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Allargamento dell'Ue: i commenti di Washington Post, Los Angeles Times e Christian Science Monitor

5 Maggio 2004

Il Washington Post si augura che questo favorisca i rapporti con l'America, il Baltimore Sun esprime dubbi sulla capacità di collaborazione tra gli stati europei.
" Dovrebbe essere un momento di trionfo per l'Europa e l'America – scrive Robert Samuelson sul Washington Post – e invece regna una reciproca sfiducia. Dopo la seconda guerra mondiale, gli europei e gli americani hanno promosso l'integrazione del Vecchio continente per porre fine a una storia di guerre rovinose. L'intuizione ha avuto piena conferma, ma ancora non c'è stata una celebrazione comune. I media statunitensi non hanno dato molta importanza all'allargamento dell'Unione, che per l'Europa è stato un risultato enorme. E nel frattempo gli europei continuano a prendere le distanze dalla nostra amministrazione, preoccupandosi più di accusare Bush che dei loro problemi economici".
Cal Thomas scrive dell'Europa sul Baltimore Sun: "Dalla fondazione di Roma nel 753 a.c., nel continente europeo ci sono sempre state guerre. Cosa farebbe pensare che ora sarà diverso? Il problema maggiore è la questione dell'assimilazione. Che significa essere europeo? Nel passato, pur nella loro identità politica incerta, i tedeschi, i francesi, gli olandesi e persino gli svizzeri, si sono concepiti come tali. Saranno capaci di lavorare in nome dell'interesse comune e non di quello di ognuno?"
Sul Los Angeles Times, Gregory Rodriguez riflette sul tema dell'immigrazione: "Quando gli europei parlano di integrazione, di solito si riferiscono alle nazioni, non ai migranti. A entità politiche, non a individui. Ma ora devono cambiare questa modo di pensare. Hanno capito che la cultura nazionale va concepita come in costante cambiamento, piuttosto che come un prodotto finito da preservare. I cittadini dell'Ue devono rendersi conto che questo non vale solo per la loro organizzazione politica, ma anche per la loro identità".
L'editoriale del Christian Science Monitor si concentra sulla Polonia: "Come ha sottolineato il primo ministro polacco Marek Belka, la Polonia ha bisogno di stabilità politica. Perseguendo il suo desiderio di entrare nell'Unione europea ha mostrato grande maturità. Dopo decenni di dominazione fascista e comunista, ha riconosciuto l'opportunità di sviluppare la sua economia e la sua cultura".

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