in modo oculato, sulla produzione narrativa calviniana. 

  • Il commento ai propri libri. Nelle lettere sono frequenti, e importanti, i commenti riservati da Calvino ai propri libri in lavorazione, ai progetti di romanzo abbandonati, e ancora le riflessioni sui libri già pubblicati, nel dialogo con la relativa ricezione critica, con le prime recensioni, con le reazioni ricevute da amici e sodali. Con alcuni esempi si tenterà di illustrare il giudizio affilato di Calvino sulle proprie opere, recuperando alcuni passaggi relativi soprattutto agli anni Cinquanta e Sessanta.

  • Schegge di autobiografia. Le lettere sono anche un banco di prova per cogliere il tono della voce di Calvino, per ritagliare qualche scorcio di autobiografia in uno scrittore dalla fisionomia sempre assai sfuggente, imprendibile. Alcune lettere, selezionate da diverse stagioni, offriranno esempi di una scrittura giocata su un registro assai privato, seppure mai priva di schermi.


Relatori


Mario Barenghi (Milano, 1956) insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano Bicocca. Si occupa di teoria letteraria, di memorialistica, di narrativa otto-novecentesca; è stato fra i curatori dell’edizione dell’opera di Calvino nei «Meridiani» Mondadori. Su Calvino ha pubblicato due volumi – Italo Calvino, le linee e i margini (Il Mulino, 2007) e Calvino (Il Mulino, 2009) – oltre a numerosi saggi apparsi in varie sedi. Gli ultimi suoi libri sono Poetici primati. Saggio su letteratura e evoluzione (Quodlibet, 2020) e Il chimico e l’ostrica. Studi su Primo Levi (Quodlibet, 2022).

Laura Di Nicola insegna Letteratura italiana contemporanea alla Sapienza Università di Roma. A Calvino ha dedicato numerosi saggi, è in corso di pubblicazione la sua monografia per Carocci Ordine e caos. La biblioteca di Italo Calvino (prevista nel 2023). Ha partecipato alla curatela del volume «E io non scenderò più!». Il Barone rampante di Italo Calvino, 1767-2017 (2019). È direttrice del Laboratorio Calvino.

Emilio Russo insegna Letteratura italiana alla Sapienza Università di Roma. Tra le sue pubblicazioni: l’edizione commentata dell’Adone di Giovan Battista Marino (BUR, 2013), Guida alla lettura della Gerusalemme liberata di Tasso (Laterza, 2014); la monografia Ridere del mondo. La lezione di Leopardi (Il Mulino, 2017); l’edizione commentata dei Pensieri di Leopardi (Oscar Mondadori, 2022).

 

Moderatore


Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education

 

 

Dal nostro Catalogo

PROFILO DI LETTERATURA ITALIANA

di Giancarlo Alfano, Paola Italia, Emilio Russo, Franco Tomasi


Il manuale offre una sintesi della storia della letteratura italiana, dalle Origini fino alla fine dell'Ottocento, attraverso la selezione di autori e questioni fondamentali. Articolato in dieci epoche, si propone come uno strumento mirato agli studi universitari, in funzione della preparazione di un esame unico di letteratura italiana; presenta pertanto una trattazione essenziale dei momenti principali della tradizione letteraria, intrecciando la raccolta delle informazioni storiche con la proposta di alcuni tra i testi più rappresentativi. Uno spazio significativo è riservato agli autori maggiori, presentati e commentati in capitoli autonomi, e individuati come snodi decisivi per la costruzione di un'identità culturale italiana.
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LETTERATURA ITALIANA

di Giancarlo Alfano, Paola Italia, Emilio Russo, Franco Tomasi


I due volumi propongono un racconto della storia della letteratura italiana, dalle sue Origini fino alla fine dell'Ottocento, attraverso la selezione di autori e questioni fondamentali. Articolato in dieci epoche, il manuale si propone come uno strumento mirato agli studi universitari; offre dunque una trattazione avanzata dei momenti principali della tradizione letteraria, intrecciando in modo equilibrato la discussione storica con una lettura approfondita dei testi più rappresentativi. Uno spazio significativo è infine riservato ai classici maggiori, presentati e commentati in capitoli autonomi (10 nel primo volume, 10 nel secondo), e individuati come testi decisivi per il definirsi di un'identità culturale italiana.
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Per una letteratura democratica. Manzoni e il suo tempo

Gli obiettivi


Il mito romantico per cui i geni sono sempre fraintesi e le grandi opere faticano ad imporsi tra i contemporanei trova una clamorosa smentita nella fortuna dei Promessi sposi, opera che fin da subito si è imposta come modello estetico e morale della nascente borghesia urbana. La lezione si ripropone, dunque, di ricostruire la penetrazione della lezione manzoniana all’interno dell’opinione pubblica italiana, esponendo non solo la fortuna di alcune idee presenti nei Promessi sposi, ma chiarendo anche l’importanza che la riforma linguistica anticlassicista operata da Manzoni ha avuto sia per la letteratura italiana, sia per l’ideologia risorgimentale. Particolare risalto verrà dato al fenomeno della peste, che agisce non solo come tema portante, ma anche come logica compositiva dell’intero libro, ribadendo tra l’altro – considerata la recente pandemia – la straordinaria attualità del più importante romanzo della letteratura italiana.

 

Gli interventi


Manzoni e la costruzione di un pubblico nazionale, di Roberto Balzani

Nei decenni che precedono il 1848 prende corpo in Italia un pubblico, cioè un’opinione relativamente diffusa nei ceti medi e medio-alti urbani, in grado di apprezzare opere letterarie e melodrammi; di discutere di storia e di progresso; di aspirare ad una prospettiva occidentale, senza perciò ipotecare il futuro politico della penisola. Per questo ambiente, Alessandro Manzoni rappresenta un punto di riferimento ineludibile: un autore destinato, già da vivo, a entrare di diritto nel canone nazionale.

Si parlerà di:

  • Come censire l’opinione italiana. I centri di produzione editoriale, le opere circolanti, il successo dei generi sono indicatori di un pubblico nascente; ma anche la proliferazione dei teatri e il diffondersi della passione per il melodramma.

  • L’impatto col passato e col presente. La nazione ha bisogno di un passato nel quale specchiarsi e di un presente nel quale combattere per il comune futuro. Il ponte temporale è un dispositivo ideologico e narrativo decisivo; e Manzoni lo domina da maestro. 

  • La costruzione del ‘canone’ risorgimentale. Durante il Risorgimento si forma un vero e proprio canone, connotato da autori celebrati, letti, frequentati. Manzoni è uno di questi. Il suo successo è testimoniato dalla diffusione virale dei suoi personaggi, ai quali attinge persino la satira politica.


«I promessi sposi» in tempo di peste, di Daniela Brogi

I recenti eventi della pandemia hanno reso l’opera di Manzoni un testo ancora più eloquente e capace di interpellarci. Il tempo della peste, infatti, non è più soltanto quello del Seicento, ma anche quello del presente in cui leggiamo, studiamo, insegniamo I promessi sposi. Alla luce di questa sollecitazione, la peste vale come contenuto storico, come malattia, trauma e, nel medesimo tempo, la peste agisce anche come logica compositiva. È il dispositivo narrativo e visuale attraverso cui costruire il corpo della scrittura e dare sguardo al destino delle moltitudini.

Significato e attualità di Manzoni, di Gino Tellini

L’intervento intende chiarire per quali ragioni Manzoni sia da considerare autore fondamentale della letteratura italiana e per quali ragioni ancora oggi la sua lezione sia da ritenere essenziale per la cultura contemporanea. Dopo una premessa di carattere storico, dedicata alla svolta radicale introdotta da Manzoni nel nostro costume letterario, si considerano in particolare alcuni aspetti dei Promessi sposi.

Si parlerà di:

  • La svolta radicale compiuta da Manzoni. Manzoni segna una svolta decisiva rispetto alla tradizione classicistica (avviata nel secondo Trecento con Petrarca e canonizzata da Bembo nel 1525) basata su questi presupposti: lingua scritta trecentesca e monolinguismo; letteratura elitaria e aristocratica; primato dell’io, della poesia lirica e del tema dell’amore.

  • La battaglia manzoniana. Manzoni si batte per una lingua dell’uso; per una letteratura democratica; contro il primato dell’io e per una prospettiva corale; per il genere anticlassicistico del romanzo, finora considerato inferiore (benché Manzoni proceda su una linea di forte discontinuità rispetto all’Ortis di Foscolo, 1802); contro la mitologia e contro il primato del tema (petrarchesco) dell’amore.

  • Funzionamento dei Promessi sposi. Lo «sliricarsi» e l’uscita dal recinto dell’io, l’angolatura pluriprospettica e la nozione (aperta) di «provvidenza»; il romanzo come multiforme fenomenologia della violenza; il «guazzabuglio del cuore umano» e la denuncia della mistica irrazionale del «cuore»; la responsabilità e la coscienza della parola contro le sue «manomissioni» (la parola della persona onesta, la parola del prepotente, la parola dei medici durante la peste, la parola «patria»).


 

Relatori


Roberto Balzani è Professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà (DISCI). Fa parte del comitato di direzione della rivista del Risorgimento e di Storia contemporanea “Il Risorgimento” di Milano. Fa parte del comitato editoriale della rivista di storia e storiografia online “Storia e Futuro”. Collabora al supplemento letterario domenicale del “Sole 24 Ore”. Dal 2009 al 2014 è stato Sindaco del Comune di Forlì. Fa parte del Comitato Scientifico della Società “Dante Alighieri”. È presidente dell’Istituto per i Beni Ambientali, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna

Daniela Brogi insegna Letteratura moderna e contemporanea all’Università per Stranieri di Siena. Si occupa di forme narrative nella letteratura e nel cinema, di arti visive e di Visual Studies. Ha scritto con Romano Luperini un commento a I promessi sposi. Collabora con diverse riviste scientifiche e testate culturali. Scrive sulla rivista on line «doppiozero». I suoi lavori più importanti sono: Il genere proscritto. Manzoni e la scelta del romanzo (1998); Giovani. Vita e scrittura tra fascismo e dopoguerra (2012); Altri Orizzonti. Interventi sul cinema contemporaneo (2015); Un romanzo per gli occhi. Manzoni, Caravaggio e la fabbrica del realismo (2018); Lo spazio delle donne (2022).

Gino Tellini, professore emerito di Letteratura italiana dell’Università di Firenze, ha fondato il Dottorato internazionale di ricerca in Italianistica e il Centro di Studi «Aldo Palazzeschi» dell’Università di Firenze. Insegna dal 1994 alla Italian School del Middlebury College (Usa, Vermont e California). Ha tenuto corsi per vari anni all’Università di Bonn. Si è dedicato a ricerche sulla civiltà letteraria dal Trecento al Novecento. Per Le Monnier Università/Mondadori Education ha pubblicato: Metodi e protagonisti della critica letteraria (2010, 2019); Letteratura italiana. Un metodo di studio (2011, 2014); Natura e arte nella letteratura italiana. Tra giardini, orti e frutteti (2015); Storia del romanzo italiano (2017); con Gino Ruozzi, ha curato il volume Didattica della letteratura italiana (2020).

 

Moderatore


Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education

 

 

Dal nostro Catalogo

LETTERATURA ITALIANA

di Gino Tellini


Esistono molti manuali d'avviamento allo studio letterario, non di rado oscuri e prolissi. Qui invece importano, con rigore, la chiarezza e l'essenzialità, in controtendenza rispetto all'attuale e invadente primato dei gerghi tecnicistici. Non è vero che le cose complesse esigono un linguaggio indecifrabile: "parlare al prossimo - dice Primo Levi - in una lingua che egli non può capire è un antico artificio repressivo". Il libro è soprattutto destinato agli studenti della laurea triennale nelle Facoltà umanistiche, e oggi una sintesi, che voglia essere in accordo con le esigenze dell'offerta formativa, deve presentare dati concreti e chiari, su aspetti istituzionali estesi all'intero arco della nostra letteratura. Più in generale, il libro si raccomanda a quanti hanno desiderio d'una guida aggiornata, ispirata a criteri di limpidezza e solidità informativa. L'opera propone un canone molto selettivo, da san Francesco a Italo Calvino: una galleria di scrittori altamente significativi non solo per la realtà storica della nostra identità nazionale, ma per il loro ruolo di autentici maestri nel panorama internazionale. Determinante è il fatto che il lettore deve ripensare l'intero disegno della civiltà letteraria italiana, dalle origini al Novecento. Ripensarlo di secolo in secolo, nella sua linearità e nelle sue svolte, nelle sue connessioni interne e nella sua polimorfa mutevolezza, sempre in dinamica attinenza con la situazione politica. "Ci sono cose - sostiene Calvino - che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici".Il libro a stampa si integra, attraverso uno stretto rapporto funzionale, con quattro parti in edizione digitale, consultabili on line e scaricabili dal sito dell'Editore (La fabbrica del testo; Strumenti; Due itinerari di lettura; Questioni).
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DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA

di Gino Ruozzi, Gino Tellini


Argomento del libro è l'insegnamento della letteratura italiana nelle scuole superiori. Si rivolge a chi esercita quotidianamente questa professione e a chi desidera esercitarla, cioè agli studenti di Didattica della letteratura italiana nei corsi di Laurea Magistrale e, di riflesso, anche ai professori incaricati di questa disciplina. Per quanto il tema trattato implichi riflessioni e approfondimenti teorici, qui importa anzitutto offrire uno strumento utile, pratico e funzionale, che venga incontro alle esigenze di docenti impegnati nell'appassionante e difficile compito di trasmettere gli insostituibili valori della poesia a giovani distratti da mille curiosità, in una società che si è radicalmente trasformata nel corso degli ultimi anni. Le esigenze degli insegnanti sono tante e varie, perciò il volume raccoglie proposte e competenze di più autori. Nato all'interno dell'Adi (Associazione degli Italianisti) e dell'Adi-Sd (Adi-Sezione didattica), è frutto della collaborazione di un gruppo di colleghi uniti dal comune interesse per la didattica della propria disciplina. I diciotto capitoli affrontano questioni istituzionali (la periodizzazione, i generi, il canone, la lingua e la retorica, le biografie degli autori) e insieme considerano un'ampia gamma di convergenze (con le letterature straniere, la scienza, il diritto, le arti figurative, il cinema). Il lettore trova inoltre opportune indicazioni sui percorsi tematici e sulle tecnologie didattiche, sull'inclusione e sull'intercultura, sulla normativa scolastica e sul nuovo esame di Stato.
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METODI E PROTAGONISTI DELLA CRITICA LETTERARIA

di Gino Tellini


Il volume presenta un quadro articolato delle metodologie critiche più significative e più accreditate che hanno movimentato il dibattito sull'interpretazione dei testi letterari dal secondo Ottocento fino a oggi, con riferimento particolare, ma non esclusivo, alla situazione e alla letteratura italiana. Il che non significa che il riferimento sia ristretto ai confini nazionali, perché è fiorente un'italianistica anche oltralpe e oltreoceano, dall'Europa al Nordamerica. Il quadro è aggiornato, ma non schiacciato sul presente. Costante è stato il proposito di non restare prigionieri delle mode, con i loro relativi gerghi, che anche in questo campo s'inseguono con frenetico ritmo stagionale. Non per nulla la scelta è ampiamente retrospettiva e muove da De Sanctis, per giungere alle tendenze postfemministe e postcoloniali. Il passo della critica letteraria, per quanto in perenne rinnovamento, non va di corsa, anche se si vive in un'epoca ossessionata dal nuovo che incalza. Questa seconda edizione, oltre a offrire un sistematico aggiornamento bibliografico, con l'aggiunta di tre brani, brevi e magistrali (di Italo Calvino, Carlo Dionisotti, Natalia Ginzburg), si arricchisce di due nuovi capitoli: Biografia e poesia e Scrittori allo specchio. Autopresentazioni e interviste.
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STORIA DEL ROMANZO ITALIANO

di Gino Tellini


Questa Storia del romanzo italiano non offre soltanto un affollatissimo campionario di opere e di autori, bensì intende tracciare la carta d'identità e il diagramma (anche biografico) d'un genere umiliato e offeso, che è giunto a imporsi oggi come il prodotto più appetibile e seducente nel paesaggio letterario contemporaneo. Ma è stato un percorso accidentato: la storia della lenta e faticosa conquista d'un primato. Importa nondimeno avvertire che questo non è un repertorio da consultare, per misurare il valore delle presenze, né per lamentare il numero delle assenze. E neanche è un'enciclopedia, dove cercare ragguagli, notizie, informazioni su determinati autori. E neanche è una galleria di profili preconfezionati, come tante ce ne sono in giro. È bensì (lo dice il titolo) una storia che intende ricomporre linee, ragioni, connessioni, intrecci: propriamente un reticolato di rapporti e intersezioni. L'ideale destinatario del libro è un lettore desideroso di essere informato su come le cose si sono svolte, ma anche curioso di interrogarsi sul perché si sono svolte in quel modo, e non altrimenti.
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NATURA E ARTE NELLA LETTERATURA ITALIANA

di Gino Tellini


Ripercorrere le alterne vicende del giardino letterario in Italia significa tracciare il diagramma d'un mito che ha affascinato artisti e scrittori nel volgere dei secoli, ma al tempo stesso vuol dire riflettere sulla storia civile e culturale dei luoghi dove ha trovato attuazione quell'originale connubio di natura e arte che distingue lo speciale spazio del giardino. Il rapporto stretto tra la poesia e la natura che coinvolge l'interesse e le emozioni di tanti autori invita a riflettere sulla possibilità di leggere il paesaggio naturale al pari d'un componimento poetico. Il viaggio proposto in questo libro muove dal Trecento e giunge al Novecento, attraverso la lettura di brani classici, da Petrarca a Montale, attraverso l'Umanesimo fiorentino e il Rinascimento ferrarese, fino alla poesia contemporanea. Per ogni protagonista è dato risalto ai testi antologizzati, in modo da non perdere di vista la dinamica legata al tema del giardino, che come un filo rosso si dipana nel correre del tempo. I testi sono annotati e commentati, con selezionata proposta di pagine critiche, da sole sufficienti a suggerire un fondamentale catalogo bibliografico.
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NATURA E ARTE NELLA LETTERATURA ITALIANA

a cura di Romano Luperini e Daniela Brogi

di Alessandro Manzoni


L'edizione aggiornata di un commento autorevole, solido e sempre attuale.
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La Storia di Elsa Morante e la sua attualità

Gli obiettivi


La Storia (1974) è il terzo e penultimo romanzo di Elsa Morante (1912-1985) ed è uno dei maggiori del Novecento italiano. Scrittrice finora mai associata agli universi narrativi migratori postcoloniali, globalizzati e translingue, Morante ne è in realtà una precursora. La sua intera scrittura romanzesca trae infatti ispirazione dalle migrazioni interne all’Italia e dalle loro storie di sradicamento e di nuova appartenenza. In particolare nella Storia, esse sono raccontate come un nucleo decisivo dell’epos nazionale e come dimensione del trauma e dell’immaginario translingue italiano. Come già aveva fatto Manzoni con i Promessi sposi, più di un secolo prima, Morante mette al centro di questo epos due subalterni: Ida e Useppe, una madre e il suo bambino. Le «tracce» (Manzoni) lasciate sulla Terra da questi due umili sono però recuperate da una filosofia traumatica della Storia dai tratti molto estremi, aperti e problematici. Lo scopo di Morante è quello di fondare la verità storica della seconda guerra mondiale sul pathos di una intensa narrazione emotiva e sulla sua potente energia antiretorica. Un progetto che, come sappiamo, ha dato «scandalo» (parola-chiave del romanzo), suscitando resistenze e reazioni estreme nel dibattito letterario italiano.

Si parlerà di:

  • Migrazione. Al centro del plot spicca la vicenda della maestra elementare Ida Ramundo, trasferita da Cosenza a Roma, e di Useppe, il suo secondo figlio. La loro storia si allaccia nella trama ad alcuni grandi «ethnoscapes» (Appadurai) o scenari di esseri umani sradicati dalla seconda guerra mondiale. Questo epos di una moltitudine umana brulicante è incorniciato da due storie di migrazione e di marginalità. Nel primo capitolo, si dipana la storia genealogica dei genitori di Ida, il calabrese Giuseppe Mancuso e l’ebrea padovana Nora Almagià, con un intreccio tra lo sradicamento migratorio di entrambi e il terrore razziale di lei. Nell’ultimo capitolo, acquista un significato particolare la storia di Pietro Scimò, un bambino scappato dal riformatorio, anche lui di origini calabresi. Avviando il plot con la saga dei genitori di Ida e portandolo verso la conclusione con la figura solo apparentemente secondaria di Scimò, Morante ha creato un processo circolare di apertura e chiusura della narrazione e del suo pathos antitotalitario. Un pathos dei margini sradicati, meridionali e razzializzati d’Italia, della sua fondazione moderna, e della propria stessa genealogia matrilineare ebraica perseguitata.

  • Microstoria. Sin dalla forma integrale del titolo (La Storia. Romanzo), il romanzo valorizza il contrappunto tra la Grande Storia e la microstoria narrativa, tra il documento e l’invenzione,  esponendo i due poli ad una pressante e creativa tensione. Questo campo di tensione è estraneo sia al recupero delle gnoseologie ottocentesche sia all’aggancio delle nuove tendenze postmoderne. Per un verso, infatti, la struttura del romanzo decostruisce in modo radicale le forme verticali, razionalizzanti e difensive delle teleologie storiche tradizionali. Il romanzo non può quindi essere letto come una restaurazione del sentimento del tempo ottocentesco. Per l’altro, questi apparati storici verticali sono destrutturati da una micronarrazione trasversale e storico-emozionale del trauma, che non concede nulla al relativismo e all’ironia delle scritture postmoderne coeve al romanzo.

  • Realismo traumatico. Lo scenario di realtà costruito da Morante in questo romanzo è anche uno spazio archetipico del trauma, che collega tra loro epoche diverse. È stato giustamente sottolineato (Garboli) che La Storia è paradossalmente carica di ilarità, e introduce un registro comico anche in quelle porzioni del testo declinanti verso il tragico. Questa apertura al multiforme della vita è il realismo, che ha però nella Storia – e poi a seguire anche in Aracoeli – una sua qualificazione e un suo rilancio specificamente moderni e novecenteschi: è un «realismo traumatico», «un nuovo modo di vedere e ascoltare dal punto di vista del trauma» (Caruth), una capacità di rappresentare uno spazio di violenza come «zona di confine tra l’estremo e il quotidiano» (Rothberg).



Relatrice


Tiziana de Rogatis (Napoli) insegna Letterature comparate all’Università per Stranieri di Siena. Ha scritto su Montale, la poesia europea e il modernismo. È l’autrice di Elena Ferrante. Parole chiave (e/o, Roma, 2018). Attualmente si occupa del rapporto tra trauma, migrazione e translinguismo in scrittrici italiane, francofone e anglofone.

 

Moderatore


Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education

 

 

Un altro Pascoli

Gli obiettivi


La lezione intende presentare qualche aspetto meno ‘scolastico’ della poesia di Giovanni Pascoli, a partire da un approfondimento sugli stessi temi più noti e frequentati, quali quello dei morti familiari e della Natura. Inoltre, si attraverseranno temi fondanti delle sue prose che sono alla base anche della sua poesia, e l’influenza di alcuni poeti più rilevanti, italiani e non. Sempre sulla base di esempi poetici, si concluderà argomentando come sin dalla più nota raccolta, Myricae, la sua sia stata una poesia lirica e del ‘frammento’, come solitamente si definisce, ma altrettanto narrativa e di più ampio respiro.

Si parlerà di:

  • Andare oltre il poeta dei morti familiari e della Natura. Si metteranno in luce il respiro universale e speculativo del suo pensiero sulla morte, come emerge in Ultimo viaggio, e la visione tragica e contemporaneamente consolatoria della Natura come ciclo cosmico di morte-rinascita, nel quale scompare il principium individuationis.

  • Aspirazione a un ‘pensiero poetante’ sul modello principale di Leopardi. Si punterà l’attenzione sulle prose di Pascoli, approfondendo in particolare il Fanciullino (per quanto riguarda il rapporto tra positivismo e simbolismo), Èra nuova e Un poeta di lingua morta.

  • Influenze sulla sua poesia di Pascoli. Si faranno alcuni esempi delle influenze esercitate da Leopardi e Manzoni su Myricae, ma anche i contatti con la poesia straniera (Hugo e Poe, i poeti del Romanticismo inglese, i Preraffaelliti). Verranno prese in considerazione alcune traduzioni pascoliane nelle antologie scolastiche Fior da fiore e Sul limitare.

  • Non solo poeta lirico e del frammento, ma anche narrativo. A partire da Myricae, verranno analizzate le infiltrazioni narrative presenti nella poesia di Pascoli, concentrandosi in particolare sui ‘poemetti’, su Il giorno dei morti e il trittico Colloquio, In cammino e Ultimo sogno.



Relatrice


Carla Chiummo attualmente insegna Letteratura italiana presso l’Ateneo di Bari «Aldo Moro»; ha precedentemente insegnato presso l’Università di Cassino e del Lazio meridionale (1997-2019). È membro del Comitato scientifico della «Rivista pascoliana» e della rivista «Umanesimo dei moderni». Dal 2015 fa parte della Commissione per l’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Pascoli e dal 2019 è «Accademico corrispondente» dell’Accademia pascoliana di San Mauro. Tra le ultime pubblicazioni: Note su Pascoli e il Quattrocento (2017), Burlesque Connotations in the Pictorial Language in Bronzino’s Poetry (2017), Ippolito Nievo’s politico-military poetry (2019), «Nella penombra dell’anima»: il chiaroscuro della creazione poetica in Pascoli (2019), Decostruzioni dell’Homo Italicus nella poesia italiana del Novecento (2020).

 

Moderatore


Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education

 

 

Ricucire la «spaccatura»: Primo Levi testimone incompreso

Gli obiettivi


L’obiettivo dell’incontro è analizzare l’opera di Primo Levi come testimonianza di una «spaccatura» tra la vita del lager e le sue rappresentazioni correnti. Le ‘finzioni’ narrative di Levi si ripropongono di abbattere stereotipi e falsificazioni intorno al tema concentrazionario, da un lato rispettando la complessità propria di qualunque evento storico, dall’altro salvaguardando il valore esperienziale derivante da una conoscenza diretti dei fatti. Verranno mostrati gli stili e le forme attraverso cui Levi compie la sua opera di ripulitura dell’immaginario, ma saranno esposti anche i punti di resistenza del dibattito pubblico italiano, che avrebbe accolto le sollecitazioni provenienti dalla sua opera solo dopo la morte dell’autore.

 

Gli interventi


1) Il paradosso di Levi, di Fabio Levi

L’intento è di ripercorrere per sommi capi il percorso intellettuale di Primo Levi in relazione allo sterminio per spiegare un dato a prima vista paradossale: il fatto cioè che, pur impegnandosi più di moltissimi altri nel racconto della Shoah e nella riflessione sui suoi innumerevoli risvolti, lo scrittore non abbia potuto incontrare nel corso della sua vita le sollecitazioni venute dal mondo circostante, che avrebbero poi fatto di quei temi un luogo cruciale e molto frequentato della cultura occidentale; sollecitazioni manifestatasi soltanto a partire dagli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa.

Si parlerà di:

  • Il percorso ‘politico’ di Levi fino ad Auschwitz. Si intende tracciare per sommi capi il rapporto che lo scrittore ebbe con il fascismo prima e dopo le leggi del 1938 fino alla deportazione. 

  • Le riflessioni dopo il ritorno. Si esporranno i caratteri della sua testimonianza su Auschwitz.

  • La svolta alla fine degli anni Ottanta. Si rifletterà sul mancato incontro di Levi con la rottura traumatica attraversata dall’Europa in seguito alla crisi del sistema sovietico.


2) Memoria, stereotipo, ‘invenzione’: I sommersi e i salvati di Primo Levi, di Niccolò Scaffai

Nei Sommersi e i salvati (1986), Primo Levi prende la parola non più come solo come testimone che parla a chi non sa, ma come autore che si rivolge anche a chi sa o crede di sapere. Il suo obiettivo non è solo quello di colmare una lacuna nella conoscenza altrui, ma anche quello di escludere i malintesi, le falsificazioni, gli stereotipi. Gli strumenti adottati da Levi a questo scopo sono di natura stilistico-retorica; in particolare, nei Sommersi e i salvati vengono instaurati due diversi ‘stili della memoria’: l’uno è teso a confutare la falsa chiarezza di chi semplifica o addirittura nega in malafede l’esperienza concentrazionaria, riducendola a ‘leggenda’; l’altra modalità stilistica, basata sul parallelismo e la reciprocità degli opposti, rivela la natura della riflessione di Levi, che aderisce alla complessità della storia.

Si parlerà di:

  • Contro gli stereotipi. Attraverso le parole di Levi, si rifletterà su ciò che nei Sommersi e i salvati l’autore stesso ha definito come una «spaccatura […] fra le cose com’erano ‘laggiù’ e le cose quali vengono rappresentate dalla immaginazione corrente».

  • Testimonianza, racconto, riflessione nel ‘macrotesto Auschwitz’. Si rifletterà sul concetto di ‘invenzione’ e sulla sua legittimità rispetto al tema concentrazionario, attraverso passi ed esempi tratti dall’opera leviana.

  • Stili della memoria. Attraverso la lettura e l’analisi di alcuni passi esemplari dei Sommersi e i salvati, si rifletterà sul rapporto tra linguaggio, verità e storia.



Relatori


Fabio Levi, professore onorario di Storia contemporanea all’Università di Torino, è presidente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi. Ha studiato per molti anni le vicende della persecuzione antiebraica in Italia pubblicando, in un’assidua collaborazione con l’editore Zamorani, vari libri sul tema. Fra gli altri L’ebreo in oggetto. L’applicazione della normativa antiebraica a Torino 1938-1943 (1991), L’identità imposta. Un padre ebreo di fronte alle leggi razziali di Mussolini (1996), Le case e le cose. La persecuzione degli ebrei torinesi nelle carte dell’EGELI. 1938-1945 (1998), La persecuzione antiebraica dal fascismo al dopoguerra (2009).
Per Feltrinelli ha pubblicato In viaggio con Alex, la biografia del fondatore dei Verdi in Italia Alexander Langer, con Il Mulino Un mondo a parte, dedicato all’universo della cecità. Insieme a Domenico Scarpa ha curato per Einaudi il libro di Primo Levi e Leonardo De Benedetti Cosí fu Auschwitz. Testimonianze 1945-1986. Nel 2019 sono usciti, sempre da Einaudi, Dialoghi, decima Lezione Primo Levi e, curata insieme con Domenico Scarpa, l’intera raccolta delle Lezioni Primo Levi da Mondadori.

Niccolò Scaffai insegna Critica letteraria all’Università di Siena, dove dirige il Centro di ricerca ‘Franco Fortini’. Ha insegnato dal 2010 al 2019 Letteratura contemporanea all’Università di Losanna. Tra i suoi libri recenti, ricordiamo per Carocci Il lavoro del poeta (2015) e Letteratura e ecologia (2017), per Mondadori i commenti alle opere di Montale, La bufera e altro (2019) e Farfalla di Dinard (2021); per Einaudi l’antologia Racconti del pianeta Terra (2022, premio speciale Città di Fiesole). Ha dedicato a Primo Levi diversi saggi e sta lavorando a una monografia sull’autore.

 

Moderatore


Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.

 

 

Settecento in movimento

Gli obiettivi


Il Settecento sigla il passaggio dall’antico regime ai nuovi, promuovendo cambiamenti sul piano politico, istituzionale e culturale. Iniziano a diffondersi la prosa saggistica, giornalistica, scientifica e narrativa, mentre cresce di molto la fortuna della letteratura di viaggio e dell’autobiografia, dai Viaggi di Russia di Algarotti alle autobiografie di Casanova e di Alfieri. Al centro del secolo campeggia la grande utopia illuministica, che vede l’Italia e la scuola di Milano in un ruolo di rilievo.

Si parlerà di:

  • Letterati, divulgatori, cosmopoliti. Si parlerà di Algarotti e il Newtonianismo per le dame, con riferimenti da Newton a Voltaire, da Genovesi a Galiani. 

  • Giornalisti e saggisti. Verranno presi in considerazione Baretti e la Frusta Letteraria, i fratelli Verri, Beccaria e Il Caffè.

  • Il piacere di raccontarsi. Si analizzeranno le autobiografie di Vico, Rousseau, Casanova e Alfieri.

  • Poesia didascalica, satirica e civile. Si farà un rapido excursus su questi generi della poesia italiana, da Metastasio a Parini e Alfieri

  • Teatro comico ed eroico. Si tratteranno alcune opere teatrali italiane, da Goldoni ad Alfieri.



Relatore


Gino Ruozzi ha insegnato Letteratura italiana nell’Università di Bologna. I suoi interessi principali sono rivolti allo studio delle forme brevi e morali della letteratura italiana (aforismi, epigrammi, favole, apologhi) e al Settecento, di cui ama la curiosità e il cosmopolitismo. Ha pubblicato Scrittori italiani di aforismi (2 voll., «I Meridiani» Mondadori, 1994-1996), Epigrammi italiani (Einaudi, 2001), Favole, apologhi e bestiari (BUR, 2007), Ennio Flaiano, una verità personale (Carocci, 2012).

 

Moderatore


Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.

 

Ideologia e compassione: alcuni aspetti della poetica di Torquato Tasso

Gli obiettivi


I relatori proporranno letture dell’Aminta, della Gerusalemme liberata e della Gerusalemme conquistata, mettendo innanzitutto in luce come Tasso stabilisca un rapporto dialettico con la tradizione, fatto di riprese e innovazione, fedeltà e tradimento. Inoltre, dopo aver mostrato i limiti della ricezione tassiana nel corso dei secoli (troppo spesso schiacciata sulla censura controriformistica, oppure sull’erudizione barocca), ci si soffermerà sugli aspetti più moderni della sensibilità tassiana, che non si limita a reagire al presente in cui l’autore era immerso, ma riesce con straordinaria lungimiranza a prefigurare le forme e le oscillazioni di una soggettività già moderna. Infine, vengono discussi e rivalutati alcuni aspetti del cosiddetto «secondo Tasso», troppo spesso sottovalutato, ricostruendone la poetica complessa e tutta tesa alla ricerca di un valore sapienziale per la parola poetica.

 

Gli interventi


1) «Mille forme e mille apparenze»: l’Aminta di Torquato Tasso, di Davide Colussi

L’Aminta è «un portento»: così si espresse Giosuè Carducci, mostrando un apprezzamento per la favola pastorale tassiana che risale alle sue prime messe in scena e perdura sino ad oggi. Costante è stata anche l’attenzione critica riservata all’opera da parte degli studiosi e dei commentatori, così che oggi siamo in grado di osservare l’Aminta sotto più prospettive. Se ne considereranno qui tre: gli elementi di innovazione introdotti nella tradizione della pastorale; la rappresentazione allusiva della vita di corte; le strategie retoriche dei personaggi che interagiscono in scena.

Si parlerà di: 

  • La forma della pastorale. L’Aminta si iscrive in una tradizione di genere che ha trovato una sua precisa codificazione a Ferrara nei decenni precedenti. Rispetto ai modelli, Tasso innova la forma della pastorale teatrale in alcuni dei suoi caratteri drammaturgici essenziali.

  • Un’Arcadia ferrarese: la corte in scena e fuori dalla scena. Nell’Aminta trovano spazio ripetute allusioni all’ambiente di corte al quale l’opera era destinata. Da un lato il travestimento pastorale dei personaggi in scena mira al divertimento del pubblico di corte; dall’altro consente di insinuare elementi di critica e contraddizione.

  • Le voci dei personaggi. I personaggi del dramma perseguono obiettivi diversi: lo mostra bene la varietà di soluzioni linguistiche e retoriche adottate da Tasso di scena in scena, in una polifonia che sinora non è stata rilevata con l’attenzione che meriterebbe.


2) Il poeta della condivisione emotiva, di Stefano Prandi

Considerato, nella sua prima ricezione critica, la vittima di una Controriforma oscurantistica e, più tardi, l’esponente di un manierismo ripiegato nel culto della forma e nell’erudizione, il Tasso appare oggi come il poeta che per primo ha saputo interpretare la moderna soggettività, con le sue fragilità e contraddizioni, aprendosi, come mostra in particolare la Gerusalemme liberata, all’ascolto emotivo delle ragioni dell’altro e del diverso da sé.

Si parlerà di:

  • Il mito biografico tassiano e i suoi fraintendimenti. Si fornirà una breve ricostruzione della ricezione tassiana nel corso dei secoli, mostrando come, di volta in volta, i lettori hanno frainteso la complessità dell’autobiografia tassiana, schiacciando le loro interpretazioni su un aspetto piuttosto che su un altro.

  • Una teoria della compassione. Attraverso l’analisi di alcuni passaggi tassiani, si metterà in luce l’importanza che Tasso attribuisce all’empatia e all’ascolto dell’altro.

  • Logica del dominio vs logica dell’empatia: la Gerusalemme liberata. Si tenterà una lettura del poema tassiano alla luce delle teorie precedentemente delineate, mettendo in evidenza come la Gerusalemme liberata sia costantemente attraversata dal conflitto tra una logica del dominio e una logica dell’empatia.


3) La Gerusalemme conquistata e il secondo Tasso, di Franco Tomasi

L’intervento intende avanzare una proposta di lettura della Gerusalemme conquistata. Lo scopo è duplice: da un lato cercare di dare ragione dell’ideologia poetica che muove Tasso dopo la stagione di Sant’Anna, facendo emergere un progetto artistico che affida alla parola letteraria un ambizioso e complesso discorso sapienziale; dall’altro lato si vuole avanzare una riflessione sul tardo Rinascimento italiano e sulla produzione poetica del cosiddetto secondo Tasso.

Si parlerà di:

  • Il ‘poeta doctus’ e il tramonto del Rinascimento. Primo inquadramento della stagione poetica del secondo Tasso e illustrazione delle ragioni di una nuova poesia sapienziale.

  • Il progetto di una poesia testimone del vero: il caso della «Conquistata». Le ragioni teoriche e ideologiche che animano la ‘riforma’ del poema: la Conquistata non come tarda e stanca riproposizione della Liberata, ma come nuovo e complesso poema epico della modernità.

  • Il senso della storia (e della guerra): osservazioni sul canto XX della «Conquistata». Si propone un’interpretazione del canto XX della Conquistata, vero «poema nel poema» (Gigante), nel quale Tasso illustra la sua interpretazione universale del senso della storia e del ruolo della guerra.



Relatori


Davide Colussi insegna Linguistica italiana all’Università di Milano-Bicocca. Si è occupato di prosa critica, filosofica e storica e di poesia cinquecentesca. Ha pubblicato fra gli altri i volumi Tra grammatica e logica. Saggio sulla lingua di Benedetto Croce (Serra, 2007), Figure della diligenza. Costanti e varianti del Tasso lirico (Antenore, 2011) e Stili della critica novecentesca (Carocci, 2017). Fra le sue pubblicazioni più recenti: una nuova edizione critica commentata dell’Aminta di Torquato Tasso (con P. Trovato, Einaudi, 2021) e la curatela di Rabelais. La formazione di parole come strumento stilistico di Leo Spitzer (con L. Assenzi, Quodlibet, 2021).

Stefano Prandi si è formato all’Università di Bologna con Ezio Raimondi. Dal 2001 al 2017 è stato titolare della cattedra di Letteratura italiana all’Università di Berna; attualmente è Direttore dell’Istituto di studi italiani presso l’Università della Svizzera Italiana. Ha pubblicato saggi sulla letteratura medievale, su quella umanistica e rinascimentale (tra cui il volume tassiano Quasi ombra e figura de la verità. Pensiero e poesia in Torquato Tasso, 2014) e sulla poesia del Novecento. Infine, è autore di vari testi per le scuole, tra cui storie letterarie e guide allo studio di Dante.

Franco Tomasi è docente di letteratura italiana presso l’Università di Padova. Si occupa principalmente di letteratura rinascimentale, con particolare attenzione alla tradizione lirica (Studi sulla lirica rinascimentale, Roma-Padova, 2012), alle forme del poema epico cavalleresco (ha curato i due volumi della Lettura del «Furioso», Firenze, 2017-2019), e alla figura di Torquato Tasso (Gerusalemme liberata, Milano, 2009). Si occupa inoltre di narrativa novecentesca e contemporanea (Geografia del racconto. Sguardi interdisciplinari sul paesaggio urbano nella narrativa italiana contemporanea, Bruxelles, 2014). Per Mondadori Università ha pubblicato (con Giancarlo Alfano, Paola Italia e Emilio Russo) i manuali Letteratura italiana (in due volumi, 2018) e Profilo di letteratura italiana (2020).

 

Moderatore


Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.

 

 

Pirandello e l’alienazione nel mondo delle macchine

Gli obiettivi


La lezione considera il romanzo di Pirandello Si gira... (1915), riproposto nel 1925 con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore. Ambientato nel mondo del cinema, la nuova arte celebrata dal Futurismo come espressione rivoluzionaria della modernità, il romanzo, nell’anno in cui l’Italia entra nel primo conflitto mondiale, s’interroga sugli aspetti della nuova civiltà delle macchine.

Si parlerà di:

  • Storia esterna. Il romanzo ha una lenta gestazione: dalla prima stampa in rivista nel 1915 all’edizione ultima in volume nel 1925.

  • Struttura e vicenda. Il romanzo, composto in prima persona e articolato in sette Quaderni, a loro volta suddivisi in 35 capitoli senza titolo, si svolge in buona parte nel mondo del cinema, in forma di note diaristiche scritte da un operatore cinematografico.

  • Chi è Serafino? Serafino Gubbio, il narratore-protagonista, dopo avere tentato strade diverse, si trova a lavorare come operatore cinematografico, presso la casa Kosmograph, a Roma. Si identifica con la sua macchina da presa, tanto da diventare «una mano che gira una manovella». La macchina da presa è da lui definita il «mio grosso ragno nero in agguato sul treppiedi».

  • Pirandello e Walter Benjamin. Walter Benjamin fa riferimento a Si gira… nel saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1936, trad. it. 1966), il che consente utili riflessioni sul testo pirandelliano.

  • Significato del romanzo. Interessa considerare il significato del romanzo che, al di là dell’ambientazione nel mondo cinematografico, affronta in effetti la questione della libertà dell’individuo, della sua autonomia e della sua umanità, in una realtà totalmente industrializzata e meccanizzata.


Relatore


Gino Tellini, professore emerito di Letteratura italiana dell’Università di Firenze, ha fondato il Dottorato internazionale di ricerca in Italianistica e il Centro di Studi «Aldo Palazzeschi» dell’Università di Firenze. Insegna dal 1994 alla Italian School del Middlebury College (Usa, Vermont e California). Ha tenuto corsi per vari anni all’Università di Bonn. Si è dedicato a ricerche sulla civiltà letteraria dal Trecento al Novecento. Per Le Monnier Università/Mondadori Education ha pubblicato: Metodi e protagonisti della critica letteraria (2010, 2019); Letteratura italiana. Un metodo di studio (2011, 2014); Natura e arte nella letteratura italiana. Tra giardini, orti e frutteti (2015); Storia del romanzo italiano (2017); con Gino Ruozzi, ha curato il volume Didattica della letteratura italiana (2020).

 

Moderatore


Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education

 

 

Scienza, letteratura e pseudoscienza

Gli obiettivi


Che cosa è la scienza? Qual è il confine fra scienza, letteratura e pseudoscienza? L’immaginazione ha un ruolo nella costruzione del sapere scientifico? In che modo la letteratura può essere influenzata dalla scienza? Ci confronteremo con queste domande, utilizzando soprattutto un approccio di tipo storico.

Si parlerà di:

  • Scienza e letteratura. Il rapporto tra scienza e letteratura secondo Galileo Galilei e Samuel Taylor Coleridge. I valori della scienza moderna.

  • Scienza e immaginazione. Esempi del ruolo della letteratura, dell’immaginazione e della fantasia nello sviluppo del sapere scientifico.

  • Scienza e pseudoscienza. La scienza prima di essere un insieme di conoscenze è un modo di pensare. Strumenti per distinguere la scienza dalla pseudoscienza

  • Pseudoscienza e letteratura. La letteratura può fare uso della pseudoscienza? Quando una fantasia letteraria si trasforma in un convincimento pseudoscientifico?

  • Contenuti scientifici delle opere letterarie. La letteratura contiene molta più scienza di quanto in genere si pensi. Saranno forniti alcuni esempi, riferiti all’esperienza didattica del relatore, tratti anche dalla letteratura a fumetti.



Relatore


Marco Ciardi è professore ordinario di Storia della scienza all’Università di Firenze, Dipartimento di Lettere e Filosofia. È autore di oltre duecento pubblicazioni in Italia e all’estero, tra cui una trentina di libri. Il suo settore di indagine concerne principalmente la storia del pensiero scientifico moderno e contemporaneo. Si interessa anche allo studio dei rapporti tra scienza, letteratura, cinema e fumetti, tra scienza, pseudoscienza e magia, e all’analisi delle relazioni tra cultura scientifica, educazione e democrazia. Oltre alla ricerca, svolge un’intensa attività di comunicazione della scienza per la quale ha ottenuto vari premi e riconoscimenti. Il suo ultimo libro è: Benvenuti ad Atlantide. Passato e futuro di una città senza luogo (Carocci, 2022).

 

Moderatore


Duccio Canestri, Docente e consulente editoriale, Mondadori Education.

 

 

Canzoniere di Petrarca: struttura autobiografica e fortuna nella tradizione del Petrarchismo

Gli obiettivi


La lezione presenterà il Canzoniere di Petrarca (Rerum vulgarium fragmenta) nella sua articolazione complessiva, prestando particolare attenzione alla struttura e all’organizzazione interna dell’opera. La seconda parte sarà dedicata ad alcune riprese di questo disegno e dell’idea di una lirica a sfondo autobiografico tra Quattro e Cinquecento, nonché alla fortuna e sfortuna critica di questi aspetti dell’opera tra Otto e Novecento.

 

Si parlerà di:



  • Complessità del cosiddetto Canzoniere («Rerum vulgarium fragmenta»). Presentazione degli elementi filologici e testuali utili a definire l’opera nel suo complesso (elaborazione nel tempo, varietà metrica e tematica, ampiezza e disegno dell’insieme, linee di lettura).

  • La struttura. Presentazione della raccolta nella sua articolazione, con particolare riguardo alla divisione tra rime in vita e rime in morte di Laura, ai testi cardine che datano la vicenda narrata, alla progressione degli avvenimenti nel tempo, alla distribuzione dei metri, alle corrispondenze interne e ai punti di sutura tra redazioni diverse.

  • Il rapporto con l’opera latina di Petrarca e con la tradizione latina e volgare. La proiezione dell’autore nel complesso della propria opera e il rapporto con i classici latini e con Dante.

  • La lettura ‘autobiografica’ e narrativa del modello. Presentazione di alcuni momenti significativi della fortuna del disegno autobiografico del Canzoniere: gli Amorum libri tres di Matteo Maria Boiardo, il commento di Alessandro Vellutello (1525), le Rime di Giovan Giorgio Trissino (1529), le Rime di Bembo (1530-1548) e la prima parte delle Rime di Torquato Tasso.

  • Fortuna e sfortuna sette-ottocentesca dei «contenuti» del Canzoniere. La tradizione editoriale ed esegetica e l’interpretazione di Francesco De Sanctis, Carducci, Contini, Santagata.



Relatore


Simone Albonico (1961) si è formato all’Università di Pavia, dove ha insegnato fino al 2007. È attualmente professore di Letteratura e filologia italiana all’Università di Losanna (Svizzera). Si è occupato della tradizione dal Tre al Cinquecento (con saggi su Dante, Petrarca, Alberti, Sannazaro, e con particolare attenzione per la lirica e il Rinascimento), di tradizione letteraria lombarda dal Tre al Cinquecento, di storici fiorentini del Cinquecento, dell’oratoria di Giovanni della Casa, di Manzoni, della poesia di Leopardi, di archivi letterari novecenteschi e di strumenti informatici per la filologia.

 

Moderatore


Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.Alessandro Mongatti, Responsabile editoriale del settore Università, Periodici e Varia di Mondadori Education.

 

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