Il mondo nel 2100 è ancora da scrivere... e da raccontare!

di Camilla Tuccillo
  • Obiettivo Primario: 13 - Lotta contro il cambiamento climatico
  • Obiettivo Secondario: 10 - Ridurre le diseguaglianze

Il mondo nel 2100 è ancora da scrivere... e da raccontare!

Chiudete gli occhi e immaginate che davanti a voi ci sia una porta sul futuro. Varcando quella porta vi ritroverete verso la fine del XXI secolo. Il mondo che incontrerete si nasconde tra uno di questi:

  • un mondo caratterizzato da una crescita sostenibile e da uguaglianza;

  • un mondo dove non è cambiato molto rispetto all’inizio del secolo;

  • un mondo frammentato da “neo-nazionalismi” e conflitti regionali;

  • un mondo con disuguaglianze sempre crescenti;

  • un mondo senza limiti nella produzione economica e nell’uso dell’energia.

 

Questi cinque scenari rappresentano i cosiddetti Percorsi Socioeconomici CondivisiShared Socioeconomic Pathways (SSP) – utilizzati dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite per descrivere i cinque possibili futuri climatici a cui possiamo andare incontro. Saranno le scelte economiche e politiche fatte dai governi negli anni a venire, infatti, a determinare i livelli di emissione di gas serra nell’atmosfera e il conseguente aumento di temperatura media globale. Per non vivere in un mondo “peggiore” di quello attuale dovrebbero essere messe in atto soluzioni che mantengano la temperatura al di sotto dei 2°C entro il 2100 – oggi siamo a quota +1,4°C rispetto all’epoca pre-industriale, di cui 0,7°C solo durante il XX secolo.

L’IPCC non ha stimato le probabilità degli scenari proprio perché la storia, compresa quella del clima, è ancora da scrivere e sono gli scenari stessi a poterla indirizzare. Essi infatti “portano il futuro nel presente”, come dice Massimo Tavoli, direttore dell’Istituto Europeo di Economia e Ambiente. Fornendoci immagini alternative di società, salute, benessere, energia, tecnologie e molti altri aspetti del quotidiano, ci mostrano nell’immediato cosa è desiderabile e cosa non lo è per la vita delle persone e ci spingono a lavorare per realizzarlo o scongiurarlo.

Le visioni hanno un potere immenso nell’ispirare e nel motivare gli individui e così pure le narrazioni, che, secondo un piccolo dizionario del cambiamento climatico pubblicato sul New Yorker, sono proprio “storie socialmente costruite che danno un senso agli eventi e una direzione all’azione umana”.

Oltre a produrre dati, report, diagrammi e previsioni per provare a indurre un cambiamento, attraverso gli scenari dei cinque futuri possibili l’IPCC ci affida lo strumento più importante di tutti: l’opportunità di farci delle domande. Com’è il mondo in cui vogliamo vivere? Qual è la visione in cui vogliamo credere? In quanto abitanti della Terra – parte integrante della società, desiderosi di salute e benessere, utenti di energia e tecnologie e molti altri aspetti del quotidiano – abbiamo tutti e tutte lo stesso diritto di raccontare una storia, di immaginare il futuro che desideriamo e di provare a realizzarlo.

 

Attività da proporre in classe

Leggete la definizione completa di narrazioni del piccolo dizionario del cambiamento climatico pubblicato sul New Yorker e focalizzatevi sull’effetto autoavverante delle storie: “Le storie positive possono anche realizzarsi. Le persone che credono in un futuro migliore hanno maggiori probabilità di impegnarsi per realizzarlo.”

Provate a ragionare sul senso di queste affermazioni e poi fate un esperimento: dividete la classe in due, il primo gruppo dovrà inventare la storia di come l’umanità ha raggiunto il primo scenario dell’IPCC e il secondo la storia di come l’umanità ha raggiunto il quinto futuro possibile. Strutturate dei racconti che durino 10 minuti al massimo ed esponete le storie al resto della classe; quindi ragionate su come vi hanno fatto sentire: la prima ha generato in voi voglia di agire? la seconda vi ha fatto provare un senso di rassegnazione?

 

Bibliografia e sitografia