Stiamo vivendo la sesta estinzione di massa

Di Chiara Anzolini
  • Materie coinvolte: Biologia

Stiamo vivendo la sesta estinzione di massa

Dal 1970, cioè in poco meno di 50 anni, l’abbondanza relativa delle popolazioni di vertebrati è scesa in media del 69% perché gli esseri umani continuano a disboscare le foreste, inquinare su scala industriale e consumare più di quanto il pianeta riesca a produrre. È questo ciò che emerge dall’ultima edizione del Living Planet Report, il rapporto biennale curato dal WWF e dalla Società Zoologica di Londra che offre un’istantanea sulle condizioni della biodiversità mondiale.

Quando si parla di abbondanza relativa, si intende non il numero totale di individui, cioè l’abbondanza assoluta, ma la variazione in termini di abbondanza. Fortunatamente, quindi, non abbiamo perso il 69% delle specie di fauna in pochi decenni. Tuttavia, il drastico calo di molte popolazioni è preoccupante, tanto che molti scienziati ritengono che sia iniziata la sesta estinzione di massa, la prima dopo quella dei dinosauri, e che a causarla siano proprio le nostre azioni.

Fin qui nulla di strano: secondo il record fossile, infatti, quasi il 99% di tutte le specie che sono mai esistite sono ora estinte. Ciò significa che man mano che le specie si evolvono, cioè speciano, sostituiscono altre specie che si estinguono. Le estinzioni e le speciazioni non avvengono però a ritmi regolari nel tempo, ma tendono a verificarsi per grandi impulsi, intervallati da lunghi periodi di stabilità relativa. Questi impulsi sono quelli che gli studiosi chiamano estinzioni di massa.

Per essere classificata come estinzione di massa, almeno il 75% di tutte le specie presenti sul pianeta deve scomparire entro un intervallo di tempo inferiore a 2,8 milioni di anni, che dal punto di vista geologico è un periodo molto breve. Secondo questo criterio, nella storia geologica della Terra si sono verificate cinque estinzioni di massa principali, più altre minori. Per capire se ci troviamo o meno nel bel mezzo della sesta, dobbiamo calcolare l’attuale tasso di estinzione.

Il tasso di estinzione di fondo è il tasso normale di scomparsa delle specie, cioè il livello di estinzione “fisiologico” sempre presente in un ambiente. Sulla base dei resti fossili la vita media di una specie si aggira intorno a 1-10 milioni di anni. Quindi, su un milione di specie, il tasso di estinzione di fondo è di circa 0,1-1 specie all’anno. Poiché il dato fossile è incompleto, possiamo considerare mediamente un’estinzione all’anno per ogni milione di specie.

Secondo le stime degli esperti, anche quelli più prudenti, il numero di estinzioni osservate nell’era moderna è da 10 a 10.000 volte superiore al tasso di fondo, quindi ben all’interno dei limiti previsti per essere classificata come estinzione di massa. Inoltre, a causa della perdita degli ecosistemi, dell’inquinamento e del cambiamento climatico, questo tasso di estinzione nel futuro non potrà che accelerare, compromettendo seriamente la disponibilità di risorse naturali utili per l’uomo.

 

Attività da proporre alla classe

Qualcuno potrebbe dire che, finché sopravvivono le specie che forniscono risorse alle società moderne, non c’è motivo di considerare l’estinzione un problema. I dati suggeriscono invece il contrario: la perdita di specie, infatti, erode anche i servizi che la biodiversità ci fornisce. Ciascun allievo/a faccia una ricerca sulle conseguenze negative che gli esseri umani potrebbero subire nei prossimi anni a causa della perdita di biodiversità. Dividetevi poi in gruppi: ogni gruppo si occuperà di un aspetto e dovrà creare uno slogan e un poster (con Canva, Snappa, VistaCreate o un altro software di grafica gratuito) che sproni le persone ad agire attivamente per mitigare questi effetti.