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Ladri di biciclette (1948) di V. De Sica
Altro film fondamentale del neorealismo è Ladri di biciclette (1948), in cui Vittorio De Sica, più che raccontare una storia, documenta una realtà sociale attraverso la ricerca della bicicletta rubata e il pedinamento del ladro per vie, mercati, circoli, trattorie, case di Roma, appena uscita dalla guerra.
Il furto della bicicletta subito dopo aver attacchinato alcuni manifesti infrange il sogno di un miglioramento sociale attraverso il lavoro e riporta alla miseria.
Il regista sceglie attori non professionisti, tramite i campi lunghi colloca i personaggi nel loro contesto, rende collettivo il loro dramma individuale (persa la bicicletta, perso il lavoro, ma anche il ladro è stato spinto dalla miseria), usa il tempo reale, limita il montaggio a semplice raccordo. Nel finale cè un ritorno al linguaggio del cinema classico: quando il protagonista disperato tenta di rubare una bicicletta e viene colto sul fatto, il montaggio alternato degli uomini che insultano il padre e del bambino che assiste impotente provoca nello spettatore gli stessi sentimenti di umiliazione e di fallimento vissuti dai personaggi.
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