Lo sbarco alleato del luglio 1943 e la liberazione della Sicilia dal fascismo restituirono l'isola ad una vita politica subito caratterizzata da vari propositi di indipendenza dall'Italia, che trovarono espressione organizzata nel MIS, Movimento per l'Indipendenza della Sicilia. La cultura storica si schierò lungo le linee dello scontro fra separatisti e unitari, fra chi leggeva tutto il passato dell'isola come il desiderio ora appagato ora represso di indipendenza e chi interpretava la partecipazione della Sicilia alla costituzione ottocentesca dello Stato nazionale come l'esito di un processo secolare di partecipazione ai valori 'occidentali' ed europei. Nei decenni successivi, la lettura sicilianista - anche per il rapido estinguersi del separatismo - perdeva il confronto con la Sicilia 'europea': la storiografia vincente si liberava presto dei topoi di una Sicilia marginale, arretrata, 'separata' e restituiva all'isola il volto autentico di una terra di città e di regni la cui originalità e dinamismo si confrontavano con gli sviluppi di lungo periodo dell'Italia e dell'Europa. Negli anni Novanta, esito della decolonizzazione e dell'emergere sullo scenario internazionale del Sud dell'Europa, si è affermato il bisogno di una lettura che si lasci alle spalle il dualismo romantico-cristiano di Occidente e Oriente e sappia interpretare i tratti di una geopolitica mediterranea e non solo euro-occidentale della Sicilia. Le pagine di questa breve sintesi, che va dal Trecento al Novecento, vogliono essere un invito a questa lettura desiderata.