L'intelligenza artificiale in ambito didattico

Una conversazione con il Professor Lorenzo Redaelli

Come cambia l'approccio didattico con l'Intelligenza Artificiale

Professor Redaelli, l'IA sta trasformando non solo la società ma anche l'ambiente educativo. Prendendo in considerazione le piattaforme come ChatGPT utilizzate dagli studenti, come cambia l'approccio didattico e quanto siamo preparati ad affrontare questa trasformazione?

Molto spesso si tende a considerare l'intelligenza artificiale come una novità radicale, ma in realtà le sue origini risalgono a diverse decadi fa. Pertanto, dobbiamo riconoscere che l'IA è, prima di tutto, un'estensione della nostra strumentazione tecnologica, progettata per agevolare le attività umane, piuttosto che una minaccia. La percezione del cambiamento può spesso essere destabilizzante, ma è indispensabile mantenere un atteggiamento di apertura e comprensione verso queste innovazioni, soprattutto nell'ambito scolastico e formativo.

L'IA è ormai parte integrante delle nostre routine quotidiane, visibile ad esempio nelle piattaforme social e di streaming. È quindi fondamentale che noi educatori ci informiamo e guidiamo i giovani in questo contesto, invece di rimanere spettatori passivi del cambiamento.

 

Questioni etiche

L'importanza dell'IA è innegabile, ma che tipo di riflessioni etiche emergono nel suo utilizzo, soprattutto in ambiente educativo?

La questione etica è di vitale importanza, poiché l'intelligenza artificiale tocca diversi aspetti sensibili della nostra società. È cruciale che il dibattito pubblico su questi temi sia informato e articolato. L'IA rappresenta un potente strumento per l'agire umano ma porta con sé questioni etiche complesse che non possono essere ignorate. Autori come Luciano Floridi, con i suoi lavori sull'etica dell'IA, o Pier Cesare Rivoltella, che ha recentemente scritto di “pedagogia algoritmica”, offrono spunti di riflessione molto utili. La consapevolezza è il primo passo verso un utilizzo responsabile dell'IA nel mondo dell'educazione. È fondamentale che i docenti comprendano i rischi associati a queste tecnologie e siano in grado di trattare consapevolmente l’argomento con i loro studenti, senza porre divieti. E per questo è necessaria una capillare formazione del corpo docenti.

 

La validità dei metodi tradizionali

Molti docenti temono che con tecnologie quali ChatGPT gli studenti possano essere invogliati a delegare all’IA lo svolgimento dei compiti, mettendo in discussione l’efficacia dei metodi di insegnamento tradizionali. Lei cosa ne pensa?

Il modello educativo deve inevitabilmente adattarsi alle nuove realtà tecnologiche. Ad esempio l'approccio della flipped classroom è uno dei modelli che offre una risposta a questa necessità di cambiamento. Questo modello consente di sviluppare competenze variegate e offre una modalità più flessibile e interattiva di apprendimento. Se uno studente sa di avere a disposizione strumenti come ChatGPT per aiutarlo nei compiti, come possiamo impedirglielo? Quello che possiamo fare è guidare l'utilizzo di queste tecnologie in maniera responsabile e costruttiva. Inoltre, i docenti hanno a disposizione potenti strumenti che possono anche coadiuvarli, senza per questo sminuire il loro ruolo, nell’esercizio delle loro funzioni, riducendo i tempi della parte burocratica ma anche fornendo nuovi spunti e nuove idee didattiche. Ad esempio, nei miei corsi di formazione ho fatto lavorare in gruppo docenti di discipline diverse, che hanno utilizzato l’IA per redigere programmazioni o attività multidisciplinari ed il risultato è andato oltre le loro stesse aspettative dallo strumento.

 

Alcuni esempi applicativi

L’impiego dei modelli di Intelligenza Artificiale generativa nell’educazione è molto recente, potrebbe fornirci degli esempi di attività pratiche svolte con gli studenti?

Vi sono diversi modi per incorporare l'IA in ambito didattico. Dato che mi occupo di IA applicata all’educazione nel 2021, già prima del rilascio dei più noti modelli generativi avevo sperimentato l’applicazione dei tutor virtuali, chatbot addestrati a rispondere ad un certo numero di domande o su un certo argomento. Adesso questi assistenti virtuali sono ancora più potenti e hanno un dataset di addestramento sterminato. Pertanto possono aiutare gli studenti, come dei tutor virtuali disponibili 24 ore su 24 e in particolar modo quando il docente non è disponibile. Inoltre, i chatbot possono essere programmati in modo da adattarsi alle necessità dello studente, fornendo un valido supporto alla personalizzazione dell’apprendimento, altrimenti difficilmente realizzabile contando sulle sole forze dei docenti.

I modelli di IA possono anche fornire spunto per attività creative: ad esempio nelle mie classi ho sperimentato dei laboratori di lettura e scrittura creativa in cui ChatGPT era un membro del gruppo aggiunto, che forniva suggerimenti per migliorare i testi scritti dagli studenti. Con altre app di generazione text-to-image abbiamo poi costruito le descrizioni (prompt) e generato le immagini per illustrare i racconti, che poi abbiamo confezionato nel formato ebook. È uno dei tanti esempi di attività che si possono svolgere in classe con l’aiuto dell’IA, ovviamente sempre partendo dal presupposto che si tratta di uno strumento che può fornire un grosso aiuto, a partire da una solida base metodologica ed un’accorta progettazione didattica.