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George Orwell, uno scrittore contro il totalitarismo

L’incubo del totalitarismo ha preso varie forme nella letteratura, tra cui quelle di due romanzi di Orwell, scrittore inglese, nato nel Bengala, in India, nel 1903 e morto a Londra nel 1950.

Dalla partecipazione come combattente dell’esercito repubblicano alla guerra civile spagnola nasce Omaggio alla Catalogna (1938), dove critica duramente il partito comunista spagnolo e l’Unione sovietica per aver distrutto la sinistra anarchica, in tal modo avvantaggiando i falangisti del generale Franco. Contro i metodi staliniani scrisse il romanzo fantastico La fattoria degli animali (1945) ed espresse la sua avversione e i suoi timori verso ogni forma di totalitarismo in 1984 (1949), romanzo di fantapolitica così intitolato scambiando le cifre dell’anno in cui l’aveva scritto, il ’48.

Nella Fattoria degli animali la Russia sovietica è rappresentata satiricamente in una fattoria dove gli animali si rivoltano contro lo sfruttamento subito dai padroni. Ma ben presto anche tra di loro si manifestano delle divergenze e si va costituendo una sorta di élite dirigente costituita dai maiali, capeggiati da Palla di neve. In nome della collettività e delle esigenze produttive la comunità degli animali viene gestita in modo sempre più autoritario, accentrando il potere nei maiali, che svolgono la funzione dei padroni, assumendone anche la posizione eretta.


1984 (1949): una società totalitaria

Utopia negativa tra le più impressionanti. La scelta della data futuribile al tempo in cui è stato scritto il romanzo è per noi già nel passato, ma molti aspetti della società autoritaria, priva di ogni libertà, descritta da Orwell, colgono tendenze presenti nel mondo reale e mettono ancora in guardia da prospettive sinistre che continuano a incombere.
1984 è un testo centrale nella letteratura d’anticipazione, tesa non solo a porci di fronte all’evoluzione della scienza e della tecnica, ma alle possibili distorsioni antidemocratiche del sistema politico e sociale.

In una cupa Londra di un vicino futuro la guerra permanente fra tre superpotenze giustifica tutte le misure poliziesche dello stato autoritario, ogni provvedimento restrittivo della libertà, l’imposizione di duri sacrifici economici:

«Il Ministero dell’Amore era quello che più incuteva paura. Sulle sue pareti non si aprivano finestre. Winston non era mai stato dentro al Ministero dell’Amore, e nemmeno si era mai azzardato a entrare nel raggio d’un mezzo chilometro da esso. Era impossibile entrarci altro che per rigorose ragioni d’ufficio, e anche allora attraverso un labirinto di passaggi protetti dal filo spinato, porte d’acciaio e feritoie nascoste, provvedute di mitragliatrici. Anche le strade che conducevano ai recinti erano sorvegliate da un corpo di guardia in uniforme nera, con spaventevoli facce di gorilla e armato di pesanti mazze».

Altri aspetti di questa società autoritaria sono la pervasività dei media e la figura del «Grande fratello», capo autoritario e paterno al tempo stesso, che entra nelle case attraverso i televisori a circuito chiuso, da cui si è anche spiati, senza un attimo di tregua.


La riscrittura del passato

«Il passato, rifletté [Winston], non era stato soltanto alterato, era stato propriamente distrutto. Perché, in che modo si poteva stabilire l’esistenza anche dei fatti più comuni e ovvii, quando non esisteva alcun documento all’infuori della propria memoria? Cercava di ricordare in quale anno aveva sentito nominare per la prima volta il Grande fratello. Pensava che doveva essere stato in qualche anno dopo il ’60, ma era comunque impossibile darlo per certo. Nelle cronache del Partito, naturalmente, il Grande fratello figurava come il leader e il custode della Rivoluzione fin dai suoi primi giorni. Le sue imprese erano state a grado a grado retrodatate nel tempo fino a che non erano entrate a contatto fin con la favolosa società del ’40 e del ’30, quando i capitalisti, con i loro buffi copricapi a cilindro, se ne andavano in automobile per le strade di Londra, in certe enormi macchine ovvero in certe carrozze trainate da cavalli con sportelli di vetro.
«Non c’era modo di sapere quanto di questa leggenda fosse vero e quanto, invece, fosse opera di fantasia. Winston non ricordava neppure la data in cui il Partito stesso aveva cominciato a esistere. Non credeva d’aver sentito la parola Socing prima del 1960, ma era possibile che nella sua forma in archeolingua (e cioè socialismo Inglese) fosse in uso già da qualche tempo prima. Tutto si confondeva in una specie di nebbia. Certe volte, a esser sinceri, si poteva mettere la mano su qualche menzogna sicura. Non era vero, per esempio, come era dichiarato nei manuali di Storia del Partito, che il Partito avesse inventato gli aeroplani. Lui ricordava di aver visto aeroplani fin da quand’era bambino. E tuttavia non si poteva provarlo. Non c’era mai nessuna prova.»

La riscrittura della storia cancella ogni memoria e ogni segno di dissenso: coloro che cadono in disgrazia vengono epurati, destituiti, cancellati anche da qualsiasi documento o materiale visivo ne ricordi l’esistenza; le tre superpotenze mutano continuamente alleanze, ma la memoria dei voltafaccia è cancellata: nei documenti, nei giornali, nei cinegiornali l’alleanza è granitica e non si sono mai verificati mutamenti di fronte; la sfacciata negazione di ogni evidenza educa il popolo a mantenere un atteggiamento del tutto supino e acritico di fronte alle prese di posizione del potere.

La neolingua - Dalla letteratura al cinema