Gli obiettivi


Sempre più i dispositivi elettronici che usiamo ogni giorno per comunicare a distanza correggono ciò che scriviamo, suggerendo le forme ritenute a torto o a ragione più adatte. Quali sono le conseguenze di tutto questo? L’idea di errore che abbiamo oggi è la stessa che si aveva in passato? Attraverso una serie di esempi, la lezione ragionerà su come è cambiata la percezione del confine tra giusto e sbagliato nella storia dell’italiano e sull’importanza degli errori come fonti per ricostruire come è mutato, nel corso del tempo, il nostro rapporto con la lingua.

Si parlerà di:

  • Umano/non umano. Il correttore automatico interferisce quotidianamente nel modo in cui usiamo la lingua scritta. Per la prima volta, è una macchina a correggere la nostra lingua. Quali sono le conseguenze? Che influenza ha sul nostro modo di percepire gli errori?

  • In principio fu l’errore. L’italiano – come tutte le lingue romanze – è il prodotto di una gigantesca serie di errori nel modo in cui si è usato il latino. Per illustrare questo passaggio si farà riferimento a un manoscritto dell’VIII secolo contenente una lista di errori di latino in cui riconosciamo gli antecedenti di forme italiane e romanze. 

  • Sbagliare al tempo di Dante. Nel medioevo, la percezione dell’errore era molto diversa da quella che abbiamo oggi. L’idea di ortografia, ad esempio, non esisteva: una parola poteva essere scritta in modi diversi senza che questo costituisse un problema. Questa caratteristica dell’antico italiano è un’enorme risorsa per ricostruire la lingua parlata nel passato. 

  • Errata corrige: nascita di un paradigma. Con la diffusione della stampa a caratteri mobili, nel Rinascimento la lingua italiana si trasforma. La moltiplicazione degli errori per effetto della serialità della stampa favorisce la spinta verso una codificazione grammaticale. È anche così che l’idea di ortografia entra nella storia dell’italiano.

  • Tra scritto e parlato. Per secoli la norma dell’italiano è stata codificata sulla base di testi scritti. Con Manzoni si ha la prima significativa rottura di questo modello. Gli effetti si vedono ancora oggi. I nuovi paradigmi grammaticali sono sempre più legati al contesto d’uso, sia scritto sia parlato. Anche l’idea di errore che abbiamo oggi non è più rigida come era fino a cinquant’anni fa, ma flessibile, mobile, di volta in volta commisurata alla reale situazione comunicativa.



Relatore


Matteo Motolese è professore ordinario di Linguistica italiana alla Sapienza Università di Roma. Ha coordinato, insieme a Giuseppe Antonelli e a Lorenzo Tomasin, una Storia dell'italiano scritto in sei volumi, per l’editore Carocci (2014-2021; Premio Pavese per la saggistica 2021). Dal 2009 dirige, insieme ad Emilio Russo, un ampio censimento dei manoscritti autografi degli scrittori italiani (Autografi dei letterati italiani), ora disponibile anche in versione digitale (www.autografi.net). È membro della direzione di «Lingua e Stile» e del comitato scientifico del «Bollettino d’Italianistica» e di «Autografo». Dal 2021 è coordinatore del Dottorato di Ricerca in Linguistica. Collabora con il supplemento culturale del «Sole24ore». Tra i suoi ultimi libri, Italiano lingua delle arti. Un’avventura europea (1250-1650) (il Mulino, 2012); Scritti a mano. Otto storie di capolavori italiani da Boccaccio a Eco (Garzanti, 2017); L’eccezione fa la regola. Sette storie di errori che raccontano l’italiano (Garzanti, 2022) e la curatela Le parole di Calvino (Treccani, 2023). Contatti

 

Moderatore


Matteo Tasca, Redazione Umanistica Secondaria di secondo grado Mondadori Education