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La Costituzione dei venticinque nella stampa italiana

Entro giugno la Costituzione

Unanimità sulla necessità dell'accordo al prossimo vertice. Contro il terrorismo l'Europa lancia una task force.

di A. Cerretelli, 26 Marzo 2004

Riparte il negoziato sulla Costituzione europea con un obiettivo preciso: concluderlo entro il prossimo vertice europeo del 17-18 giugno, quello che chiuderà il semestre irlandese di presidenza dell'Unione. Con questo impegno si sono lasciati ieri sera dopocena a Bruxelles i capi di Stato e di Governo dell'Unione. A conferma che l'atmosfera è cambiata, che forse finalmente il traguardo è a portata di mano. A imprimere una svolta a una trattativa che, dopo il fallimento in dicembre del vertice di Bruxelles, sembrava destinata a finire su un binario morto, la tragedia degli attentati di Madrid, la caduta del Governo Aznar, la disponibilità a trattare di Spagna e Polonia, l'imminenza dell'allargamento il 1° maggio, l'economia che non riprende vigore. In altre parole la consapevolezza generale dell'urgenza di dare all'Unione almeno una parvenza di unità, di capacità di azione comune.
« C'è l'impegno a concludere entro il vertice di giugno: anche se c'è ancora molto da lavorare, tutti siamo coscienti della necessità di fare concessioni e dimostrare flessibilità», ha affermato a tarda sera il primo ministro irlandese Bertie Ahern dopo aver sentito in plenaria i colleghi. Qualche ora prima il ministro degli Esteri polacco Wlodzimierz Cimoszewicz aveva affermato: «Non escludiamo la possibilità di arrivare a un compromesso fondato sulla doppia maggioranza, noi lo vogliamo ma molto dipenderà dai suoi dettagli». Un'apertura chiara, anche se in questa fase accompagnata da inevitabili paletti. A rappresentare la Spagna al vertice ieri c'era ancora José Maria Aznar: per il cambio della guardia bisognerà infatti attendere la seconda metà di aprile. Ma i messaggi di disponibilità a negoziare del suo successore, José Zapatero, sono stati ribaditi anche alla vigilia del summit. Dunque tutto bene quel che finisce bene? «Dobbiamo arrivare all'accordo sulla Costituzione prima delle elezioni europee» ha incalzato il premier danese Anders Fogh Rasmussen, avanzando l'idea della convocazione di un summit straordinario per i primi di giugno.
Sulla stessa linea il premier belga Guy Verhofstadt. Più prudente sulle concrete possibilità di chiudere entro giugno il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha confermato in serata i propri dubbi sulla possibilità di un accordo in tempi stretti sottolineando che «la situazione non è cambiata». Il ministro degli Esteri Franco Frattini non ha nascosto il timore di «un compromesso troppo al ribasso che per l'Italia sarebbe inaccettabile». Se il cancelliere tedesco Gerhard Schröder anche alla cena dei 25 ha ribadito di voler portare al capolinea la trattativa al più presto, e se il premier inglese Tony Blair scalpita a sua volta per chiudere quanto prima (a patto di mantenere il voto all'unanimità su fisco e sociale e alcuni dossier sensibili di interni e giustizia), non la pensa allo stesso modo il presidente francese Jacques Chirac. Che ha tutt'altre esigenze rispetto a tedeschi, inglesi e italiani ma al momento, persa la "copertura" ispano-polacca, si trova sostanzialmente isolato.
Dopo aver appena perso le amministrative, in attesa del secondo turno, Chirac non intende peggiorare la propria situazione alle europee presentandosi con un accordo sulla Costituzione che penalizzi ulteriormente l'influenza in Europa della Francia: che con il nuovo sistema di voto a doppia maggioranza (degli Stati e della popolazione) perde ufficialmente e vistosamente la parità con la Germania ma che, con la correzione (inevitabile) delle percentuali (50-60) su cui è fallito in dicembre il vertice di Bruxelles, sarebbe costretta a incassare un'ulteriore pesante "diminutio". Per questo ieri sera Chirac si è opposto con forza a qualsiasi ipotesi di accordo prima delle europee. Da risolvere nelle prossime settimane non ci sarà solo il teorema della doppia maggioranza e il suo equo dosaggio per governare la grande Europa senza scontentare nessuno (anche perché la decisione andrà presa all'unanimità). Bisognerà anche decidere quando decidere a maggioranza e quando mantenere il diritto di veto, la composizione della Commissione e il numero minimo di europarlamentari per Paese.

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