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Antisemitismo e nazismo


La persecuzione antisemita in Italia


In Italia il regime fascista introduce nel 1938 le leggi in difesa della razza che impongono agli ebrei (e in generale ai non ariani) restrizioni nel lavoro, nella scuola, nei matrimoni, per salvaguardare il «prestigio della razza nei territori dell’impero».

La deportazione degli ebrei italiani verso i campi di concentramento nazisti si intensifica nel periodo della Repubblica di Salò. Nel 1943 la risiera di San Sabba a Trieste viene trasformata in campo di prigionia per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre e successivamente diventa un Politzeihalftlager (campo di detenzione di polizia). Qui vengono smistati i deportati per Auschwitz, Dachau, Mathausen, si depositano i beni razziati, si torturano e si eliminano gli ostaggi (partigiani, detenuti politici, ebrei) i cui corpi vengono bruciati in un crematorio, potenziato nel ’44 per incenerire un maggior numero di cadaveri. Sulla base di testimonianze e dei documenti rintracciati, si calcola che furono eliminate nel lager della risiera dalle tremila alle cinquemila persone.


Il processo contro i gerarchi nazisti

I nazisti processati a Norimberga nel 1945 per crimini contro l’umanità hanno sostenuto di aver obbedito a ordini superiori; Rudolf Hess, comandante ad Auschwitz dal 1940, a proposito del piano di sterminio ha detto: «Sul momento non stetti lì a fare molte riflessioni: avevo ricevuto l’ordine e dovevo eseguirlo».

Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal ha condotto per anni ricerche allo scopo di individuare i nazisti che si erano rifugiati all’estero e vivevano sotto mentite spoglie, riuscendo a individuarne un buon numero. Uno dei casi più clamorosi è stato la cattura nel 1960 di Adolph Eichmann, processato in seguito in Israele e condannato a morte (1962).

A proposito di questi fatti segnaliamo due film:

- Vincitori e vinti, di Stanley Kramer (USA, 1961), resoconto del processo di Norimberga (1948) contro i criminali nazisti accusati di delitti contro l’umanità, dove vengono proposti i terribili filmati girati dagli alleati al loro arrivo nei campi di concentramento;

- Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno, di Eyal Sivan (Francia, 1999), un documentario che propone momenti del processo ad Adolph Eichmann, basandosi su registrazioni originali e selezionando il materiale in modo anticonvenzionale: l’attenzione non va principalmente alle testimonianze, alle arringhe, al verdetto, ma ai tempi morti; la telecamera si concentra soprattutto sul tormento dell’imputato, sui suoi gesti, sui suoi tic, in un miscuglio di condanna per la malvagità banale del burocrate nazista e di pietà umana.


La storiografia revisionista e il negazionismo

Nell’ambito degli studi storici sulla seconda guerra mondiale, in opposizione alla storiografia ufficiale, si distinguono due filoni, di cui uno può rientrare nel revisionismo (termine che in generale si utilizza per indicare una scuola di pensiero eretica che si oppone alla corrente di opinione dominante), mentre il secondo, definito negazionismo, rifiuta ogni verifica della comunità scientifica secondo le regole storiografiche prestabilite.
Nel filone revisionista rientra uno studioso come E. Nolte, che afferma che il terrificante sistema realizzato dai nazisti per lo sterminio degli ebrei sarebbe da considerare come l’autodifesa di Hitler di fronte alla minaccia dell’espansionismo sovietico, sulla base dell’equazione ebraismo = bolscevismo; inoltre la shoah viene posta sullo stesso piano dei campi di internamento dei prigionieri di guerra in USA, dei massacri di Pol Pot in Cambogia, dei gulag staliniani.

I negazionisti, gruppo in realtà assai limitato, sostengono che la cospicua mole di materiale documentario accumulato dagli studiosi sui lager nazisti sia truccato e sostanzialmente falso e definiscono la shoah come «la grande impostura del secolo».

Le tesi di fondo dei negazionisti sono le seguenti:
- non vi è stato alcun genocidio programmato e le camere a gas non sono esistite;
- la “soluzione finale” era solo l’espulsione degli ebrei verso l’Est;
- gli ebrei uccisi dai nazisti sarebbero in numero assai minore a quello ufficiale: da oltre sei milioni lo riducono a 200.000, addirittura al disotto di un tasso di mortalità realistico e plausibile per dei deportati soggetti a disagi e privazioni, data la situazione di guerra;
- responsabile della guerra sarebbe non il Terzo Reich, ma la cospirazione giudaica mondiale con i suoi complici, USA e URSS;
- il genocidio sarebbe un’invenzione della propaganda alleata, soprattutto ebraica e sionista.

Queste tesi si collegano fondamentalmente alla tradizione dei Protocolli dei savi di Sion, il più celebre tra i falsi documenti prodotti dagli ambienti antisemiti intorno al 1900. Intorno al 1920 fu ampiamente diffuso. Al complotto giudaico veniva attribuita la responsabilità della guerra, della rivoluzione sovietica e della crisi economica.
Nel 1921 ne fu dimostrata la falsità.

Le teorie razziali e antisemite - Il nazismo e la persecuzione antisemita in Germania - L’organizzazione dello sterminio. Il sistema dei lager

Contro revisionismo e negazionismo