L’IA e le nuove sfide economiche e sociali

Le premesse dei futuri equilibri

di Laura Piatti, ottobre 2023

L’Intelligenza artificiale è al centro di una sfida tra grandi aziende multinazionali e tra potenze globali. Si tratta di una sfida che deciderà molti equilibri futuri, non solo in ambito economico, e inciderà sulla vita di tutti noi.


L'autore: Laura Patti è professore affiliato della Facoltà di Economia e Statistica, Università di Torino, e dirigente del Gruppo Intesa Sanpaolo. Ha lavorato in ambito finanziario presso Autorità di vigilanza, Istituzioni e Intermediari.

 

Premessa

In un articolo comparso recentemente sulla stampa internazionale, si cita un noto signore cinquantenne che ha già vissuto un’importante rivoluzione nella sua vita professionale e personale: circa venticinque anni or sono ha trasformato, con alcuni suoi compagni di studi, un’idea geniale in una multinazionale di portata globale: Google. Questo signore si chiama Guido Appenzeller, intervistato da Der Spiegel (2023).


Da allora si è mantenuto sempre all’avanguardia nello sviluppo di nuove idee imprenditoriali e manageriali. Ha osservato (e anche vissuto!) «tante tendenze ad andare e venire, tanti sogni infranti, miliardi su miliardi di dollari spesso bruciati, migliaia di dollari guadagnati». Nulla, tuttavia, l’avrebbe mai portato a pensare che Google potesse essere superato da una nuova sfida di pari portata. Da qualche tempo, le opinioni di questo signore sono cambiate. Questa volta si tratta di una rivoluzione a due sole lettere: IA, Intelligenza Artificiale (di seguito la chiameremo con il suo acronimo, ma spesso troverete anche l’acronimo AI – Artificial Intelligence – dall’inglese). E questa volta Google non ha preso l’iniziativa, ma si deve difendere!


Questo aneddoto ci spiega con immediatezza come il contesto all’interno del quale si sviluppa l’IA e si sviluppano le sfide al suo contorno è in primo luogo il piano economico. Da questo piano, sappiamo che si creano conseguenze dirette sulla società e sulla vita delle persone che le compongono.


 

Che cosa s’intende per “intelligenza artificiale”

L’IA è l’abilità di una macchina di mostrare “capacità umane” quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Essa studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono di progettare macchine e sistemi di programmi atti a fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che normalmente sembrerebbero di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.


Concretamente, oggi ritroviamo l’IA in programmi (assistenti virtuali, software di analisi di immagini, motori di ricerca, sistemi di riconoscimento facciale e vocale), ma altresì in forme “incorporate”: robot, veicoli autonomi, droni.


Suo scopo non è quello di replicare l’intelligenza umana, bensì di riprodurne o emularne alcune funzioni. Essa consente a processi e a sistemi di capire l’ambiente in cui operano, mettersi in relazione con ciò che percepiscono, modificare soluzioni nel tempo e adattarle in tempo reale a circostanze che mutano.


Quando si parla di storia dell’IA si fa riferimento normalmente all’avvento dei primi calcolatori elettronici. Alcuni tipi di IA esistono da più di 50 anni, ma i progressi nella potenza dei computer, la disponibilità di enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno portato a grandi balzi in avanti nella tecnologia, in particolare negli ultimi anni. Se il computer più classico riceve i dati, li processa e poi “risponde”, i sistemi di IA sono capaci di adattare il proprio comportamento, analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando in autonomia.


 

Esempi pratici di Intelligenza Artificiale

Ci sono tante applicazioni che già utilizzano l’IA e tantissimi possibili sviluppi che sono in corso o ritenuti promettenti e futuribili.




  • Shopping in rete e ricerche online L’intelligenza artificiale è usata per fornire suggerimenti basati, ad esempio, su acquisti precedenti, su ricerche e su altri comportamenti registrati online. I motori di ricerca imparano da un grande numero di dati, forniti dagli utenti, per offrire i risultati di ricerca pertinenti.

  • Assistenti digitali personali I telefoni cellulari usano l’intelligenza artificiale per offrire prodotti via via più personalizzati. Gli assistenti virtuali rispondono alle domande, forniscono suggerimenti e aiutano a organizzare l’agenda dei possessori di smartphone. A livello più avanzato, la finanza, attraverso la cosiddetta Fintech, utilizza software e sistemi che sono in grado di comprendere le esigenze finanziarie di singoli risparmiatori e di gestire coerentemente i loro patrimoni.

  • Case, città e infrastrutture intelligenti I termostati intelligenti imparano i nostri comportamenti e ottimizzano il consumo energetico. l’IA può servire nelle città per migliorare la viabilità e ridurre gli ingorghi.

  • Veicoli e navigatori Anche se le auto a guida autonoma solo ancora rare, le automobili che guidiamo hanno già alcune funzioni di sicurezza che usano l’IA. L’UE ha ad esempio contribuito a finanziare un progetto per sensori che individuano possibili situazioni pericolose e incidenti. La geo-navigazione in gran parte dipende dall’IA.

  • Cyber sicurezza I sistemi di IA possono aiutare a riconoscere e combattere gli attacchi e le minacce informatiche. Lo fanno imparando dal continuo flusso di dati, riconoscendo tendenze e ricostruendo come sono avvenuti gli attacchi precedenti.

  • Salute Alcuni ricercatori stanno studiando come usare l’intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati medici e scoprire corrispondenze e modelli per migliorare le diagnosi e la prevenzione. Altri ricercatori hanno sviluppato programmi per rispondere alle chiamate di emergenza e riconoscere più velocemente, rispetto a un operatore umano, un arresto cardiaco.

  • Produzione industriale e filiera agricola L’IA ovviamente è alla base di tutti i processi di robotica e di robotizzazione. Essa può essere usata per pianificare i canali di vendita o le manutenzioni. In campo agroalimentare, può essere usata per costruire un sistema alimentare sostenibile. Minimizzando l’uso di fertilizzanti, pesticidi e irrigazione, aiutando la produttività e riducendo l’impatto ambientale, può contribuire a produrre cibo più sano. Infatti, i robot possono essere usati per rimuovere le erbacce infestanti, riducendo così l’uso di diserbanti.

  • Amministrazione pubblica e servizi Usando i dati per elaborare modelli, l’IA può fornire un sistema di allerta per i disastri naturali, riconoscendone i primi segni sulla base di esperienze passate. È alla base ovviamente di tutti i processi di efficientamento e di digitalizzazione della pubblica amministrazione, che ancora, soprattutto nel nostro Paese, presenta situazioni di complessa organizzazione e di scarsa ottimizzazione dei servizi.


Per spostarci verso gli utilizzi più controversi e stravaganti di IA, andiamo verso la costa occidentale degli Stati Uniti, dove fino a poco tempo fa l’IA era un gioco per pochi “eletti”, giovani, estrosi, innovativi.


Oggi milioni di persone usano i software di IA generativa, in grado di generare immagini, pensieri, risposte, concetti. Il più famoso si chiama ChatGpt: un programma che ha scatenato un dibattito a livello internazionale sul nuovo potere delle macchine e sulla possibilità che gli esseri umani non riescano a controllarle. Ovviamente ChatGpt non ha una sua personalità né “pensa”, ma genera risposte a partire dalle informazioni che riceve. La sua caratteristica è quella di creare catene di associazioni: per esempio, quale verbo segue più spesso un certo sostantivo? Quale ingrediente viene usato più spesso in una certa ricetta?


Spostandoci su un piano più scientifico, questo tipo di IA sta alla base di macchine capaci di diagnosticare un melanoma, ossia un tumore della pelle, oppure di creare algoritmi che gestiscono il controllo della combustione nelle turbine a gas. Questi sono sicuramente casi e utilizzi che possono migliorare il nostro modo di stare al mondo e il nostro benessere.


Ciò che ha generato gli entusiasmi maggiori, tuttavia, è stata l’idea di poter mettere il proprio viso sul corpo di un supereroe e di trovarsi improvvisamente proiettati in una realtà virtuale, con una identità nuova e con poteri sovraumani. Un’azienda chiamata Open AI ha scatenato il fenomeno in questione: come valutiamo questa “opportunità”? È socialmente utile? Sicuramente ci diverte e ci consente spazi di fantasia e di evasione. Ma non può diventare anche un modo per estraniarci e allontanarci dalla realtà in cui viviamo e di cui partecipiamo?


 

Benefici e vantaggi dell’intelligenza artificiale

Da quanto abbiamo scritto emergono indubbi benefici che l’AI ha generato e ancora può generare a livello complessivo. Riprendiamoli brevemente.




  • Benefici per i cittadini L’IA può favorire una migliore assistenza sanitaria, automobili e altri sistemi di trasporto più sicuri, prodotti e servizi più economici e più resistenti. Può rendere il lavoro più sicuro, perché le attività più pericolose possono essere demandate ai robot. Può offrire nuovi posti di lavoro grazie alla crescita di nuovi mestieri, industrie e servizi. Le verifiche basate sui dati, la prevenzione degli attacchi informatici e l’accesso a informazioni di qualità possono contribuire a rafforzare la democrazia.

  • Benefici per le imprese private e pubbliche L’IA può offrire non solo nuovi prodotti, ma altresì percorsi di vendita più fluidi e ottimizzati, miglioramenti nella manutenzione dei macchinari, risparmi di energia e riutilizzo di risorse. Una stima UE prevede che entro il 2035 ci possa essere un aumento importante della produttività del lavoro grazie all’IA. Parimenti, nella pubblica amministrazione può ridurre i costi e offrire nuove opzioni nel trasporto pubblico, nell’istruzione, nella gestione dell’energia e dei rifiuti e migliorare la sostenibilità dei servizi.

  • Benefici per la sicurezza e la democrazia L’IA può essere usata nella prevenzione dei reati e come supporto alla giustizia penale, perché potrebbe consentire di elaborare più velocemente grandi volumi di dati, prevedere e prevenire crimini e attacchi terroristici. L’IA viene già usata dalle piattaforme online per individuare e rispondere a pratiche illegali o inappropriate in rete. In campo militare, potrebbe essere usata per la difesa e le strategie di attacco in caso di crimini informatici.


 

Rischi e svantaggi dell’intelligenza artificiale

Il dibattito sull’IA si è tuttavia concentrato molto sui rischi connessi ad abusi o a utilizzi sregolati o estremi. Questi timori sono arrivati a considerare come possibile la creazione di macchine in grado di uccidere, schiavizzare o persino sostituire le persone. Sicuramente, l’IA ha sviluppato notevoli capacità di usare e manipolare il linguaggio. La nostra cultura si basa sul linguaggio: i diritti umani, per esempio, sono prodotti culturali che abbiamo creato noi. Persino il denaro è un prodotto culturale: attualmente la grande maggioranza di esso non è più costituito da banconote, bensì da informazioni digitali che esistono in programmi, circuiti e computer. Che cosa succederebbe all’intelligenza umana se quella artificiale diventasse più brava nel raccontare storie, comporre melodie, disegnare immagini, scrivere romanzi e saggi?


I risultati prodotti dall’IA dipendono da come essa viene progettata, da quali dati vengono immessi, dagli obiettivi che si pone, dalle regole che vengono disegnate e fatte rispettare, dall’etica e dai principi dei produttori e degli utilizzatori. Questo processo può essere influenzato intenzionalmente. Le scelte che vengono effettuate in questi ambiti non sono mai “neutre”: per esempio, inserire alcuni dati e non altri all’interno di un algoritmo o di un robot ne influenza ovviamente il funzionamento, anche se il risultato finale può sembrare rigoroso, preciso, fattuale. Se non programmata correttamente, l’IA potrebbe condurre a decisioni riguardo a un’offerta di lavoro, all’offerta di prestiti e anche nei procedimenti penali, ove alcune variabili - etnia, genere, età, disabilità – possono essere più o meno utilizzate e in modo più o meno oggettivo.


Concentriamoci sui due principali rischi che sono annessi all’avvento dell’IA.




  • Rischi in materia di informazioni, riservatezza, diritti Le principali minacce per la democrazia passano per l’informazione. Si attribuisce all’IA la creazione di “bolle” in rete, ossia di situazioni in cui si creano argomenti sulla base di contenuti con cui l’utente ha interagito in passato, invece di creare un ambiente aperto per un dibattito a più voci, inclusivo e accessibile. Può anche essere usata per creare immagini, video e audio falsi ma estremamente realistici, utilizzabili per truffare, rovinare la reputazione e mettere in dubbio la fiducia nei processi decisionali. Le disuguaglianze nell’accesso alle informazioni potrebbero essere sfruttate a discapito degli utenti. Ad esempio, sulla base di un comportamento in rete di una persona o di altri dati utilizzati a sua insaputa, un fornitore di servizi può prevedere quanto questa persona sia disposta a pagare per un servizio o una campagna politica può sapere quale messaggio inviarle.

  • Rischi per l’occupazione e il mercato del lavoro L’uso dell’IA potrebbe portare alla scomparsa di molti posti di lavoro. Anche se ne verranno creati altri e migliori, è cruciale un’adeguata formazione affinché i disoccupati possano accedervi e affinché ci sia una forza lavoro qualificata a lungo termine. Secondo studi recenti, il 14% dei posti di lavoro nei Paesi avanzati è automatizzabile. Un altro 32% dovrebbe affrontare cambiamenti sostanziali per potersi mantenere sul mercato.


 

La realtà, i problemi e le prospettive dell’IA

Dalla prima rivoluzione industriale, iniziata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, si sono avviati due secoli di crescita economica apparentemente senza fine, sulla scia di nuove scoperte scientifiche, nuovi prodotti e nuove tecnologie produttive.


Nel corso di questi 200 anni, esponenti del pensiero economico e politico hanno espresso una fede profonda nel continuo sviluppo scientifico “cronologico”, che avrebbe caratterizzato il futuro dell’umanità. In realtà, in particolare negli ultimi 30 anni, c’è stato un rallentamento della crescita economica nei Paesi avanzati. La produttività del lavoro (per esempio: quante biciclette si producono in un’ora di lavoro) si è stabilizzata e non è più cresciuta. Sappiamo che l’avvento delle cosiddette tecnologie ICT (Information and Communication Technology), negli ultimi decenni, ha moltiplicato a dismisura la nostra capacità di accedere ed elaborare dati, anche attraverso lo sviluppo proprio dell’AI e della robotica. Ha inoltre ampliato orizzontalmente e a livello globale lo sviluppo stesso, migliorando la situazione socioeconomica di molti Paesi e aree del mondo prima considerate sottosviluppate.


Secondo alcuni, la situazione di stallo in cui da qualche anno, in particolare nei Paesi più avanzati, versano la crescita e la produttività, è dovuta al fatto che i risultati più facili sono già stati ottenuti, mentre ora ci dedichiamo ai compiti più difficili: questa teoria viene ben rappresentata dalla metafora dell’albero e dei suoi frutti, secondo la quale si comincia sempre dal raccogliere i frutti sui rami più bassi, ossia dal compito più facile. Passare ai rami più alti richiede maggiore ingegno, strumenti, fatica (in inglese, teoria dei low hanging fruits). Pertanto, i risultati nel tempo sono più lenti a verificarsi. Ma c’è anche chi ipotizza che l’enorme aumento della disponibilità di strumenti di elaborazione dati ed IA possa aver reso e renderà i nostri cervelli più pigri e dunque meno creativi. Una sorta di “circolo vizioso” delle nuove tecnologie.


Se dunque alcuni osservatori si preoccupano di questi scenari drammatici, altri si concentrano sui numerosi vantaggi, che abbiamo già declinato, considerando tuttavia cruciali gli aspetti etici e di regolamentazione dell’IA. Questo è l’ultimo aspetto che tratteremo.


Il percorso di approvazione del Regolamento europeo per l’intelligenza artificiale è un buon esempio in materia di regole, iniziato tre anni fa con uno studio sugli aspetti etici dell’IA, della robotica e delle tecnologie correlate. Un quadro molto complesso e articolato che ha messo in evidenza l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro e delle professioni, sull’arte e la cultura e, più in generale, sulla società.


Un regolamento che norma l’utilizzo dell’IA in un mondo ad alta intensità tecnologica sarebbe auspicabile anche in altri contesti geografici, soprattutto se si considera che Stati Uniti e Cina sono i Paesi in questo campo maggiormente impegnati. Ma a livello globale, in questo come in altri campi, è sempre difficile condividere regole.


Molte voci si sono mobilitate con un Appello ad un’etica dell’IA (la voce più nota si è manifestata con la firma a Roma, il 28 febbraio 2020, della Call for an AI Ethics, Appello per un’etica dell’intelligenza artificiale, al termine di un Convegno promosso dalla Pontificia Accademia, sostenuto anche da Papa Francesco; firmatari IBM, Microsoft, Governo italiano). Questo appello trova la sua forza nel riferimento a sei principi etici universalmente riconosciuti o riconoscibili come tali: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy. Pur apparendo generali e, a una prima lettura, difficilmente applicabili all’IA, questi principi costituiscono la base teorica di due valori: il rispetto dell’essere umano e la tutela dell’ambiente. Partendo da qui, l’Appello prende in esame le peculiarità dei sistemi basati sull’IA e le ripercussioni che potrebbero avere sulla società. Per esempio, si incoraggiano nuove forme di regolamentazione per le «tecnologie avanzate che hanno un più elevato rischio di intaccare i diritti umani, come ad esempio il riconoscimento facciale». Non a caso, il regolamento europeo, nel classificare i sistemi basati sull’intelligenza artificiale, proibisce esplicitamente quelli che consentono il riconoscimento facciale in tempo reale, con precise eccezioni relative alla lotta al terrorismo e ad altri contesti di sicurezza nazionale.


Il dibattito sulle radici filosofiche di un’etica per le tecnologie è intenso e, fortunatamente, molto seguito e apprezzato anche dai giovani e dai non addetti ai lavori. Una nuova “specie”, quella delle macchine, inizia a mostrare comportamenti che finora erano di esclusiva pertinenza degli umani. Solo la nostra intelligenza collettiva e la nostra “umanità”, che è anche istinto di conservazione della nostra specie, ci consentiranno di catturare i benefici così come di far fronte ai rischi dell’IA.


 

Fonti e suggerimenti di lettura