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Musil: I turbamenti del giovane Törless

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Musil: I turbamenti del giovane Törless (1906)


Il tema del dualismo tra intelletto ed emozione

Törless, quando entra in contatto col mondo irrazionale, cerca, all’inizio, di risolvere i dubbi che sta vivendo ricorrendo solo all’intelletto. L’episodio più importante è il colloquio col professore a proposito dei numeri immaginari. Törless è rimasto affascinato dalla lezione del suo professore di matematica sui numeri immaginari e decide di chiedergli ulteriori spiegazioni.

Il professore gli dà la seguente risposta: «E se lei potesse coglierne fino in fondo il senso [il professore fa riferimento a un libro di Kant che era sul suo tavolo] s’imbatterebbe di continuo in simili concetti necessari al ragionamento, che determinano tutto pur non essendo, loro, senz’altro comprensibili. È qualcosa di molto simile a quello che succede in matematica». I numeri immaginari sono quelli che hanno come unità di calcolo la radice quadrata di meno uno. Ma questa radice non esiste perché ogni numero, positivo o negativo, elevato al quadrato dà un valore positivo.

La curiosità di Törless viene delusa dal professore e quando si compra il volume di Kant e cerca di leggerlo non ci capisce niente. I misteri della matematica sono un’altra strada di accesso al regno infero. Non si possono risolvere. Essi rimandano a emozioni che Törless sta vivendo ma che ancora non riesce a collegare con i propri dubbi di carattere intellettuale. Sarà Beineberg, uno dei suoi amici, a fargli capire. Beineberg e Törless stanno discutendo sempre dei numeri immaginari e Beineberg, come per caso, introduce il discorso su Basini. Törless dice: «Lascia perdere per favore. Non mi va di far entrare questa storia [Basini] in questi problemi [matematica]. Non ora». E subito dopo: «Basini e quest’altra faccenda per me sono due cose diverse. E io non ho l’abitudine di mettere due cose diverse nello stesso calderone». Invece il calderone è lo stesso. Basini è il ragazzo, compagno di collegio, che viene umiliato da Beineberg, Reiting e poi anche da Törless. I riti sadici, che i ragazzi compiono in un nascondiglio del collegio, li turbano ed eccitano. Beineberg, forse inconsapevolmente, fa balenare a Törless l’eventualità che il problema sui numeri immaginari e su Basini abbia un’unica origine.

Törless, nonostante le iniziali proteste, si rende conto che è vero:

«“ Ma non mi interessa niente, Beineberg! Tu non mi capisci. Non hai neppure idea di quello che mi interessa. Se mi tormenta la matematica e se mi…” ma qui rifletté in fretta e non disse nulla di Basini, “se mi tormenta la matematica è perché dietro ci cerco qualcosa che è molto diverso da quel che cerchi tu: niente di soprannaturale, proprio il naturale cerco, io… hai capito?”».

Dunque il tormento per la matematica è della stessa natura del tormento per le esperienze che sta facendo con Basini.
Il tema dei rapporti intelletto-emozione si interseca col tema dell’espressione e della percezione.

Nel finale del romanzo Törless, come era arrivato a conciliare dicibile e indicibile, concilia intelletto ed emozione: «Ogni grande scoperta si compie solo per metà nel cerchio illuminato della mente cosciente, per l’altra metà nell’oscuro recesso del nostro essere più interiore, ed è innanzi tutto uno stato d’animo alla cui estremità sboccia il pensiero come un fiore».
Basini e Beineberg rappresentano le due possibilità che aveva di fronte a sé Törless. Il giovane ha risolto i suoi turbamenti in modo equilibrato; sarebbe invece potuto diventare come Beineberg, che ha troppa fiducia nelle parole, o come Basini, che vive solo nel silenzio dei sensi.

 

Il tema della percezione e dell’espressione

Il tema della crescita e dello sviluppo personale