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E. Lussu: Un anno sull’altipiano (1936)


Fondatore del Partito sardo d’azione, antifascista ed esule in Francia, Emilio Lussu (1890-1975) ha scritto vari romanzi autobiografici fra cui Marcia su Roma e dintorni (1933) e Un anno sull’altipiano (1936). In quest’ultima opera rievoca la sua esperienza di combattente durante la prima guerra mondiale, lungo le trincee del Carso, a contatto con soldati mandati allo sbaraglio, che pensavano ai loro campi abbandonati, alle famiglie a cui veniva a mancare la fonte del sostentamento, mentre buona parte degli ufficiali davano prova di insipienza e ottusa logica militare. Nelle pagine del romanzo l’autore riflette sull’interventismo e sul mondo contadino da cui proveniva la truppa. Un capitolo piuttosto duro è dedicato all’autolesionismo: i soldati che non sopportavano più lo stillicidio della vita in trincea, sottoposti al tiro dei cecchini e costretti ad attacchi suicidi, si auto-ferivano sparandosi a un piede, a una mano, al fianco in modo da essere inviati in convalescenza, congedati e poter ritornare così al duro lavoro della campagna, necessario alla famiglia. Ma per gli alti comandi dovevano essere sottoposti all’esame di una commissione medica militare che, ritenendo le ferite volontarie, li spediva alla corte marziale.

Dal libro di Lussu è stato tratto un film per la regia di Francesco Rosi, Uomini contro (1971), che accentua il contrasto di classe tra ufficiali e soldati e marca la rappresentazione di un militarismo cieco, ai limiti della follia.