|
Omotelèuto
(dal greco hómoios, "simile", e teleuté, "fine"): figura retorica consistente nel far terminare nello stesso modo, dal punto di vista fonico, metrico o ritmico, due o più parole simmetricamente giustapposte.
Onomatopèa
(dal greco onomatopoiía, "creazione di un nome",
composto di ónoma, "nome", e poiéo, "faccio,
creo"): è una parola o una frase che riproduce a scopi espressivi
il suono o il rumore di una cosa o il verso di un animale: ...Nei
campi / c'è un breve gre-gre di ranelle; Don...
Don... E mi dicono, Dormi! (G.
Pascoli)
Ossìmoro
(dal greco oxy´moron, "acuto sotto un'apparenza
di stupidità", composto di oxy´s, "acuto", e morós,
"stupido"): consiste nell'accostare nella medesima locuzione due parole
di significato opposto che si contraddicono a vicenda: "grido silenzioso";
"amara dolcezza". Si veda anche il seguente esempio, tratto dalla lirica
Il lampo: Bianca, bianca nel tacito tumulto / una
cosa apparì sparì d'un tratto. (G.
Pascoli).
|