Rileggere la letteratura italiana da un punto di vista multiculturale. Manzoni, Verga, Morante e Lahiri tra translinguismi e subalternità

Il translinguismo è, in senso stretto, la scrittura in almeno una lingua diversa da quella primaria. Per diverse ragioni, la letteratura italiana è particolarmente connessa all’immaginario translingue: essa nasce infatti al crocevia tra scrittura translingue in latino e scrittura in volgare e si sviluppa poi, per secoli, come straordinario repertorio letterario «deterritorializzato». Anche in seguito all’Unità d’Italia, mentre solo l’otto o dieci per cento della popolazione italiana capiva l’italiano, scrittori come Manzoni e Verga erano tecnicamente translingui, perché madre-lingua dialettali, e francofoni negli scambi sociali. La loro poetica, le loro opere, la loro stessa devozione e reinvenzione della lingua italiana vanno capite a partire da questa prospettiva e dall’urgenza di creare un repertorio espressivo adeguato alla modernità e al suo genere più rappresentativo: il romanzo. Adottare nell’insegnamento e nella lettura dei grandi classici di una nazione un punto di vista translingue non significa infatti solo acquisire chiavi di lettura finora ignorate. Significa anche accogliere la differenza e il riconoscimento reciproco come principi costitutivi di una comunità: una scommessa decisiva nel contesto delle classi italiane sempre più multiculturali.

Si parlerà di:

  • L’immaginario translingue nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni: gli umili e la fuga di Renzo. Nei Promessi sposi Manzoni mette al centro del suo universo narrativo e simbolico i subalterni. Se il tema degli umili è stato ampiamente discusso, molto meno lo è stato il nesso – presente in molti personaggi del romanzo – tra spaesamento migratorio, povertà linguistica e vulnerabilità. 

  • L’immaginario translingue nei Malavoglia di Giovanni Verga: i vinti e l’addio di ’Ntoni. Al centro dei Malavoglia (1881) c’è l’immaginario translingue generato da una lingua ibrida, composta da un italiano medio in grado di accogliere al suo interno l’oralità dialettale siciliana. Di fatto, Verga inventa l’italiano parlato traducendo il dialetto in una lingua comunicativa media e, così facendo, colloca il plurilinguismo dialettale e popolare dell’intera Italia nel cuore della nascente identità nazionale. 

  • L’immaginario translingue nella Storia di Elsa Morante: il seme germogliante degli analfabeti Bella, Scimò e Useppe. La migrazione è un punto di vista privilegiato della Storia di Elsa Morante. Esso si incarna nella storia di Useppe e Ida, e nei grandi quadri di umanità in movimento del romanzo: sfollati, ebrei deportati, partigiani, famiglie emigrate a Roma. Il pathos dei subalterni è veicolato anche da un potente immaginario translingue, pensato da Morante come un repertorio dell’ampia coralità poliglotta non solo italiana, ma aperta anche ai linguaggio animale. 

  • L’immaginario translingue di In altre parole di Jhumpa Lahiri: la traduttrice e la metafora della lingua come vestito. Jhumpa Lahiri, madrelingua bengali indiano-americana, Premio Pulitzer, è una scrittrice, saggista e traduttrice translingue in inglese e in italiano. Dal 2012 al 2015, Lahiri vive stabilmente a Roma e, alla fine di questa esperienza, pubblica In altre parole: un mosaico di meditazioni sulla sua esperienza di apprendimento dell’italiano. I ventitré capitoli del libro sono altrettante meditazioni metaforiche intorno alla propria «autobiografia linguistica».


 

Relatrice


Tiziana de Rogatis (Napoli) insegna Letterature comparate all’Università per Stranieri di Siena. Ha scritto su Montale, la poesia europea e il modernismo. È l’autrice di Elena Ferrante. Parole chiave (e/o, Roma, 2018). Attualmente si occupa del rapporto tra trauma, migrazione e translinguismo in scrittrici italiane, francofone e anglofone.

 

Moderatore


Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education