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Il futurismo

Nel futurismo si combinano diverse componenti ideologiche come l’irrazionalismo e il superominismo di Nietzsche, lo «slancio vitale» di Bergson, il rifiuto della tradizione sotto qualsiasi forma si presentasse (atteggiamento comune anche alle altre avanguardie), anche se paga, specialmente nella pittura, un tributo ai movimenti pittorici di poco antecedenti.
Il futurismo italiano è primogenito, ma altri movimenti a lui affini presto sorgono anche in altri paesi: si chiamerà Vorticismo in Inghilterra e avrà un’interessante stagione in Russia dove combacerà con la vigilia e i primordi della rivoluzione sovietica e avrà come suo massimo esponente Vladimir Majakovskij.


I manifesti

L’avanguardia futurista definisce il proprio programma nel Manifesto redatto da Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato a Parigi, su «Le Figaro», il 20 febbraio del 1909, ricco di proposte di rottura e di affermazioni provocatorie (come quella di distruggere i musei, considerati come cimiteri di idee e opere morte). L’esaltazione acritica del progresso tecnico e dell’industria, del nuovo mito della velocità, dell’aggressività e della guerra, della rottura con il passato e con la tradizione è elemento comune alle diverse forme espressive che il futurismo tocca: la letteratura, le arti figurative, la musica, il teatro.

Per integrare il manifesto primigenio, da tutti conosciuto per il suo valore di dichiarazione di poetica globale, vale la pena di affiancare cenni tratti dai “manifesti tecnici”.
Dal Manifesto tecnico della letteratura futurista, steso da F.T. Marinetti nel 1912 in forma prescrittiva, citiamo alcuni comandamenti:

«Bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono…» Si devono abolire aggettivo, avverbio, punteggiatura. Così si chiude: «…bisogna orchestrare le immagini disponendole secondo un maximum di disordine. Distruggere nella letteratura l’io, cioè tutta la psicologia. … Sorprendere attraverso gli oggetti in libertà e i motori capricciosi la respirazione, la sensibilità e gl’istinti dei metalli, delle pietre, del legno, ecc. Sostituire la psicologia dell’uomo, ormai esaurita, con l’ossessione lirica della materia.»

Boccioni, che è stato l’esponente con più spessore del futurismo in campo artistico, forte anche dei suoi contatti con la cultura francese (i fauves, i cubisti, Bergson), espone in sintesi nel suo volume Pittura, scultura futuriste del 1914 il retroterra teorico al suo modo di dipingere, del suo affidarsi alle linee di forza, ignorando lo spazio tradizionalmente inteso: «… tutto, al di sopra, al di sotto, ai lati, prosegue intorno a noi in linee convergenti all’infinito. Si può quindi dire che nella sensazione l’artista sia il centro di correnti sferiche che lo avvolgono da ogni parte…» I punti a cui attenersi sono sei: «solidificazione dell’impressionismo, espansione dei corpi nello spazio, simultaneità, compenetrazione dei piani, dinamismo e soggetto».


Il vorticismo: il manifesto firmato dal poeta Ezra Pound

Nel mondo anglosassone il messaggio di Marinetti coinvolge alcuni artisti; la denominazione che assume il movimento è Vorticismo. Qualche passo dal manifesto del 1914, firmato da Ezra Pound, fa capire, a onta dell’ostilità verso il fondatore del movimento italiano («Marinetti è un cadavere»), una sostanziale contiguità:

«Il vortex è il punto di massima energia…Il vortex umano ha in pugno la trama del futuro… Il vorticismo è arte prima che si sia dilatata in uno stato di flaccidità, di elaborazione, di applicazioni secondarie.»

Il futurismo italiano in letteratura

Il futurismo italiano nelle arti figurative

Il futurismo russo: la poliedrica figura di Majakovskij