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Europa a venticinque
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L’allargamento a venticinque nella stampa italiana

L’Unione si prepara alle
nuove sfide.

Ora Ahern punta alla Costituzione

di M. Concina, 3 Maggio 2004

Dublino - Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i giornalisti; e nemmeno l'ossequio, la reverenza, o la passionalità. Ma quando la storia le passa davanti, perfino la tribuna stampa tace e riflette. E' accaduto il primo maggio, sul finire di un pomeriggio luminoso, fra le querce che circondano la residenza del presidente irlandese a Phoenix Park. Quando venticinque bandiere nazionali e quella stellata dell'Unione Europea sono state issate lentamente, accompagnate dall' Ode alla gioia . Microfoni e taccuini tra le mani impacciate, il cinismo d'ordinanza dimenticato chissà dove, decine di cronisti si sono irrigiditi come sull'attenti. Per assistere, emozionati come tutti, al battesimo della nuova Europa. Un'Ue di 25 Paesi e quasi mezzo miliardo di cittadini, che sabato ha sgomberato anche gli ultimi detriti dei muri innalzati durante la Guerra fredda.
E' stata una cerimonia breve e asciutta, solenne al punto giusto, senza retorica. Il più felice dei protagonisti era probabilmente Romano Prodi, che vede chiudersi con un risultato rilevante e tangibile il suo quinquennio da presidente della Commissione europea. «Con questo allargamento si ha proprio la percezione di poter cambiare il destino dei nostri figli, di incidere sul futuro. Non è solo l'emozione che viene da un successo personale e di squadra, ma dal capire che c'è un cambiamento della storia», gongolava in mattinata al Castello di Dublino. Ad affiancarlo, due irlandesi: Pat Cox, presidente del Parlamento europeo, e Bertie Ahern, premier dell'Eire e presidente di turno dell'Unione.
Per Ahern, ora, si affaccia all'orizzonte la possibilità di legare il suo nome e quello del suo Paese a un doppio, decisivo successo. Appena terminate le celebrazioni per l'allargamento, inizierà una maratona diplomatica che toccherà 23 delle 25 capitali europee. Ha sei settimane di tempo per negoziare una nuova bozza di costituzione dell'Ue, presentarla il 18 giugno, a Bruxelles, al prossimo vertice dei capi di Stato e di governo, e chiudere ancor più trionfalmente il semestre irlandese di presidenza.
La tessitura è iniziata già sabato sera, in via informale, durante la cena a base di salmone nella residenza. Proprio mentre ai cancelli del grande parco qualche centinaio di contestatori e altrettanti poliziotti davano luogo a uno scontro piuttosto modesto, ma che qui è apparso epico perché - per la prima volta nella storia della Repubblica- c'è stato bisogno di ricorrere agli idranti.
Un ostacolo grosso sulla via del trattato costituzionale è stato rimosso dall'esito delle elezioni spagnole, che ha convinto anche i polacchi ad accettare il criterio della "doppia maggioranza". Ma nel frattempo è apparso all'orizzonte uno scoglio ancora più grosso, la decisione di Tony Blair di affidare la ratifica della futura costituzione a un referendum. Il rischio è che per compiacere la maggioranza euro-scettica dei britannici, il testo venga annacquato oltre il lecito. Oppure che mantenga l'impostazione attuale, ma venga respinto alle urne. Aprendo una crisi che potrebbe, in ultima analisi, sfoltire il numero di quelle bandiere.

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