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L’allargamento a venticinque nella stampa italiana

Commissione allargata e più potere ai Grandi
Aumentano i deputati europei, da 626 a 788 ma ogni Paese avrà meno seggi

1 Maggio 2004

Il cambiamento più importante riguarda il funzionamento delle istituzioni. Da oggi i ministri e i commissari dei nuovi Paesi parteciperanno, a pieno titolo, a tutte le votazioni. La Commissione, cioè il cardine dell' attività legislativa ed esecutiva, subisce un movimento a fisarmonica. Fino a ieri il collegio era composto da 20 commissari, dal 7 maggio (giorno della prima riunione dopo l' allargamento) si aggiungono le dieci poltrone assegnate ai nuovi Paesi; ma dal primo novembre, con l' entrata in vigore del Trattato di Nizza, si scende a 25 (un seggio per ogni Stato). Nel collegio di Bruxelles si vota a maggioranza semplice: quindi il peso di Malta sarà esattamente uguale a quello della Germania. Naturalmente la distribuzione del potere reale seguirà altre strade: i Paesi più grandi rivendicano le competenze chiave. I tedeschi, per esempio, vorrebbero istituire (e ottenere) la figura di un supercommissario per l' Economia. Cresce anche il numero degli europarlamentari (da 626 a 788), ma diminuisce la consistenza delle rappresentanze nazionali (l' Italia passa da 87 a 78 eurodeputati). Infine cambiano gli equilibri anche nel Consiglio dei ministri, cioè l' istituzione formata dai governi. Ai nuovi Paesi viene assegnato un numero di voti proporzionale, tra l' altro, alla loro popolazione. La Polonia, per esempio, conterà come la Spagna, l' Ungheria come il Belgio, la Slovenia come la Finlandia. Questo significa che i vecchi equilibri politici (a cominciare dall' asse franco-tedesco) potrebbero, volta per volta, essere messi in discussione. Il primo test riguarda da vicino l' Italia: è l' Ecofin dell' 11 maggio in cui i ministri dovranno decidere se appoggiare il richiamo sui conti pubblici avanzato dalla Commissione. Anche questo meccanismo cambierà a novembre, quando subentreranno le tabelle varate con il Trattato di Nizza. Poi dal 2009, con la Costituzione europea, si passerà alla «doppia maggioranza». Ogni decisione dovrà essere appoggiata almeno dal 50-55% dei Paesi, in rappresentanza del 60-65% della popolazione.

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