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Anche lo sport dà luogo a una lingua speciale piena di parole nuove; l’Italia, del resto, è il Paese con il numero maggiore di giornali sportivi. La terminologia legata agli sport è quasi tutta di provenienza inglese, a cominciare dal secondo Ottocento, e poi, dal secondo dopoguerra, americana, perché in Inghilterra e negli Stati Uniti gli sport sono nati (con l’eccezione del ciclismo che è di origine francese). Molte voci sono state sostituite dalle corrispondenti italiane, in particolare durante il fascismo (che comunque risparmiò sport e tennis). La lotta ai forestierismi, infatti, dette anche risultati positivi e durevoli. Questo è accaduto per il gioco del calcio, in cui però spesso il termine inglese convive con quello italiano: football / calcio, goal / rete, corner / calcio d’angolo. Lo stesso, più o meno, può dirsi del tennis, che ha permesso la formazione di nuove parole via via che, grazie alla trasmissione televisiva dei campionati, è diventato più popolare. Così non si dice più back, ma rovescio, incontro e match sono diffusi allo stesso modo, mentre set, ciascuna delle parti in cui si divide la partita, è rimasto nella forma originale. Per lo stesso motivo, pugilato e pugile hanno sostituito boxe e boxeur. La brevità, la tendenza a usare l’inglese e il fatto che si tratta di sport meno comuni nel nostro Paese, fanno sì che negli ultimi anni si tenda a dire volley più di pallavolo e basket più di pallacanestro. Il linguaggio ciclistico, invece, non solo si è italianizzato del tutto (quindi si dice scalatore e non grimpeur), ma ha anche dato vita a creazioni nuove, come fuga (l’azione di uno o più corridori che acquistano vantaggio sugli altri), gruppo (insieme compatto dei concorrenti durante la corsa), cotta (improvviso cedimento delle forze che colpisce un atleta).

Un discorso a parte merita il linguaggio dei giornali sportivi, vera e propria fucina di neologismi. Negli articoli che vi compaiono troviamo spesso la creazione di verbi della prima coniugazione da radici di parole straniere, ad esempio crossare, eseguire un cross (< ingl. cross, «croce», lat. crux crucis), che indica un colpo particolare nel tennis, nel calcio e nel pugilato; dribblare (< ingl. dribbling, to dribble, «gocciolare»), che vuol dire eludere l’avversario con un abile palleggio.

Ci sono poi le parole create seguendo tendenze affermate anche in altri settori della lingua. Così, usando i prefissoidi, abbiamo avuto agli inizi del Novecento parole come auto(gol) e fuori(classe), coi suffissi –ista e–ata si è dato vita a discesista (1935) e più di recente a sforbiciata (1960), rapido movimento a forbice delle gambe. L’esigenza di brevità è fonte di frequenti ellissi, come in amichevole (partita amichevole) o azzurri (gli atleti italiani che indossano una maglia azzurra).

 
 
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