Le fonti energetiche nella storia

A cura di Roberto Roveda

I muscoli per cominciare

Quale è stata la prima fonte di energia che l’essere umano ha usato nella storia? È molto semplice: la forza muscolare. Fin dalla più remota preistoria i nostri antenati hanno fatto ricorso all’energia dei loro muscoli per spostare pesi, colpire le prede durante la caccia, lavorare i primi utensili, muoversi alla maggiore velocità possibile. A volte magari ci sfugge ma la forza muscolare è stata la principale risorsa energetica per migliaia e migliaia di anni, almeno fino alla fine del Medioevo. La principale e quella più a buon mercato. Nelle società antiche, per esempio, si faceva ricorso ai muscoli di migliaia di schiavi per lavorare nelle campagne, costruire edifici imponenti, azionare i remi che spingevano le navi da battaglia. Le grandi civiltà dell’antichità, con al primo posto Roma, furono non a caso società schiaviste: basavano il loro funzionamento sull’energia di chi era stato tanto sfortunato da non poter godere della propria libertà per nascita, debiti, perché prigioniero di guerra. E anche per procurarsi sempre nuovi schiavi le grandi potenze antiche facevano guerre di conquista con cui accaparrarsi terre, risorse materiali e, appunto esseri umani. Chi non poteva permettersi il lavoro degli schiavi si accontentava delle proprie braccia e di quelle dei propri familiari, bambine e bambini compresi.

 

Il fuoco e la legna

Intanto, già nella preistoria i nostri antenati avevano cominciato a sfruttare quelle forme di energia che la natura metteva loro a disposizione. Il primo grande passo “energetico” fu sicuramente l’utilizzo del fuoco, che serviva per cucinare i cibi, riscaldarsi, ma veniva già usato in epoca preistorica come aiuto in alcune lavorazioni per la realizzazione di utensili. Le punte di legno di lance e frecce, scaldate al fuoco, diventavano più resistenti e alcune selci, una volta calde, erano più semplici da scheggiare. Il fuoco fu poi fondamentale nel passaggio dall’età della pietra a quella dei metalli. Il calore permetteva di riscaldare i minerali metallici, rendendo possibile la loro lavorazione e la realizzazione di oggetti di uso quotidiano oppure di armi con cui combattere e cacciare.

Non possiamo allora dimenticare quello che è stato per lunghissimo tempo il principale combustibile dei nostri antenati: la legna. Essa ha alimentato in pratica tutti i fuochi del nostro Pianeta fino al XVIII secolo, sia che servissero per cucina e scaldare, sia per le lavorazioni dei fabbri e degli artigiani. Facciamo solo un esempio: secondo calcoli molto approssimativi durante l’Impero Romano riscaldare un’abitazione richiedeva l’utilizzo di circa 500 chili di legna l’anno. Ogni romano per cucinare i propri pasti necessitava di un chilo di legna ogni giorno. Insomma, intere foreste andavano letteralmente in fumo in epoca romana e le cose non cambiarono per nulla nei secoli successivi.

 

La forza animale

Quando cominciarono a sfruttare l’energia del fuoco in ambito metallurgico, però, gli esseri umani erano già da tempo entrati nell’età neolitica e avevano cominciato a sfruttare ampiamente un’altra risorsa energetica messa a disposizione dalla natura: gli animali. La domesticazione fornì ai nostri antenati una straordinaria – per i canoni del tempo, naturalmente – ricchezza energetica che venne sfruttata per il lavoro nei campi, per muoversi più velocemente, per trainare carri da guerra e trasportare cavalieri con pesanti armature in battaglia, per muovere le macine oppure per sollevare pesi sempre più grossi. Le auto, i motori e i furgoni dell’antichità e del Medioevo fino alla Rivoluzione industriale furono buoi, cavalli, muli, asini, cammelli ed elefanti. Senza la loro fatica gli esseri umani avrebbero condotto un’esistenza ben più misera e più dura.

 

L’acqua e il vento

Accanto all’energia animata rappresentata dagli esseri umani e dagli animali, già nell’antichità si cominciarono a sfruttare altre risorse energetiche naturali. L’acqua poteva servire a trasportare le imbarcazioni oppure dei tronchi d’albero nei tratti in cui i fiumi erano in pendenza e avevano corso regolare. Oppure l’energia idrica cominciò a essere usata per azionare le pale dei primi mulini. Nell’antichità se ne usavano pochi, perché si trattava di meccanismi costosi da costruire ed era più conveniente ricorrere alla forza muscolare degli schiavi. Nel Medioevo, però, i mulini ad acqua divennero abituali nel paesaggio europeo, ogni qual volta vi era una macina per cereali da azionare oppure un torchio per strizzare tessuti oppure panni per fare la carta. Accanto alla forza idrica gli esseri umani già conoscevano l’importanza dell’energia eolica, cioè del vento che poteva spirare per gonfiare le vele delle navi oppure per muovere a sua volta le pale dei mulini. I primi mulini a vento vennero sviluppati in Oriente, probabilmente in Persia già nell’antichità e divennero comuni nel paesaggio europeo nel corso del Medioevo.

 

Verso nuove forme di energia

Nel corso dell’età medievale e ancora di più nella prima età moderna gli esseri umani cominciarono a fare i conti con una cronica carenza di energia, che limitava i progressi nell’agricoltura e in ogni tipo di produzione artigianale. Si cercò di ovviare al problema migliorando le tecniche e le tecnologie. Solo per fare degli esempi, nuovi collari che sfruttavano la forza animale in maniera più efficiente di diffusero dopo l’anno Mille così come vennero introdotte tipologie di velature capaci di catturare meglio la forza del vento. Furono progressi importanti, ma comunque insufficienti…fino a che in Inghilterra non si cominciò a usare un nuovo combustibile, il carbone, per alimentare gli altiforni per le lavorazioni metallurgiche e le fornaci. Poi, sempre la forza del carbone alimentò le prime macchine a vapore. Si era nel XVIII secolo e si era solo all’inizio di quella Rivoluzione industriale in cui ancora siamo immersi. Una rivoluzione fatta di macchine, tecnologie e soprattutto dello sfruttamento di forme di energia prima impensabili per varietà, qualità e quantità.