Bembo contro tutti
La lingua della scienza
Le parole





Bembo contro tutti
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C’è in generale un ingresso più regolato dei latinismi (basta pensare a quelli aboliti dall’Ariosto nell’ultima redazione dell’Orlando Furioso), che però sono sempre in gran numero, soprattutto per la necessità di trattare in italiano temi che prima erano riservati al latino. Così abbiamo, ad esempio, tra i molti termini scientifici presi da Euclide attraverso il latino, cateto (ciascuno dei lati del triangolo che formano l’angolo retto) e lemma (proposizione proposta alla dimostrazione di un teorema), che solo nel 1952 diventa la voce raccolta e spiegata in un vocabolario o in un’enciclopedia. Tra le parole desunte da Vitruvio ci sono scenografia e simmetria. Al Varchi si deve assioma («principio che non ha bisogno di dimostrazione»), all’Ariosto canoro, al Guicciardini circospezione, al Machiavelli ruinare («andare in rovina», detto di uno Stato o di un principe), al Salviati dialetto e obeso, al Caro pugile. Tasso, per innalzare lo stile, usa molti latinismi, tra cui precoce, che però, confessa in una lettera del 1580 al marchese Buoncompagni, sente come una scelta ardita. Sui latinismi, appunto, verteva la disputa tra i sostenitori della lingua fiorentina o toscana e i difensori della lingua cortigiana e italiana. I primi volevano far prevalere la forma toscana (ariento, angosto, particolare, padre), gli altri quella latina (argento, angusto, particulare, patre). Come si vede, alcune parole sono passate poi nella forma latina, altre in quella toscana.

Quanto ai regionalismi, ne troviamo pochissimi nei testi letterari grazie alle regole imposte dal Bembo. Sono invece molto più frequenti in testi a carattere pratico. Ma alcuni di essi entrano anche nell’italiano. Ad esempio da Venezia, centro dell’arte della stampa, si diffonde proto (capotecnico di una tipografia), regata (famosa gara per imbarcazioni a remi), e ghetto (luogo dove la Repubblica Veneta aveva costretto gli ebrei). Napoli a sua volta esporta il carosello, un gioco imparato dagli spagnoli.

I forestierismi provengono per lo più dalla Spagna e dalla Francia e da altri luoghi legati alle scoperte geografiche. Gli ambasciatori importano dalla Francia galleria (sala ornata di tappezzerie) e lacchè (domestico in livrea). Francesco Guicciardini parla di finanze; Ludovico Guicciardini di borsa, che prende il nome dalla famiglia Della Borsa che adibì il proprio palazzo a Bruges come sede per la contrattazione delle merci.

Più numerosi sono i termini che vengono dalla Spagna. Alcuni riguardano la vita sociale, come puntiglio o flemma; altri sono insulti, come fanfarone e vigliacco: tutti termini che riflettono l’indole degli spagnoli, orgogliosa e altezzosa e al tempo stesso composta e controllata, portata all’ostentazione volgare e agli eccessi anche quando trasgredisce le regole. Alla vita militare appartengono guerriglia e casco. Alla navigazione transoceanica dobbiamo la denominazione Nord ed Est per Settentrione e Oriente. Altre voci riguardano il commercio, come amministrazione, azienda, quintale; oggetti della vita quotidiana, come astuccio; aggettivi comuni, come lindo e grandioso.

Dai Paesi Bassi vengono le droghe, in questi tempi ricercate soprattutto per la conservazione dei cibi; dall’Oriente divano, sofà, chiosco, sorbetto, caffè, tutti termini che ci riportano a una concezione edonistica dell’esistenza. Dalle Americhe, attraverso Spagna e Portogallo, veniamo a conoscenza di animali esotici come il caimano e il condor, di prodotti agricoli che saranno fondamentali come la patata, il pomodoro, il cacao; del tabacco, chiamato in un primo momento erba tornabuona (da Mons. Niccolò Tornabuoni, che importò la pianta sotto Francesco I dei Medici), di fenomeni atmosferici come l’uragano (< Hurakan, dio messicano delle tempeste), e infine dei cannibali, mangiatori di uomini (dal nome etnico dei Caribi).

 
 
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