Resistenza antimicrobica: un’emergenza da circolo vizioso
di Nicole Ticchi
- Obiettivo primario: Salute e benessere
- Materia: Biologia
Cosa sono gli antimicrobici?
Prima della scoperta degli antibiotici, migliaia di persone morivano per malattie batteriche, anche in caso di infezioni lievi o superficiali. La scienza ha fatto passi da gigante e dal secolo scorso sono stati studiati e prodotti numerosi nuovi antibiotici, sempre più specifici. Purtroppo, però, questo progresso ha subito un rallentamento drastico negli ultimi vent’anni: trovare antibiotici nuovi che siano efficaci verso i batteri che attualmente sono presenti sul nostro pianeta sta diventando sempre più difficile. E questo non vale solo per gli antibiotici, ma anche per gli altri microrganismi.
Cosa è successo?
Dalla scoperta degli antibiotici, le morti per infezione sono diminuite ma, allo stesso tempo, sempre più batteri hanno sviluppato meccanismi intelligenti di resistenza per superare i loro effetti e non sono ora più suscettibili. A volte sembra proprio che non si accorgano nemmeno di essere circondati da antibiotici.
La resistenza antimicrobica si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti cambiano nel tempo: ciò significa che smettono di rispondere ai farmaci, rendendo le infezioni più difficili da trattare e aumentando così il rischio di diffusione di malattie gravi e di morte.
Ci sono diversi modi in cui i germi possono impedire l’azione dei farmaci su di essi. Ci sono casi in cui i microrganismi sono naturalmente resistenti a determinati antibiotici; ma lo scenario peggiore, che costituisce una minaccia preoccupante, è la situazione in cui i batteri che normalmente sono suscettibili agli antibiotici diventano resistenti. Questo può avvenire come conseguenza di cambiamenti genetici: sopravvivono in presenza dell'antibiotico e quindi continuano a moltiplicarsi nonostante la sua presenza. Questi microrganismi, in particolare se batteri, sono chiamati superbatteri. Uno dei più temuti, responsabile soprattutto di una grande percentuale delle infezioni ospedaliere, è lo Staphylococcus aureus meticillino-resistente, chiamato Mrsa. Un batterio presente sulla cute e sulle membrane mucose nel 20-30% dei soggetti sani, che il più delle volte è innocuo ma può causare infezioni della pelle e delle ferite e talvolta più gravi. Accade sempre più spesso che alcuni ceppi di S. aureus sviluppino resistenza agli antibiotici come la penicillina, di solito utilizzati per curare le infezioni. La versione resistente, quindi, si trasmette all’uomo per contatto diretto con la persona infetta, con strumenti medici e con apparecchiature medicali.
Lo scenario attuale è molto allarmante. Si calcola che le malattie infettive che mostrano resistenza ai farmaci causano già circa 700.000 decessi all'anno a livello globale, una cifra che potrebbe aumentare a 10 milioni di decessi entro il 2050. L’aspetto più preoccupante è che uno degli ambienti in cui questo fenomeno si verifica maggiormente è rappresentato dagli ospedali: è qui, infatti, che continuano a svilupparsi alcuni dei superbatteri più preoccupanti, causando morti per cause diverse in pazienti che sono stati ricoverati o operati per altre cause.
Come siamo arrivati a questo punto?
L’utilizzo degli antibiotici è molto diffuso e per tanto, troppo tempo, non è stato adeguatamente gestito. Prendere un antibiotico, ad esempio, per infezioni virali o da altri parassiti, oltre ad essere inutile, sottopone i batteri presenti alla possibilità di andare incontro a resistenza. L’uso scorretto e l’abuso sono quindi nel top list delle cause alla base della resistenza antimicrobica. Ma non è tutto. Quando assumiamo un farmaco, una parte di esso viene eliminata dal corpo senza subire trasformazioni della struttura: questa porzione finisce nelle acque di scarico delle nostre case e viene immessa nell’ambiente. Nei paesi in cui la disponibilità di acqua dolce è abbondante e le tecnologie per la purificazione delle acque di uso urbano sono avanzate, le concentrazioni finali di antibiotici non sono molto elevate, anche se il fenomeno della resistenza è presente in tutto il mondo. Ci sono zone geografiche dove, a causa delle ridotte quantità di acqua e dell’impossibilità di depurare le acque rende la concentrazione di farmaci antimicrobici decisamente più elevata. Questo risulta problematico quando queste acque vengono usate, ad esempio, per irrigare coltivazioni, abbeverare il bestiame o per altri utilizzi, ma la permanenza a lungo termine può nuocere anche alla fauna e alla flora presenti nei corsi d’acqua interessati.
Stessa cosa vale per gli animali, soprattutto quelli da allevamento, ai quali vengono somministrate grandi quantità di antibiotici (soprattutto se si tratta di animali voluminosi) che finiscono, alla fine del processo di eliminazione, nell’ambiente.
Un altro aspetto importante è quello della produzione stessa degli antibiotici, che avviene prevalentemente in alcune zone del mondo come India e Cina. Sono numerose, qui, le zone che hanno visto crescere a dismisura l’inquinamento ambientale intorno ai siti produttivi: i lavaggi degli impianti e le acque di scarico immettono nell’ambiente quantitativi di farmaci che superano di molto i limiti che consideriamo accettabili per la salute umana e dell’ambiente.
Il fenomeno della resistenza antimicrobica è un esempio molto calzante di come la salute debba essere considerata circolare: un uso scorretto e massiccio degli antibiotici, soprattutto quando non servono a curare le nostre malattie, porta a danneggiare la salute ambientale ed animale, creando una contaminazione generale e una resistenza che, a sua volta, nuoce alla nostra salute. Si innesca quindi un circolo vizioso da cui è faticoso uscire se non con misure molto drastiche; purtroppo, però, non è semplice metterle in atto ovunque e con prontezza. Le istituzioni che si occupano della tutela della salute a livello internazionale, locale e regionale puntano da diversi anni a sensibilizzare medici e cittadini ad un uso corretto dei farmaci. Ci sono linee guida per chi si occupa di sanità, per chi deve mettere in atto azioni politiche e per i governi. Ma ci sono altre azioni che possiamo svolgere anche nella quotidianità e che riguardano, ad esempio il nostro rapporto con il cibo e con gli animali.
Eccone alcuni:
- Usa gli antibiotici in modo appropriato: chiedi al tuo medico o veterinario il trattamento migliore da usare quando tu, la tua famiglia o il tuo animale siete malati.
- Lava le mani: tenere le mani pulite è uno dei modi migliori per prevenire le infezioni, evitare di ammalarsi e prevenire la diffusione di germi.
- Una risorsa utile: i vaccini sono un passo importante per prevenire le infezioni, tra cui le infezioni resistenti.
- Prepara il cibo in modo sicuro: per evitare infezioni di origine alimentare, pulisci le tue mani, gli utensili da cucina e le superfici; separare la carne cruda dagli altri alimenti, cucina gli alimenti a temperature sicure e gestisci gli avanzi e i cibi freschi mettendoli subito in frigo
- Attenzione agli animali: lavati sempre le mani dopo aver toccato, nutrito o esserti preso cura degli animali e mantienili in salute.
- Fai attenzione al tuo stato di salute: se un’infezione non viene fermata adeguatamente, può portare a complicazioni aggiuntive e a emergenze pericolose.
- Proteggi la tua salute quando viaggi all'estero: è importante, ad esempio, sapere quali vaccinazioni sono necessarie, controllare gli avvisi sanitari del paese in cui vai, consumare cibi e bevande sicuri.
Fonte:
https://www.cdc.gov/drugresistance/protect-yourself-family.html
Attività
Fai una ricerca sulla resistenza agli antibiotici cercando di individuare i nomi dei ceppi che oggi rappresentano le minacce più gravi.
Ora prova a immaginare una campagna di sensibilizzazione sui social media come Instagram o TikTok per comunicare a più persone possibili l’importanza di questo problema, partendo da 4 domande principali: cosa vuoi comunicare, perché, come e a chi.