Le materie prime hanno fatto la storia

A cura di Roberto Roveda

Un motore per l’umanità

Le materie prime sono tutto ciò che la Natura mette a disposizione e che gli esseri umani possono utilizzare per soddisfare i bisogni della loro vita. Già questo ci fa comprendere quanto le materie prime siano importanti oggi, come in passato. Giustamente l’economista Alessandro Giraudo nel suo saggio intitolato Storie straordinarie delle materie (2019) scrive: “Le materie prime hanno influenzato l’intera storia umana. […] hanno causato guerre, portato la pace, stimolato spedizioni in terre sconosciute, dato vita a incredibili operazioni di spionaggio, stabilito nuovi equilibri tra Paesi e uomini”. Sono state, infatti, le materie prime uno dei motori del progresso umano, fin dai tempi in cui i nostri antenati del Paleolitico determinavano i loro spostamenti in base ai movimenti delle mandrie di grandi animali, loro principale risorsa alimentare.

 

Il cibo, la principale delle materie prime

In seguito, con la nascita dell’agricoltura divenne fondamentale il controllo di quelle terre che erano più adatte alla produzione agricola per la presenza di terreni fertili e l’abbondanza d’acqua, quest’ultima a sua volta una materia prima indispensabile per la vita umana. Pensiamo allora alle continue invasioni di popoli desiderosi di controllare le lande coltivate della Mesopotamia e agli Hyksos che conquistarono l’Egitto anche per impadronirsi delle enormi risorse alimentari messe a disposizione dal Nilo. La fame di cibo spinse molti abitanti della Grecia ad abbandonare le brulle terre della Madrepatria, incapaci di sostenere una popolazione in costante crescita, per colonizzare le fertili terre dell’Asia Minore, le coste del mar Nero, l’Italia meridionale fino a spingersi sulle coste dell’odierna Francia. La fame di cereali fu anche una spinta formidabile per i Romani, che si scontrarono prima con i Greci dell’Italia meridionale e poi con i Cartaginesi per il controllo di quelli che erano i grandi “granai” del Mediterraneo occidentale: il sud Italia e la Sicilia. Le mire romane poi si spinsero fino a tutto il bacino mediterraneo che doveva fornire i mezzi di sostentamento per una capitale che in epoca imperiale aveva superato il milione di abitanti.

 

Alla ricerca dei metalli

E non era solo il bisogno di cibo a spingere all’avventura e alla guerra i nostri antenati: anche i metalli erano al centro dei loro pensieri e desideri. Il possesso dei giacimenti di materie prime come rame, stagno, ferro poteva determinare l’ascesa oppure la caduta di intere civiltà. Pensiamo solo agli effetti che ebbe in tutta l’area mediterranea l’arrivo di quei popoli nomadi che spesso vengono indicati come Indoeuropei e che avevano la conoscenza della lavorazione del ferro. L’impatto delle armi realizzate con questo metallo portò alla fine dell’epopea dei guerrieri ricoperti e armati di bronzo il cui valore, per quanto esaltato da Omero nei suoi poemi, poco poté contro la superiorità tecnologica degli avversari.

Chi possedeva miniere le difendeva accanitamente, chi non le aveva cercava in tutti i modi di prenderne il controllo. Secondo molti storici – ma è solo un esempio – i Romani attaccarono i territori degli Etruschi attirati dai ricchi giacimenti di metalli della Toscana e dell’isola d’Elba. Per lo stesso motivo - la presenza di grandi miniere - la Penisola iberica entrò nella sfera degli interessi di Roma e questo acuì i contrasti con Cartagine. Cipro fu sempre nel mirino di grandi imperi fin dall’epoca dei faraoni egizi per la sua ricchezza di rame, indispensabile assieme allo stagno per produrre il bronzo. E proprio lo stagno spinse già i Fenici a navigare fino alle Isole britanniche (dove trovavano un’altra materia prima molto ambita, l’ambra).

 

La febbre dell’oro e del sale

Vi era poi una materia prima che accendeva le ambizioni di tutti: l’oro. Nel bacino del Mediterraneo la presenza di questo metallo prezioso era scarsa e i Romani fecero l’impossibile per assicurarsi il controllo delle miniere aurifere di Leon, in Spagna, mentre i faraoni egizi spinsero la loro attenzione verso sud, in direzione della Nubia e dell’Etiopia. Molta parte dell’oro presente nel Mediterraneo proveniva però dalle miniere dell’Africa subsahariana e sempre i Romani, in epoca imperiale, organizzarono diverse spedizioni esplorative per studiare possibili spedizioni di conquista di queste terre lontanissime e misteriose.

Tra i minerali ambiti non possiamo poi dimenticare il sale, che era fondamentale come mezzo per la conservazione dei cibi e che era presente solo in pochi giacimenti nell’area mediterranea. Era inoltre molto difficile, in epoca antica e medievale, estrarlo in grandi quantità dall’acqua marina, come invece si fa oggi. Il sale era considerato una moneta di scambio di grande valore tanto che i mercanti del deserto del Sahara fino a tutto il Medioevo lo barattavano con l’oro proveniente dai giacimenti dell’Africa subsahariana. Roma stessa pose le basi della sua potenza grazie al controllo delle saline esistenti alla foce del Tevere. Senza sale, insomma, Roma non sarebbe diventata probabilmente un impero, una consapevolezza che ci permette di essere d’accordo con lo storico dell’economia Philippe Chalmin quando afferma che “non si può capire la storia del mondo senza immergersi in quella delle risorse naturali che hanno permesso all’umanità di progredire”.