Quando la qualità dell’aria soffia via la creatività

di Ylenia Nicolini

  • Materie coinvolte: Biologia

Quando la qualità dell’aria soffia via la creatività

Associare la qualità dell’aria degli ambienti chiusi a malattie respiratorie non è errato, come abbiamo appreso dalla recente pandemia da COVID-19. Ma quale effetto potrebbe avere l’aria che respiriamo su processi mentali come la creatività? I ricercatori Arikrishnan, Roberts e colleghi dell’Università di Singapore hanno provato a rispondere a questa domanda in un recente studio pubblicato su Scientific Reports.

Con il termine creatività ci si riferisce alla capacità di usare le proprie conoscenze in modo creativo, vale a dire non convenzionale, per condurre e portare a termine un certo compito. È la scienza stessa a sottolineare quanto l’ambiente naturale, piuttosto che quello artificiale, favorisca lo sviluppo del potenziale creativo di ognuno di noi. Inoltre, se da un lato la vena creativa dipende dagli oggetti presenti nel luogo in cui ci troviamo, dall’altro essa è influenzata dalla temperatura, dall’illuminazione, dai rumori presenti in quell’ambiente stesso. Ma quale effetto potrebbe avere la qualità dell’aria del luogo in cui si attua la propria performance?

Il gruppo di ricerca di Arikrishnan si è appunto chiesto se il diossido di carbonio, il materiale particolato (PM2,5) e i composti organici volatili (VOC) presenti negli ambienti chiusi e rilasciati da mobili, dipinti, tappeti e prodotti per la casa come detergenti, pesticidi o deodoranti per ambienti possano influenzare la mente e le capacità creative degli individui.

Per valutare e quantificare il potenziale creativo degli studenti (laureandi e laureati) coinvolti nell’esperimento, gli scienziati hanno sviluppato il metodo Serious Brick Play, adattandolo dal LEGO® SERIOUS PLAY®, una metodologia volta a sviluppare il pensiero, la collaborazione e la risoluzione di problemi complessi utilizzando i mattoncini LEGO. Durante il task, a ciascun partecipante veniva proposta una sfida a cui rispondere costruendo un modello con i mattoncini LEGO e fornendone una descrizione scritta. Nella fase successiva, sulla base di linee guida precedentemente stabilite, gli esaminatori procedevano ad assegnare a ciascun individuo un punteggio di creatività (Figura 1).
From: Experimental study on the impact of indoor air quality on creativity by Serious Brick Play method

Figura 1. Esempi di costruzioni che, sulla base delle linee guida di riferimento, hanno ottenuto il maggiore (a sinistra) e minore (a destra) punteggio.

Durante le sessioni di sfida, i ricercatori avevano la possibilità di modificare la qualità dell’aria delle postazioni di lavoro utilizzando varie combinazioni di filtri dell’aria: sulla base del filtro utilizzato, l’aria era più o meno “purificata” rispetto alla presenza di diossido di carbonio, PM2,5 e VOC.

Secondo i dati raccolti, i partecipanti ottenevano punteggi di creatività inferiori in presenza di quantità più elevate di VOC: riducendo del 72% i livelli di VOC presenti nell’aria della stanza sperimentale, il potenziale creativo degli studenti coinvolti aumentava del 12%.

Seppur non sia stata trovata una correlazione tra creatività e livelli di PM2,5 e diossido di carbonio, i risultati di questo studio mostrano come il potenziale creativo possa essere influenzato dai composti organici volatili presenti negli ambienti di lavoro. Un’evidenza che apre la strada a molteplici interrogativi: fino a che punto l’utilizzo di diffusori di aromi o la presenza di altri tipi di VOC potrebbe impattare la produttività degli impiegati in un ambiente di lavoro? In che modo, assicurando una ventilazione adeguata, si potrebbe migliorare il rendimento dei propri dipendenti? Oppure: in che modo i composti organici volatili possono influenzare l’attività encefalica? Dato che il metodo usato in questo esperimento non ha consentito di investigare in maniera diretta i processi creativi, ulteriori studi condotti mediante altre tecniche di indagine (come l’elettroencefalografia) consentiranno di determinare il meccanismo specifico che lega la presenza di inquinanti al potenziale creativo.

 

Attività da proporre alla classe

Gli scienziati coinvolti in questo esperimento si propongono, in ulteriori studi, di analizzare l’attività cerebrale dei partecipanti durante una sessione di Serious Brick Play mediante tecniche di indagine che consentano di misurare direttamente l’attività encefalica. Di quali tecniche si tratta? Effettua una ricerca in Internet e prepara una presentazione multimediale che illustri le principali metodologie di indagine dell’attività cerebrale. Come spunto da cui partire, puoi consultare questo link.

 

Bibliografia