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Lenin
Musil sulle teorie di Mach

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Materialismo ed empiriocriticismo (1908) di Lenin

Lenin non è eminentemente un filosofo e in questo testo tende sempre a collegare, in una quadro di riferimento marxista, teoria e pratica politica.
L’opera, comunque, è interessante perché rivela, per contrasto, i grandi cambiamenti apportati all’indagine scientifica da Mach. Lenin difende una concezione “classica” della scienza. La sua scienza è quella meccanicistica che si fonda sui concetti di materia e di movimento, di spazio e di tempo, di causalità e oggetto. Il materialismo, in campo scientifico, sostiene l’esistenza di una realtà esterna che precede e condiziona ogni spiegazione scientifica. Le teorie, se sono vere, rispecchiano un mondo che è oggettivamente dato.

Lenin accusa Mach e i suoi seguaci di avere utilizzato i risultati a cui stava giungendo la fisica per ridurre la realtà a prodotto del soggetto conoscente:

« Il legame della fisica moderna o, più esattamente, di una determinata scuola della fisica moderna, col machismo e con altre varietà della filosofia idealistica contemporanea, non può essere messo in dubbio».

Lenin, comunque, afferma che ci sono almeno tre scuole nella fisica contemporanea e tra queste quella più diffusa tra i fisici è quella meccanicistica o neomeccanicistica, che vede tra i suoi rappresentanti figure come Helmholtz, Maxwell, Lord Kelvin. L’errore in cui sono incorsi molti fisici è stato quello di confondere il materialismo dialettico col materialismo metafisico. La nuova fisica può convivere con le concezioni materialistiche. Esse si chiedono: «gli elettroni, l’etere, e così via, esistono o non esistono come realtà obiettiva? A questa domanda gli scienziati devono rispondere e rispondono costantemente e senza esitare: sì». L’esigenza posta da Lenin è quella di riconoscere l’esistenza della materia. Poi ogni teoria scientifica può essere considerata sempre approssimativa riguardo alla conoscenza della struttura della materia.

La ricerca scientifica è vista come un progresso cumulativo che di grado in grado procede verso una migliore conoscenza degli oggetti. Lenin dice che il materialismo dialettico non afferma l’esistenza di una sostanza o di una essenza immutabile, ma ritiene che l’uomo si avvicini sempre di più a comprendere un mondo esterno che preesiste alla coscienza umana.


Col termine “empiriocriticismo” Lenin intende quella scuola di pensiero che vede tra i suoi protagonisti Mach e Avenarius.
L’impianto critico di Lenin ha lo scopo di ridurre l’intero empiriocriticismo (che talvolta viene anche chiamato machismo) a una forma di idealismo.
Lenin non comprende i cambiamenti che si stanno verificando all’interno della scienza e interpreta il dibattito attraverso le categorie di materialismo e idealismo.

Lenin afferma:

« Secondo quel machismo chiaro e inequivocabile che Mach sosteneva apertamente nel 1872, il ragionamento è assolutamente incontestabile: se le molecole, gli atomi, in una parola gli elementi chimici, non possono essere percepiti dai sensi, vuol dire che essi sono “cose puramente mentali”. E se così è, se lo spazio e il tempo non hanno un valore obiettivo reale, è chiaro che nulla ci obbliga a immaginare gli atomi come situati nello spazio!» Lo sbocco finale è nell’idealismo soggettivo: «Nell’Analisi delle sensazioni Mach si riferisce, fra l’altro, alla sua opera del 1872 su tale questione. E questa opera, come abbiamo visto, è un’applicazione del soggettivismo puro, un tentativo di ridurre il mondo alle sensazioni. Dunque le due opere fondamentali che hanno introdotto nella filosofia “il principio” (dell’economia del pensiero) sono di colore idealistico … il principio dell’economia del pensiero … può portare soltanto all’idealismo soggettivo. Se introduciamo nella gnoseologia una teoria così assurda, è certo più “economico” “pensare” che esisto io solo con le mie sensazioni».

Lenin pare non comprendere che Mach si pone in un’ottica per la quale non è importante affermare se esiste una realtà esterna oppure no. La questione non è risolvibile. Invece è utile concepire la realtà come elementi che possono inserirsi in complessi diversi ed essere, ora psichici, ora fisici. Lenin accusa Mach di volersi approfittare delle nuove ricerche in ambito fisico per introdurre una teoria della conoscenza di stampo idealista. Egli chiama l’empiriocriticismo «un idealismo fisico», mentre ribadisce che la fisica contemporanea è perfettamente compatibile col materialismo dialettico.