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L’allargamento a venticinque nella stampa italiana

Nuova Europa a 25 Gli italiani sono «tiepidi» sull' allargamento
La Fondazione Nord Est: solo il 57% è favorevole. Ma nell' Ue il consenso sale

di G. Radice, 4 Maggio 2004

La «vecchia» Europa guarda con crescente favore all' allargamento dell' Unione, anche se non si nasconde le delusioni per le troppe promesse mancate (soprattutto l' euro) e le incertezze per gli effetti legati all' adesione dei 10 Paesi entrati il primo maggio. La «nuova» Europa vede invece con molta cautela e pragmatismo l' ingresso in una «casa comune» di cui si considera ancora un semplice inquilino, non certo un proprietario. E' un quadro che si presta a letture diverse quello che emerge dal rapporto «Allargamento e integrazione dell' Europa» elaborato dalla Fondazione Nord Est e da Demos, e presentato ieri a Trieste. Una ricerca svolta fra fine marzo e metà aprile ascoltando un campione di circa 9 mila persone rappresentativo delle popolazioni di 9 Paesi: Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna, ma anche Polonia, Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca). In media, il consenso per l' allargamento sta crescendo in tutta la «vecchia» Europa: nel 2001 era favorevole il 28% della popolazione, ora il 35%. Un altro 22% lo ritiene comunque un processo «necessario, anche se svantaggioso», portando dunque il totale dei «sì» al 57%. Il 24% ritiene invece che la Ue a 25 Paesi sia un errore. Fra Paese e Paese appaiono forti differenze: agli spagnoli iper-entusiasti dell' allargamento (79% favorevoli), risponde la cautela di italiani (57% di «sì») e francesi, lo scetticismo degli inglesi e la contrarietà dei tedeschi (meno del 50% i favorevoli). A far paura alla «vecchia» Europa sono soprattutto i rischi per l' occupazione in campo nazionale legati al possibile flusso di lavoratori immigrati dall' esterno. Lo teme il 42% degli intervistati, il 64% dei tedeschi. Dalla «nuova» Europa arrivano segnali altrettanto contrastanti. L' ingresso nella Ue viene visto come un modo per consolidare i propri assetti democratici nazionali (lo pensa il 37%), ma, dal punto di vista economico, al 40% che pronostica un «miglioramento» della situazione risponde un 35% che vede soprattutto difficoltà. I più scettici sono i polacchi, fra i quali il favore per l' ingresso europeo è sceso dal 46% del 2001 all' attuale 37%. G.R.

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