Quanto pesa uno smartphone? Numeri, danni e diritti di un mondo digitale

di Camilla Tuccillo

  • Obiettivo Primario: 10 - Ridurre le diseguaglianze
  • Obiettivo Secondario: 12 - Consumo e produzioni responsabili
  • Materia: Educazione civica, Scienze della Terra

Quanto pesa uno smartphone? Numeri, danni e diritti di un mondo digitale

Anche se non lo vediamo – o forse proprio perché non lo vediamo – i nostri dispositivi elettrici ed elettronici hanno un grande, grandissimo impatto sull’ambiente. Questo dipende non solo dall'energia che consumano quando li usiamo, ma anche dal modo in cui vengono prodotti.

Secondo il report Coolproducts Don’t Cost The Earth, redatto nel 2019 dall’European Environmental Bureau, nel caso dei cellulari la fase di non-uso è responsabile del 72% dell’impatto ambientale dell’intero ciclo vitale. Per compensare tale impatto, la loro vita dovrebbe durare da un minimo di 25 a un massimo di 232 anni; i dati invece dimostrano che la durata effettiva sia, in media, di soli 3 anni.

 
Come è possibile giustificare questi numeri? La produzione degli apparecchi che ormai fanno parte della nostra quotidianità si basa su attività ad alto consumo energetico: la più dispendiosa è senz’altro l’estrazione delle risorse che li compongono. Gli smartphone possono contenere fino a 70 dei circa 120 elementi chimici della tavola periodica (ne sono esempio il rame, l’alluminio, il ferro, il silicio, il cobalto, il tantalio, il rodio e l’iridio): la maggior parte viene estratta con tecniche inefficienti, con conseguente spreco di energia, acqua e minerali, e in Paesi dove la regolamentazione a tutela dell’ambiente è carente o del tutto assente.

Considerando che nell’ultimo decennio sono stati venduti ogni anno circa un miliardo e mezzo di cellulari in tutto il mondo, il loro peso sul pianeta è ben più gravoso di quello che portiamo in tasca ogni giorno. Alcune delle strategie messe in atto per far fronte a questo problema si basano sul principio di allungare la vita dei dispositivi e dei materiali che li compongono.

A discapito della cosiddetta obsolescenza programmata (che consiste nella progettazione di apparecchiature che smettono di funzionare o di supportare gli aggiornamenti dopo pochi anni), tra i consumatori sta diventando sempre più comune la volontà di poter riparare facilmente i propri beni. Il Right to Repair, nato come un movimento dal basso, nel marzo del 2023 è diventato una proposta di direttiva della Commissione Europea. Alcune delle misure previste sono:

  • il diritto dei consumatori di richiedere la riparazione ai produttori,

  • l'obbligo dei produttori di informare i consumatori sui prodotti che possono riparare autonomamente,

  • la creazione di una piattaforma online che metta in contatto consumatori e riparatori geograficamente vicini.


La riparazione è uno strumento fondamentale per porre fine al modello “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”, così dannoso per il nostro pianeta ma anche per la nostra salute e la nostra economia, e rendere finalmente visibili le ingiustizie che spesso inconsapevolmente alimentiamo.

 

Attività da proporre alla classe

Oltre ad avere un forte impatto ambientale, i dispositivi elettrici ed elettronici hanno gravi ripercussioni sociali. Come detto nel testo, in molti casi l’estrazione delle materie prime avviene in paesi poveri, dove i lavoratori non godono di tutele né di diritti. Un caso famoso è quello del Coltan, una roccia da cui si estraggono elementi indispensabili in molti dispositivi digitali, smartphone inclusi.

Lavorando in gruppi di tre/quattro fate una ricerca per approfondire la storia del Coltan e poi approfondite un altro strumento molto importante per poter alleggerire la pressione ambientale e umana della tecnologia: l’urban mining. Preparate un breve video in cui raccontate quanto scoperto.

 

Bibliografia e sitografia