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Il surrealismo

Il movimento che esplicitamente si rifà a Freud è il surrealismo, il gruppo di artisti e letterati attivo a Parigi tra gli anni Venti e Trenta che addirittura nel Primo manifesto scritto da André Breton nel 1924 si appella direttamente al medico viennese: «… per merito tuo l’immaginazione è forse sul punto di riconquistare i suoi diritti».

Breton, convinto della necessità di liberare le forze del nostro Io inconscio anche nello stato di veglia, così delinea il nuovo movimento:
«non un mezzo d’espressione nuova … non una nuova metafisica della poesia … è un mezzo di liberazione totale dello spirito e di tutto ciò che gli rassomiglia».

In una lettera di Freud a Breton del 1932, cortesemente il medico, forte delle sue convinzioni di matrice positivistica e materialistica, prende le distanze dall’infatuazione dei parigini e dalle loro parole d’ordine utopiche e intrise di idealismo.

«Benché io riceva tante testimonianze del vostro interesse per le mie ricerche, io stesso non sono capace di spiegarmi che cosa voglia il surrealismo. Può darsi che io non sia fatto per capirlo, io che sono così lontano dall’arte.»

Quali erano gli intenti dei surrealisti?
Arrivare alla creazione di immagini “automatiche” allo stesso modo della scrittura, e quindi dare sfogo anche ai contenuti di coscienza, come l’inconscio, che sono sopra la realtà (surrealtà). Già in questa antinomia sopra/sotto (cioè il profondo che scandagliava Freud) sta il nocciolo dell’impossibile dialogo.
Artisti che teorizzano il proprio modo di lavorare in termini che sono attinenti la sfera psichica non sono rari. Tra i surrealisti spiccano Salvador Dalí e Max Ernst.
Il primo, dotato di eccellenti qualità pittoriche, rimarrà fedele alla figurazione e le sue immagini, anche se ibride e metamorfiche, saranno sempre riconducibili alla realtà fenomenica; il secondo, sperimentatore infaticabile, reduce da altre avanguardie e ricco di eclettici interessi (lui stesso aveva studiato psichiatria), intacca spesso la figuratività, si avvale anche di materiali preesistenti ed elabora con tecniche singolarmente sue (il collage, il frottage ecc).
Tutti e due dichiarano di partire da condizioni mentali e percettive alterate. Il primo parla di delirio paranoico critico, il secondo di «sensibilità irritata», di ossessione e di allucinazione.
Tracciamo un breve ritratto di entrambi, mettiamo a fuoco il loro metodo e citiamo opere significative. Nell’ambito del movimento surrealista è però inevitabile un cenno anche al regista Luis Buñuel.

Max Ernst

Salvador Dalí

Il surrealismo cinematografico di Louis Buñuel