La scienza e la cultura della prevenzione dietro il terremoto del Giappone

di Chiara Anzolini

  • Materie coinvolte: Scienze della terra

La scienza e la cultura della prevenzione dietro il terremoto del Giappone

In Giappone i festeggiamenti e i riti propiziatori per l’inizio dell’anno nuovo sono stati interrotti nel peggiore dei modi. La mattina del 1° gennaio scorso, la costa occidentale del Paese è stata colpita da una serie di forti terremoti, il più violento dei quali ha raggiunto una magnitudo di 7,6 sulla scala Richter. Gli eventi sismici hanno riguardato soprattutto la penisola di Noto, nella prefettura di Ishikawa, e le contigue prefetture di Niigata e Toyama, ma le scosse si sono sentite addirittura nella capitale Tokyo, che si trova a oltre 400 chilometri di distanza dalla zona dell’epicentro.

 
Il Giappone è uno dei Paesi con il più alto rischio sismico al mondo, perché si trova nel punto di convergenza fra quattro placche tettoniche: la placca Nordamericana, la placca Euroasiatica, quella delle Filippine e quella Pacifica. Proprio a causa di questo contesto tettonico attivo, il Giappone viene colpito ogni anno da una media di 1.500 sismi, anche se la maggior parte di essi è troppo debole per essere percepita dagli esseri umani. Tuttavia, i terremoti che si verificano nella porzione orientale del Paese hanno un’origine diversa da quello avvenuto nella parte occidentale lo scorso 1° gennaio.

La maggior parte dei sismi che si verificano in Giappone sono infatti causati dalla placca Pacifica che va in subduzione sotto quella Nordamericana. Ad esempio, questa subduzione è stata la forza trainante del terremoto più intenso mai registrato nel Paese: quello di magnitudo 9,1 che ha colpito la regione di Tohoku nel 2011 e che ha scatenato un gigantesco tsunami. I terremoti occidentali, al contrario, non si verificano al confine di una placca tettonica, ma sono innescati da faglie interne alla placca stessa, che a causa della compressione si riattivano generando sismi.

La scossa principale ha avuto origine in corrispondenza di una faglia inversa lunga 150 chilometri posta sotto la penisola di Noto, ma il complesso reticolato di faglie minori che intersecano quella principale è all’origine delle numerose repliche, o scosse di assestamento, che hanno continuato a verificarsi dopo l’evento di magnitudo 7,6 e che possono protrarsi per mesi. Un’altra concausa è la presenza di fluidi in profondità nella crosta terrestre, la cui risalita indebolisce la zona di faglia, facilitando lo spostamento delle faglie minori in seguito al terremoto principale.

Nonostante la violenza del sisma, ad oggi si conta soltanto un centinaio di vittime. Se paragonato a terremoti di intensità simile, come quello che ha colpito la Turchia-Siria lo scorso anno, oppure quello di Haiti nel 2010, o quello del Kashmir nel 2005, che hanno provocato la morte di decine o centinaia di migliaia di persone, si tratta di un numero indubbiamente esiguo. Ciò è dovuto alla cultura della preparedness, cioè a quell’insieme di azioni intraprese come misure precauzionali di fronte a potenziali disastri, e al fatto che il Giappone ne abbia capito la straordinaria importanza.

Oltre a investire nella costruzione di edifici antisismici e a migliorare continuamente i suoi sistemi di allarme rapido, fin dal 1960 il Giappone ha istituito la Giornata per la Prevenzione dei Disastri. Il 1° settembre di ogni anno la cittadinanza si allena a gestire le situazioni di emergenza: come applicare un laccio emostatico, fasciare un braccio rotto o spegnere un incendio. La ricerca ha evidenziato come le relazioni sociali siano un importante fattore predittivo di sopravvivenza: familiari, colleghi e vicini di casa sono la prima linea di soccorso, ed è fondamentale che siano preparati per affrontare e gestire diverse tipologie di emergenze.

 

Attività da proporre alla classe

Chi non vuole diventare virale su Instagram o TikTok ai giorni nostri? E quale occasione migliore se non un contenuto che aiuti le persone a salvarsi in una situazione di emergenza? L’Italia è un Paese ad alto rischio sismico, vulcanico e idrogeologico, e dovrebbe investire molto di più nella prevenzione per evitare che il prossimo evento estremo (terremoto, frana, alluvione, ecc.) causi nuove vittime.

Vi invitiamo a prendere spunto dalla guida che nel 2015 il Governo di Tokyo ha distribuito ai residenti per creare un carosello di foto o un reel video che spieghi in breve poche azioni fondamentali utili ai vostri concittadini per gestire le emergenze. Potete svolgere l’attività singolarmente o a coppie, e proporre poi alla vostra scuola, al vostro comune o alla sede locale della Protezione Civile, di inserire i vostri contenuti nel loro calendario editoriale social.