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Politici e giornalisti
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Il linguaggio della politica non è, secondo Beccaria, né speciale, né tecnico, ma attinge a vari campi. Sentiamo politici e sindacalisti usare spesso termini burocratici, quando ad esempio, affrontando il problema dei lavoratori, dicono che devono essere incentivati, cioè «stimolati con premi» perché rendano di più, e, se il loro numero è in eccedenza, che sono in esubero. Fare politica vuol dire misurarsi continuamente con l’economia: da qui parole come stagnazione (< ingl. stagnation), che indica un accentuato rallentamento dell’attività di sviluppo economico; una tantum (< it. una volta e lat. tantum, «soltanto»), pagamento straordinario che basta fare una volta sola; fiscalizzare (< agg. fiscale, derivato dal lat. fiscus, cassa dello Stato, con il suff. –izzare, 1970), attribuire al fisco oneri che prima gravavano sui privati; fiscal drag (in inglese, «drenaggio fiscale», 1981), prelievo dalle tasche del contribuente che aumenta in base all’inflazione. Si tratta di voci dell’economia che il cittadino impara soprattutto leggendo le rubriche specializzate dei giornali.

Un’altra fonte è la lingua comune, come si può vedere nelle espressioni convergenza, l’accordo che impegna due partiti a una linea programmatica comune, o arco costituzionale, che indica l’insieme dei partiti che parteciparono alla stesura della Costituzione del 1948. Una caratteristica è l’impiego di metafore, molte delle quali sono tratte dalla medicina. Ad esempio terapia (< gr. therapeía, «cura») la troviamo in frasi del tipo «contro l’inflazione occorre una terapia d’urto», e diagnosi (< gr. diágnosis, «valutazione»), normalmente usata in «fare la diagnosi della situazione politica». Per questa tendenza all’interscambiabilità dei vari linguaggi settoriali, la metafora sportiva del sorpasso indica il superamento del partito avversario. La cinghia di trasmissione, elemento che serve a trasmettere il moto da una puleggia all’altra, diventa nel gioco delle alleanze l’intermediario tra due o più persone. Spesso la politica si serve di «parole-macedonia» (costituite da sillabe di varie parole) come cattocomunista, coniata nel 1979 per indicare chi sostiene di poter conciliare il Cattolicesimo col Comunismo. Dietrologia (comp. di dietro e –logia, 1974) è un neologismo ironico e polemico che significa «ricerca, nell’analisi dei fatti, di quanto sta dietro» e quindi dei motivi veri. E certo è un termine che rende molto bene la situazione della politica italiana sempre poco chiara nelle sue motivazioni. Il suffisso –ismo, tra le altre infinite formazioni, ha reso possibile nel 1962, quando sono cominciati i governi di centro-sinistra, anche aperturismo, che vuol dire «disposizione a intendersi con gruppi politici di diverso orientamento»: un atteggiamento non lontano dal vecchio trasformismo ottocentesco.

 
 
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