Balbettii di una lingua
Il primato della poesia
E il fiorentino vince
Le parole







Il primato della poesia
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Sono molti i termini che entrano nell’italiano in questo periodo. Il lessico si è ampliato in misura notevole rispetto a duecento anni prima, quando serviva a coprire le necessità immediate. Ormai la lingua può esprimere concetti letterari, filosofici e scientifici. Siamo passati grosso modo da 4000 a 10.000 parole. Alcune di esse sono il contributo di altre regioni italiane. Da Bologna proviene, ad esempio, tutta la nuova terminologia in latino legata all’Università, come la stessa parola università o dottore. Dalle città portuali arrivano termini marinareschi, come molo e darsena (da Genova), arsenale (da Venezia), ammiraglio e portolano (da Palermo). Taccuino, che solo alla metà dell’Ottocento è registrato col significato di «quadernetto per appunti», viene da Salerno, sede di una famosa scuola di medicina, e precisamente dal titolo con cui furono divulgate due opere di autori arabi (Tachuinum sanitatis).

Molte parole vengono coniate grazie ai suffissi ereditari come –aio, –otre, –acchio,–oio, –ura, –ia, –mento,–zione, mentre se ne aggiungono altri come i provenzali e francesi –iere,–aggio. Per gli aggettivi, accanto ai suffissi –oso,–ano,–agno, si affermano –ale,–esco,–ingo; per i verbi si diffonde –eggiare. Un’altra possibilità è offerta dai prefissi a–, in–, dis–, s–, che formano anche voci parasintetiche, cioè composte da un nome con aggiunta di un prefisso o suffisso (sbarbare < s + barba).

Un altro fenomeno importante sono i mutamenti semantici di alcune parole. A questo proposito ricordiamo innanzi tutto comune, che da aggettivo col significato di «usuale, che appartiene a più persone», passa a indicare la forma di comunità politica medievale sorta dopo il Mille. Contado, prima «territorio del conte», perde nobiltà e scade a significare, nella mutata situazione comunale in cui il centro della vita politica ed economica è la città, il territorio che sta intorno ad essa; nasce così contadino nell’accezione moderna, «l’abitante del contado», che si contrappone al cittadino. Lo straordinario sviluppo economico è all’origine di tutta una serie di parole di importanza fondamentale: si diffonde un uso legato alla contabilità del latinismo ragione (< lat. ratio, cioè «conto») da cui deriva il termine ragioniere («chi fa i conti»), che si affianca al significato di «facoltà di pensare stabilendo legami tra i concetti»; tavola indica il «tavolo del cambiatore di denaro», ma il termine verrà sostituito nel Trecento da banco; la cifra che si deve pagare quando si prende a prestito del denaro è l’interesse che, in realtà, non indica altro che il tempo che intercorre tra il prestito e la restituzione. È interessante notare che interesse non è soltanto un latinismo (< lat. interesse, «essere in mezzo»), ma anche una metonimia eufemistica, visto che la Chiesa condannava la possibilità di guadagnare col denaro, anche se non si trattava di usura. Camera, che già nel XII secolo indica il locale di abitazione in un edificio, per estensione dall’originario latino «volta di una stanza», comincia ora, nell’accezione finanziaria di erario, la sua storia estremamente prolifica di significati.

 
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