Libertà e diritti ai tempi del Green Pass

di Stefania Franco

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Il Green Pass è destinato a diventare sempre più indispensabile per partecipare alla vita pubblica. La sua progressiva estensione ad ampi strati della popolazione è una misura liberticida che lede i diritti civili di chi non ne è in possesso?


 

Che cos’è il Green Pass

I primi a chiamarlo Green Pass sono stati gli israeliani, che ne fanno uso già dai primi mesi del 2021. Anche in Italia lo chiamiamo così, ma la denominazione corretta sarebbe quella di Certificazione verde COVID-19, che corrisponde a quella europea di EU Digital COVID certificate. Questo documento può indicare tre cose diverse: che il suo possessore si è vaccinato, che è guarito dalla COVID-19 entro sei mesi o che è risultato negativo a un tampone. La validità del certificato ottenuto per attestata negatività è di settantadue ore per il tampone molecolare e quarantotto per quello antigenico.
Il Green Pass, di fatto, non limita la possibilità di scegliere se vaccinarsi o meno perché lascia aperta la possibilità di sottoporsi al tampone. Resta aperto un altro problema: chi deve sostenere i costi dei tamponi? Dal momento che lo Stato già offre gratuitamente la possibilità di vaccinarsi, è giusto che i costi dei tamponi ricadano sulla collettività? Chi si è vaccinato dovrebbe dunque pagare i tamponi per chi non lo ha fatto? E anche in questo caso, ci sarebbe da inserire un ulteriore distinguo tra coloro che non possono e coloro che non vogliono vaccinarsi.

 

Non vaccinati, NoVax e No Green Pass

La galassia delle persone che non si sono vaccinate non può assolutamente essere ridotta al gruppo dei NoVax: c’è chi semplicemente non può farlo per motivi di salute e poi ci sono coloro che non si sono ancora vaccinati per i motivi più disparati, dagli esitanti ai minori di dodici anni.

Anche i NoVax e gli oppositori del Green Pass sono due categorie distinte: i primi rifiutano la vaccinazione per principio, mentre i secondi non sono necessariamente anche NoVax. Al contrario, alcuni di loro sono vaccinati, ma ritengono che il Green Pass costituisca una limitazione ai diritti delle persone. È questa la posizione di un gruppo di professori universitari, tra le cui fila spicca il nome del professor Alessandro Barbero, noto divulgatore della storia. Secondo i firmatari della lettera pubblicata il 6 settembre 2021, il Green Pass comporterebbe la discriminazione di una minoranza e la violazione del diritto allo studio e al lavoro; l’estensione del Green Pass sarebbe inoltre un modo per obbligare surrettiziamente le persone a vaccinarsi senza che lo Stato si assuma la responsabilità per gli eventuali danni derivanti dal vaccino.

 

Meglio l’obbligo vaccinale?

Il professor Barbero si è detto contrario al Green Pass ma favorevole all’obbligo vaccinale.

Come abbiamo spiegato in un precedente articolo, l’obbligo vaccinale non è di per sé incostituzionale, perché l’articolo 32 della Costituzione prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario per disposizione di legge. Il principio che sta alla base di questo articolo è che tra la libertà individuale e l’interesse collettivo debba prevalere quest’ultimo. Ma cosa comporta di fatto l’obbligo vaccinale? E in che modo può essere applicato?

Se l’obbligo sarà effettivamente introdotto per legge, chi non si è ancora vaccinato verrà prelevato dalle forze dell’ordine che lo consegneranno ai sanitari per la somministrazione del vaccino? Questo scenario distopico appare quantomeno improbabile. Attualmente nemmeno i vaccini pediatrici prevedono la somministrazione forzata, ma soltanto delle sanzioni e delle limitazioni per quanto riguarda l’accesso dei non adempienti all’asilo e alla scuola materna. Nessuna limitazione, invece, per la scuola dell’obbligo.

Al momento in Italia l’unica forma di trattamento sanitario che può essere imposta coercitivamente è il TSO, a cui sono sottoposti coloro che con il loro comportamento mettono in pericolo se stessi e gli altri.

Lo scenario più probabile è che lo Stato imponga limitazioni sempre più restrittive a coloro che rifiutano la vaccinazione, escludendo di fatto queste persone da ampi settori della vita pubblica. Queste persone costituirebbero una minoranza discriminata?

 

Che cosa sono i diritti

Prima di rispondere a questa domanda proviamo a riflettere su cosa sono i diritti. Secondo i filosofi giusnaturalisti esistono alcuni diritti inalienabili, che appartengono all’essere umano in quanto tale. Il giusnaturalismo ha una lunga tradizione che va dall’Antica Grecia all’età moderna, tuttavia non c’è mai stato un pieno accordo su quali siano questi diritti cosiddetti naturali: molti concordano sul diritto alla vita, ma non tutti sono disposti ad ammettere che anche la proprietà privata sia un diritto naturale, dal momento che viene istituita e tutelata in un contesto sociale e giuridico. E che dire della libertà? Non c’è nessuna legge di natura, se non quella del più forte, che stabilisca quali siano i limiti della libertà individuale. 

Con il tempo si è compreso che anche quelli che sembrano essere diritti naturali sono in realtà frutto di una costruzione storica e sociale. I temi più spinosi della bioetica sono quelli che hanno a che fare con l’inizio e la fine della vita: se oggi si discute del diritto all’eutanasia legale è anche perché il progresso in campo biomedico ha reso possibile estendere la vita biologica a limiti impensabili in altri tempi.

Una distinzione più neutrale è quella tra diritti negativi e positivi: i primi proteggono l’individuo dall’ingerenza dello Stato, mentre i secondi puntano a soddisfare bisogni concreti, come l’istruzione e le cure sanitarie. 

Anche in questo caso, però, i diritti non si muovono in un vuoto pneumatico, ma sono condizionati dal contesto sociale e da precise regole. L’istruzione è sì un diritto, ma anche un obbligo. Inoltre i diritti non sono incondizionati, ma sono sottoposti a delle regole. Per frequentare l’università, ad esempio, è necessario aver conseguito un diploma e nessuno si sognerebbe di dire che questa regola lede il diritto all’istruzione di chi non ne è in possesso.

 

Il costo della libertà di alcuni

Il 1 settembre 2021 il settantreenne Ray DeMonia è morto in un ospedale a trecento chilometri da casa sua, in Alabama. DeMonia, di professione antiquario, aveva avuto un infarto, ma non è stato possibile trovare per lui un posto in terapia intensiva in nessun ospedale di Cullman, la città in cui viveva. Alla fine, dopo aver ricevuto rifiuti da quarantatre strutture di tre stati diversi, è stato trasferito in un ospedale del Mississipi, dove si è spento lontano dai suoi famigliari. Da mesi le terapie intensive dell’Alabama e degli stati confinanti di Texas, Lousiana e Florida sono intasate per il grande afflusso di pazienti che hanno contratto la COVID-19 e che, a differenza di DeMonia, non erano vaccinati.

Questa vicenda è emblematica di come l’appello alla libertà non possa essere incondizionato, perché le scelte possono avere conseguenze che non si limitano all’individuo stesso che le compie. 

Nemmeno la libertà, dunque, può essere incondizionata: sotto il profilo giuridico, la libertà dell’individuo finisce dove inizia quella altrui. Esiste poi un altro punto di vista, più esistenziale: come diceva il filosofo Soren Kierkegaard, una scelta che non comporta l’assunzione della responsabilità delle sue conseguenze non è una vera scelta. In linea di principio, dunque, i difensori a oltranza della libertà dovrebbero essere i primi a sostenere misure come il Green Pass, che lascia all’individuo la possibilità di compiere una scelta e assumersene la responsabilità.

 

Visti con gli occhi del virus

C’è anche chi si è spinto a paragonare l’istituzione del Green Pass alle leggi razziali che escludevano gli ebrei dalla vita pubblica. È vero, anche il Green Pass impone delle limitazioni, ma tali limitazioni non sono dirette verso le persone in quanto tali: il vero obiettivo è il virus. Dal punto di vista di un virus noi siamo solo dei potenziali portatori, senza alcun riguardo per quelli che possiamo considerare come diritti. Siamo cittadini sì, ma prima di tutto esseri biologici.

 

Attività per la classe

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