La guerra nella storia

A cura di Roberto Roveda

Nella notte dei tempi…

La guerra accompagna le vicende umane fin da tempi immemorabili. Non a caso tra gli oggetti più antichi realizzati dagli esseri umani vi sono mazze, lance, clave, archi e frecce che sicuramente non servivano solo per la caccia. Sono stati, inoltre, ritrovati diversi siti risalenti all’epoca preistorica in cui sono presenti tombe oppure fosse comuni con scheletri – di uomini, donne, bambini – evidentemente uccisi in maniera violenta. I nostri progenitori, quando erano ancora cacciatori-raccoglitori nomadi, combattevano probabilmente per evitare che altri clan si insediassero nel loro territorio sottraendo risorse necessarie alla sopravvivenza oppure cercavano di strappare ad altri il necessario per vivere.

 

La casta dei guerrieri

Le attività belliche dei nostri antenati diventarono più frequenti con il passaggio alla vita stanziale e alle attività agricole e di allevamento. Le comunità umane si trovarono a dover difendere i loro villaggi, i loro appezzamenti coltivati, le mandrie. Nello stesso tempo si doveva prendere il controllo di nuovi campi, di corsi d’acqua, vie di comunicazione. La gestione della guerra divenne una delle attività fondamentali all’interno di comunità umane che si stavano ingrandendo, dando vita alle prime città. In questi centri urbani più articolati e popolosi degli antichi villaggi avvenne una divisione dei compiti sempre più precisa. Ad alcuni degli abitanti venne affidato il compito di combattere: andarono così a formare i primi eserciti della storia. Data l’importanza del loro compito questi combattenti costituivano uno dei ceti sociali più importanti nelle comunità antiche. In Mesopotamia, nell’Antico Egitto, ma anche nell’India degli Arii e nella Cina antica i guerrieri erano parte del ceto dominante, se non il ceto dominante. In molti popoli come gli Assiri, i Micenei e tra le popolazioni indoeuropee il sovrano era prima di tutto un capo militare e doveva il suo prestigio proprio al suo coraggio e alla sua abilità nel condurre i suoi compagni in battaglia.

 

La centralità della guerra

La guerra era l’attività per eccellenza dei popoli antichi come ci testimonia anche uno dei grandi miti su cui si fonda la civiltà occidentale: il racconto di Omero delle vicende della guerra di Troia. Nel racconto omerico, non a caso, sono i guerrieri al centro della storia e a fare la storia. Le vicende dei popoli più antichi sono quindi un susseguirsi di battaglie come quella di Qadesh tra Egizi ed Hittiti, di eserciti, di sovrani-condottieri come il re assiro Assurbanipal e il faraone Amenofi III, di armi sempre più evolute. Il progresso tecnologico nel mondo antico era profondamente legato alle esigenze dell’attività bellica. La pietra delle prime mazze e clave lasciò il posto ai metalli, a mano a mano sempre più resistenti. Le prime armi in rame furono spazzate via da quelle in bronzo che a loro volta non poterono resistere al ferro e ai primi esempi di armi in acciaio. Sempre per la guerra venne probabilmente addomesticato il cavallo, che trainava i carri in battaglia, e l’elefante, che veniva usato per terrorizzare i nemici e per scompigliare gli schieramenti avversari. Gli Assiri misero a punto le prime macchine da assedio: torri con cui superare le mura avversarie e arieti con cui sfondare le porte fortificate. In epoca ellenistica furono messe a punto le grandi armi da lancio dell’antichità come catapulte e balliste, con cui gettare massi e olio incandescente contro di nemici. Anche le navi erano scese in battaglia, spinte da rematori che le lanciavano a tutta velocità contro le imbarcazioni avversarie, così che il rostro (la prua in metallo delle navi antiche) sfasciasse il fasciame dei nemici.

 

I grandi imperi guerrieri

La Macedonia di Filippo II e di Alessandro Magno, i regni ellenistici e poi ancora di più i Romani basarono la loro potenza su eserciti enormi per l’epoca, disciplinati e addestrati, in cui ogni soldato aveva una propria specializzazione (fanteria, cavalleria). Allo stesso tempo per questi regni e imperi la guerra era un’attività economica fondamentale perché serviva per conquistare ricchezze, territori, schiavi. Le vittorie inoltre spaventavano i nemici, esterni ed interni. Nel mondo romano la guerra era un modo per fare carriera, per diventare potenti a Roma e garantirsi il primato, cioè l’impero.

L’importanza della guerra all’interno della società non mutò con l’arrivo delle popolazioni germaniche in Occidente (il termine “guerra” deriva proprio da una parola usata dai Germani) e neppure con l’avvento degli Arabi, nell’Alto Medioevo. Tutti questi popoli si fecero strada sul palcoscenico della storia grazie all’abilità in battaglia dei loro guerrieri. Poi naturalmente per mantenere regni e imperi ci volevano amministratori, legislatori, anche pensatori. Come si può leggere anche nella Bibbia: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra”. Ma prima di quel momento, che forse non è ancora veramente arrivato, la parola era alle armi.