La storia dell'Agenzia di stampa Stefani è la storia dei rapporti fra informazione e potere durante il processo unitario dell'Italia, nei decenni che dall'Ottocento al Novecento fecero nazione il Paese. Dei 95 anni di vita dell'agenzia - sulla base di un ampio materiale, in gran parte inedito, trovato negli archivi pubblici e, interamente sconosciuto, negli archivi privati dei discendenti del fondatore Guglielmo Stefani - gli autori hanno dato un racconto che conferma lo stretto e delicatissimo legame, spesso travagliato, che esiste fra stampa e potere. L'Agenzia Stefani, nata a metà dell'Ottocento per volontà di Cavour, è stata protagonista e testimone di tutte le più significative vicende nazionali, dalla seconda guerra di indipendenza alla guerra mondiale del 1915-1918. Dal 1924 fino al colpo di stato monarchico del 25 luglio 1943 è stata l'organo ufficiale del fascismo e poi, fino al 25 aprile 1945, della Repubblica sociale di Salò. Un suicidio - del presidente dell¿agenzia Manlio Morgagni, nel 1943, dopo l'arresto di Mussolini - e una fucilazione - del direttore Ernesto Daquanno, nel 1945, sul lungolago di Dongo nella disperata fuga verso la Svizzera - segnano la tragica fine di quello che fu chiamato "il più delicato strumento giornalistico del regime fascista". Prima del fascismo l'agenzia Stefani ha avuto anche un suo passato risorgimentale: nata a metà del secolo scorso per una felice intuizione di Cavour, è stata protagonista e testimone di tutte le vicende nazionali, dalla seconda guerra di indipendenza alla guerra mondiale del 1915-1918 all'avvento della dittatura.