La norma non c'è più
L'italiano in pericolo
Travajé o fatighé?
Politici e giornalisti
Maestra TV
Che gonzo quel metallaro
Le parole
Politici e giornalisti
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Nel corso degli anni Novanta si registra un cambiamento. I motivi sono vari, proviamo a riassumerli:

1) il tramonto delle ideologie e la crisi dei partiti tradizionali hanno favorito la nascita di innumerevoli schieramenti politici; i politici sembrano impegnati in un perenne colloquio a distanza fuori dalle sedi deputate, attraverso i mass media;

2) la televisione è diventata l’assoluta protagonista della propaganda elettorale, che ha assunto sempre più l’aspetto di una conversazione familiare con gli elettori, e che si serve ormai ampiamente dei modi e delle strategie pubblicitarie.

Si assiste quindi al passaggio da un certo linguaggio vuoto, burocratico, compassato, che ha prodotto espressioni quali quadro normativo, utenza potenziale, a una tendenza ai giochi di parole. Un esempio lo troviamo nell’espressione Sforza Italia che si richiama a «Forza Italia», ma con una procedura parafonica (una parola di suono simile ma con significato diverso) e con intenzione polemica, vuole sottolineare le difficoltà che incontra il movimento che fa capo a Berlusconi.

Alcune locuzioni sono diventate il simbolo di un’epoca, come mani pulite (azione della magistratura contro i reati di concussione), tangentopoli (scandalo delle tangenti e il mondo che vi è implicato). L’esigenza della stabilità politica crea varie espressioni, come governo delle regole, anche se la situazione resta sempre difficile a causa di un improvviso ribaltone (cambiamento nelle alleanze politiche) o di qualche inciucio (compromesso poco trasparente, 1995), nonostante la pratica della desistenza (rinuncia a presentare un proprio candidato per favorire una forza politica alleata).

Un capitolo a parte è costituito dai latinismi, tra i quali spicca par condicio, la condizione di parità tra soggetti politici e culturali a essere rappresentati dai mezzi di comunicazione di massa.

Il politologo Giovanni Sartori chiama ironicamente Mattarellum (da Sergio Mattarella, estensore della legge) la legge di riforma elettorale del 1993 che prevede un sistema misto maggioritario ma con correzione proporzionale.

Il linguaggio dei politici, come si vede, coincide sempre più con quello giornalistico. È difficile stabilire se siano stati coniati dai giornali bustarella e pentitismo, due concetti ben radicati nella vita italiana, mentre si può essere sicuri per esamificio, detto dell’Università, o per gambizzare, sparare alle gambe come atto terroristico. Palazzo, equivalente negativo del potere, si deve a Pasolini, ma poi è diventato un termine giornalistico di uso corrente.

 
 
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