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L’allargamento a venticinque nella stampa italiana
Fino alla metà degli anni 90 lOriente era lontano dallEuropa. Il confine dellUnione non si spingeva oltre i Balcani, il mare Adriatico, le pianure dellEuropa centrale. Ma dal 1995 a oggi tutto è cambiato repentinamente per i tempi lunghi della storia: prima, con lingresso dellAustria, della Svezia e soprattutto della Finlandia, la vecchia Europa si è allungata verso Est, ritrovandosi a condividere una frontiera di ben 1.325 chilometri con la Russia; poi, ed è storia di questi giorni, il suo baricent ro si è spostato ulteriormente, accogliendo dieci Paesi, con gli avamposti meridionali di Cipro e Malta affacciati sullAfrica e il Medio Oriente e quelli settentrionali di Estonia e Finlandia a poco più di 100 chilometri da San Pietroburgo.Dal 1° maggio, dunque, la nuova frontiera terrestre dellUnione europea sarà formata, partendo da Nord, da Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Slovacca e Ungheria. Di qua la nuova Europa a Venticinque, di là la Russia, la Bielorussia, lUcraina. La fortezza Europa, come qualcuno la chiama, avrà come guardie i Paesi che fino a poco tempo fa stavano oltre la cortina di ferro, sotto la stretta sorveglianza di Mosca. Il compito più oneroso, a ben vedere, toccherà alla Polonia e alle tre Repubbliche baltiche, i Paesi più esposti verso lex Urss con migliaia di chilometri di frontiera da controllare.A Bruxelles la questione è stata presa sul serio. Da tempo la Commissione europea e gli Stati nazionali stanno lavorando per far sì che la frontiera ester na della Ue non si trasformi da fortezza, non priva di lacune, in colabrodo. I rischi sono sotto gli occhi di tutti: contrabbando, traffici illeciti, immigrazione clandestina. Per questo sono state create nuove postazioni di frontiera, rafforzate quelle esistenti con uomini, tecnologie, armi. Per i cittadini russi, bielorussi, ucraini, la vita sarà più difficile: abituati a entrare in Polonia e nelle Repubbliche baltiche mostrando solo il passaporto, dal 1° maggio avranno bisogno del visto. Per le decine di migliaia di lavoratori che varcano il confine per andare a lavorare in Polonia, Slovacchia o nelle Repubbliche baltiche, tutto sarà più complicato.Anche per le imprese dellEuropa occidentale non mancano i motivi di preoccupazione. Da Russia, Ucraina, Bielorussia transitano prodotti contraffatti provenienti dallAsia e il rischio è che entrino più facilmente nei nostri Paesi di quanto non accada già ora. Una task force europea formata da esperti di contraffazione si sta recando in questi giorni in cias cuno dei nuovi Paesi membri e vi resterà il tempo necessario per preparare i funzionari locali a fronteggiare il fenomeno. Ma è chiaro che ci vorrà del tempo per adeguare le dogane dellEst agli standard occidentali, un tempo nel quale il commercio di pro dotti copiati potrebbe prosperare.Fermarsi ai pericoli sarebbe però miope. Da anni i politici e gli uomini daffari sprecano parole sul ruolo di ponte, di trampolino verso lOriente che possono giocare i Paesi candidati alla Ue e mettono sempre in prima f ila lEstonia, la Lettonia, la Lituania e la Polonia. Ora dalle parole si passa ai fatti: quei Paesi stanno per diventare parte integrante dellUnione europea, commerciare con loro sarà più facile, impiantarvi unattività produttiva pure. La Polonia è lu nico grande mercato, con quasi 40 milioni di abitanti, è un Paese complesso, ricco di cultura, tradizione e orgoglio nazionale. Negli anni 90 è stato protagonista di unaccelerazione spettacolare in direzione delleconomia di mercato e dellintegrazione c ommerciale con lEuropa, attirando gli investimenti di multinazionali attratte dalle sue prospettive di crescita. Allinizio del nuovo secolo Varsavia ha subìto una frenata che in un primo momento è parsa fisiologica dopo anni di corsa, poi è sembrata trasformarsi in una vera e propria crisi, ma ora può dirsi superata. Molti si attendono una nuova ondata di investimenti esteri sulla scia dellallargamento. Le tre Repubbliche baltiche, dopo aver accusato la crisi russa del 1998, corrono invece senza esitaz ioni e sono da anni i Paesi con il più alto tasso di crescita economica dellintera Europa. La prossimità a Finlandia e Svezia ne ha fatto basi ideali per la subfornitura di tecnologia, la vicinanza alla Russia li ha confermati nel ruolo di Paesi di trans ito per le materie prime dirette da Mosca ai mercati occidentali. I problemi non mancano, a cominciare da un certo euroscetticismo, ma cè da scommettere che Estonia, Lettonia e Lituania saranno i primi tra i nuovi membri dellUnione europea a raggiungere il livello di vita e il benessere dei Quindici.Lauspicio è che laria dellEuropa contagi anche i nuovi vicini di casa, facendo uscire dallisolamento e dalla miseria Ucraina e Bielorussia, dominati da dieci anni dal pugno di ferro di Leonid Kuchma e Al eksandr Lukashenko. |