Il poema tradizionale

A cura di Livio Sbardella

Parola autorevole e poema tradizionale

Come spiegato da Andrea Ercolani nel PowerPoint che si accompagna a questo breve saggio, “l’epos è la principale forma di parola autorevole cui viene affidata la somma delle conoscenze di una società storicamente data: una parola poetica totalizzante, che veicola i fatti culturali di una società nel suo complesso”. E l’autorevolezza che si riconosceva all’epos, come illustra Riccardo Palmisciano nel suo video, ha fatto sì che i poemi omerici fossero considerati, secondo la fortunata definizione di Eric Havelock, un’“enciclopedia tribale”, ovvero il “contenitore dei saperi essenziali delle società (diverse nel tempo) che si riconoscevano in quei poemi”. Ma questa autorevolezza della parola poetica si manifestava nell’ambito della tradizione, veniva cioè sancita e costantemente confermata nel tempo laddove la società alla quale ogni generazione di cantori si rivolgeva continuava a convalidarne i contenuti culturali. Un poema tradizionale era quindi una forma strutturalmente articolata di parola autorevole la cui importanza per la comunità e per la sua identità sociale e culturale era sancita nel corso della tradizione, sia relativamente ai contenuti sia al modo in cui essi erano veicolati.

 

L’applicazione del concetto ai poemi omerici

Il concetto di “poema tradizionale” è stato efficacemente applicato all’epos omerico (Iliade e Odissea) dallo studioso inglese Gilbert Murray già all’inizio del secolo scorso. Murray riteneva che nell’Atene di età classica, dove l’epos omerico fu oggetto di periodiche esecuzioni di fronte a un pubblico panellenico iniziate in età tirannica e proseguite poi per tutto il periodo democratico, poemi come l’Iliade e l’Odissea avessero contribuito a formare l’identità comune e i valori condivisi dei Greci grazie al portato di tradizioni mitiche e di memoria culturale nei quali tutte le genti elleniche si riconoscevano. Essi infatti definivano e mostravano, per tutti i Greci, paradigmi a cui attenersi sul piano etico, politico, religioso, pratico e di convivenza civile. Si può in parte obiettare che l’Atene di età classica fu solo uno dei tanti luoghi, forse solo il più importante per impatto propagandistico, in cui per secoli la tradizione epica omerica svolse questo ruolo di affermazione dell’identità comune dei Greci; ma nel complesso la definizione di Murray coglie certamente il senso più profondo dell’importanza che per la cultura greca ebbero i poemi epici attribuiti a Omero.

 

I poemi del corpus Hesiodeum

Ma i concetti di parola autorevole e poema tradizionale possono risultare ancor più evidenti in riferimento al corpus Hesiodeum. I componimenti che formano il corpus, infatti, costituivano un ciclo di poesia rapsodica incentrata su contenuti prettamente sapienziali. La Teogonia, gli Erga, le Eoiai o Catalogo delle donne e altri poemi attribuiti a Esiodo inclusi nel corpus esprimono diversi aspetti del complesso di saperi che formavano l’identità religiosa, civile, economica, etica, pratica, nonché la memoria mitica e genealogica della società agro-pastorale della Beozia tra la seconda metà dell’VIII e il VII secolo a. C. Nei loro contesti originari di esecuzione la sapienza condivisa di un’intera società assumeva le forme agonistiche e celebrative tipiche dell’epos rapsodico. In particolari occasioni di riunione comunitaria delle genti della regione, come le feste in onore di Zeus e delle Muse che si celebravano periodicamente presso il Monte Elicona, i cantori confrontandosi tra loro ripercorrevano questi diversi aspetti della sapienza condivisa declinandola, ciascuno in modo diverso, nella forma autorevole della parola epica. I canti teogonici descrivevano l’ordine cosmico, governato da Zeus, entro cui sia il mondo degli dèi olimpî sia la società umana avevano trovato il loro posto (Teogonie). Catene di interventi in successione avevano luogo tra i rapsodi sui temi della giustizia come parte dell’ordine cosmico voluto da Zeus, del dovere dei basileis di rispettarla e garantirla sul piano sociale, del valore etico del lavoro per la società umana, dei modi e dei tempi migliori per dare corso alle attività produttive (gli Erga). Celebrazioni delle eroine del mito fornivano modelli di virtù femminile a giovani donne nobili che stavano per celebrare le loro nozze stringendo così rapporti tra famiglie aristocratiche e, nello stesso tempo, tracciavano le linee di derivazione genealogica delle stirpi umane da quelle eroiche (le Eoiai o Catalogo delle donne). Ma le occasioni festive che potevano fare da cornice alle performances rapsodiche erano varie, in contesti civili e religiosi diversi, e nell’ambito del patrimonio poetico attribuito a Esiodo trovarono quindi posto anche altri tipi di composizioni: narrazioni di valore paradigmatico sulle imprese belliche degli eroi (lo Scudo di Eracle) e sulla loro educazione (Precetti di Chirone ad Achille), nonché racconti sulla sapienza di tipo sciamanico rappresentata da alcune figure del mito (Melampodia), responsi oracolari in versi, interpretazioni di prodigi e molto altro ancora. Nel complesso, un cosmo (da kosmos, “insieme ordinato”) di credenze religiose, di saperi etici e pratici e di memorie mitiche che prendeva progressivamente forma nell’epos come rappresentazione olistica dell’identità culturale della società a cui apparteneva e che si accresceva nel tempo, poiché l’insieme di questi componimenti fu prodotto in un arco cronologico di diversi secoli.

 

Autorevolezza e tradizione: le Muse ed Esiodo

Nel caso del corpus Hesiodeum l’autorevolezza della parola poetica e la sua appartenenza a una tradizione prestigiosa sono significate all’interno degli stessi componimenti che lo costituiscono, attraverso figure e situazioni dal forte valore simbolico. Nel proemio della Teogonia sono le Muse stesse che si fanno garanti dell’origine divina del messaggio e dei suoi contenuti di verità (vv. 24-29 e 30-34): apparendo al cantore e rivolgendosi tramite lui all’intero gruppo sociale al quale egli appartiene - i pastori che vivono nei campi la cui natura rozza e animata da bassi istinti è resa civile solo dal sapere che esse trasmettono -, le dee certificano la provenienza dalla sfera divina del messaggio di cui sono portatrici, inoltre conferiscono autorità al rapsodo e, tramite il medium fisico della sua voce, fanno pervenire la parola autorevole all’intera comunità delle genti che vivono sul territorio. La poesia esiodea rappresenta dunque in sé il senso della propria autorevolezza. Ma questa trasmissione di verità dalla sfera divina a quella umana ha avuto un punto d’inizio e, a partire da quello, una continuità nel tempo. Esiodo, il cui nome parlante significa “colui che emette voce/canto”, ossia il primo grande cantore, fu colui al quale in origine le Muse, sulla montagna sacra dell’Elicona, insegnarono la parola autorevole da portare all’intera comunità (vv. 22-23); ma poi quella parola poetica ha continuato a pervenire ai suoi destinatari tramite la voce di altri uomini, i rapsodi della Beozia che di Esiodo si consideravano prosecutori. Negli Erga (vv. 650-662), infatti, uno di questi cantori anonimi, che non dice di essere Esiodo ma si rappresenta come lui educato alla poesia dalle Muse presso il Monte Elicona, racconta di aver vinto un agone rapsodico a Calcide e di esser tornato in Beozia per consacrare il premio della gara (un tripode) alle dee nel loro luogo di culto. Si tratta di un gesto simbolico, con cui il rapsodo omaggia la prestigiosa tradizione locale a cui appartiene riconoscendo di esserne solo una delle voci individuali: il merito della vittoria ottenuta va alla tradizione a cui sente di appartenere nel luogo sacro che la rappresenta, non a se stesso. È la tradizione che celebra se stessa. I componimenti del corpus Hesiodeum, quindi, aspiravano a essere considerati parola autorevole che si accreditava come tale nell’ambito di una tradizione.

 

Per approfondire

Sul concetto di poema tradizionale applicato ai poemi omerici si veda G. Murray, The Rise of the Greek Epic, Oxford 1934 (I ed. 1907), ma anche la successiva messa a punto metodologica di G. Cerri, Teoria dell’oralità e analisi stratigrafica del testo omerico: il concetto di poema tradizionale, «Quaderni Urbinati di Cultura Classica» 99, 2002, pp. 7-34.
Sui concetti di parola autorevole, epos sapienziale e poema tradizionale applicati ai componimenti del corpus Hesiodeum si veda l’introduzione di A. Ercolani, Esiodo. Opere e giorni, Roma 2010, pp. 15-64 e il volume curato da A. Ercolani e L. Sbardella, Esiodo e il corpus Hesiodeum. Problemi aperti e nuove prospettive, «Seminari Romani di Cultura Greca» n. s. 5, 2016, con particolare riguardo al saggio introduttivo dei due curatori, Il corpus Hesiodeum. Genesi e ricezione nella Grecia antica, pp. 3-14, ma con ricorrenza di questi concetti anche in altri saggi contenuti nel volume.

 

 

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