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La terra trema (1948) di L. Visconti
Lidea di fare un film da I Malavoglia nasce in Visconti fin dal 1940. Negli stessi anni, sulla rivista «Cinema» si individua nella tradizione ottocentesca del romanzo un punto di riferimento per il nuovo realismo cinematografico, in contrapposizione ai sostenitori di un cinema puro.
Visconti realizza il progetto nel 48, modificando alcuni elementi narrativi e trasformando in senso positivo e ottimistico il significato della vicenda: protagonista è Ntoni, il nipote, che stanco dei soprusi dei grossisti invita alla ribellione i pescatori di Aci Trezza; dopo la rovina della famiglia, odiato da tutti, non può far altro che riprendere il mare con i fratelli, sconfitto ma intenzionato a rendere la sua esperienza patrimonio comune degli sfruttati.
Anche la soluzione linguistica è diversa: Verga aveva elaborato una lingua letteraria che riprendeva solo alcuni elementi del dialetto (modi di dire, proverbi, soprannomi, costrutti sintattici), Visconti lascia che gli attori non professionisti traducano liberamente e con grande espressività nel loro dialetto catanese il senso dei dialoghi a loro proposti. «La lingua italiana non è in Sicilia la lingua dei poveri. Essi non conoscono lingua diversa dal siciliano per esprimere ribellioni, dolori, speranze», commenta la didascalia iniziale del film.
Le inquadrature sono lunghe, lente, spesso immobili, descrivono e analizzano personaggi e contesto sociale, divisi tra immobilismo e bisogno di rinnovamento, tra vita domestica e lotte sociali e di lavoro, tra rispetto delle tradizioni e passioni, contrasti riflessi dal mare che passa dalla calma totale alla tempesta distruttiva.
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