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Verso
(dal latino vèrtere, "voltare, tornare a capo"):
unità ritmica di un testo poetico, individuabile visivamente come
tale perché non raggiunge mai la fine di un rigo. Struttura eminentemente
ritmico-musicale, ha misure diverse a seconda del numero delle sillabe
che lo compongono e della posizione degli accenti delle parole. [vedi
la sezione Poesia al metro]
Verso ipèrmetro
Verso che ha una sillaba in più del normale, che poi di solito
si elide con la prima sillaba del verso successivo.
Verso libero
Verso non vincolato a regole fisse, metriche o ritmiche. Teorizzato e
utilizzato soprattutto dai poeti simbolisti francesi (Verlaine, Rimbaud...),
ha goduto una crescente fortuna nel nostro secolo, a partire dalle Laudi
di D'Annunzio, come il verso che meglio si adatta a esprimere gli umori
e gli estri cangianti dell'ispirazione poetica. [vedi la sezione Poesia
al metro]
Verso sciolto
Verso, per lo più endecasillabico, disposto in una struttura poetica
che non prevede il raggruppamento in strofe predeterminate e abolisce
il legame della rima. Usato dal Cinquecento in poi a imitazione della
poesia classica, ha goduto di larga fortuna fino all'Ottocento: si vedano
il carme Dei
Sepolcri e il poemetto Le
Grazie di Ugo
Foscolo. [vedi la sezione Poesia
al metro]
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