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L’allargamento a venticinque nella stampa italiana

La nuova UE ha bisogno delle riforme
di P. Guerrieri, 28 Aprile 2004

Sabato prossimo dieci nuovi paesi entreranno a far parte dell'Unione Europea e parteciperanno a giugno alle elezioni del nuovo Parlamento europeo. L'allargamento è indubbiamente un evento storico, di grande significato e contenuto politico, com’è stato più volte ricordato in questi giorni, dal momento che pone fine alle divisioni in Europa e rafforza le condizioni di sicurezza dell'area europea nel suo insieme.
Il riconoscimento di questi rilevanti obiettivi non deve, tuttavia, far dimenticare che per la maggioranza dei paesi dell'allargamento, ed in particolare per gli otto paesi del Centro e dell'Est d'Europa, l'entrata nell'Unione Europea significa anche, e soprattutto, la possibilità di raggiungere i livelli di prosperità economica dei 15 membri dell'Ue in un arco temporale di medio-lungo periodo. Le finalità economiche dell'allargamento vanno dunque considerate altrettanto importanti quanto quelle politico-strategiche da chi auspica un esito finale positivo del processo di riunificazione dell'Europa.
Sul piano economico è opinione largamente condivisa che l'allargamento produrrà dei benefici netti, a vantaggio - pur se in misura diversa - di tutti i membri (vecchi e nuovi) dell'Ue. Ma l'entità di questo surplus di ricchezza aggiuntiva non è facile, oggi, da determinare.
Tutto dipenderà dalle strategie e politiche di aggiustamento che verranno messe in atto nei prossimi anni dai 25 paesi Ue.
L'allargamento va in effetti considerato un processo che è iniziato da oltre un decennio e non si concluderà certo il 1° maggio di quest’anno, in quanto sfide e scadenze altrettanto decisive di quelle fin qui superate saranno di fronte all'Unione Europea nei prossimi anni.
Si sostiene che il peso economico dei nuovi paesi è trascurabile e che contribuiranno ad incrementare il prodotto interno lordo dell'Ue in misura assai modesta, uno scarso 5 per cento. E’ assolutamente vero. Ma l'impatto economico complessivo dell'allargamento è destinato ad essere molto più consistente di quanto lascino intuire questi numeri. Potrà favorire un processo di ristrutturazione delle specializzazioni, di rilocalizzazione di produzioni e competenze, di sviluppo di servizi, di vasta portata, in grado di ampliare e ulteriormente qualificare lo spazio economico unificato (mercato) europeo in cui si muovono le imprese dell'Unione.
Le esperienze di crescita dei paesi meno sviluppati suggeriscono che un processo di riaggancio (catching-up) è possibile allorché si verifica una riallocazione di risorse inutilizzate verso nuovi settori ed attività più profittevoli. Se i nuovi paesi membri continueranno il processo delle riforme, abbandonando attività divenute obsolete e continuando ad attrarre nuovi investimenti esteri, la loro entrata nell'Unione potrebbe rappresentare una concreta opportunità per rilanciare lo sviluppo complessivo europeo.
Resta comunque vero che la realizzazione di queste potenzialità dipenderà alla fine dai cambiamenti e dalle riforme che verranno attuati dall'Unione - e soprattutto dai Quindici - nei prossimi anni. A questo riguardo non vi è dubbio che l'Ue debba affrontare l'allargamento assai meglio di quanto abbia fatto finora. Per le considerazioni svolte fin qui l'allargamento è destinato a trasformare soprattutto in senso qualitativo l'Ue. Servono istituzioni e politiche che siano in grado di riflettere più le sfide del futuro che i bisogni e le esigenze del passato. Saranno dunque necessarie revisioni profonde non solo dei meccanismi istituzionali ma anche delle politiche economiche dell'Unione.
Per ora non sta avvenendo. Nell'Europa di oggi continua a prevalere una certa paura. Più che alle opportunità si guarda ai costi dell'allargamento. Molti nella Ue continuano a temere che l'entrata dei nuovi paesi, caratterizzati da bassi costi di produzione e dinamiche di crescita elevata, possa spiazzare sui mercati i prodotti occidentali e dirottare all'Est, alla ricerca di salari più convenienti, molti investimenti vitali delle imprese dei Quindici. In realtà sono timori per molti versi eccessivi e scarsamente fondati.
L'Ue nel suo complesso ha finora guadagnato dall'allargamento e con ogni probabilità continuerà a farlo anche in futuro.

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