Ares
(gr. Àres; lat. Ares = Mars)

Caratteristiche e genealogia
Dio della guerra e del furore bellico, figlio di Zeus e di Era. Sin da Omero, i soldati sono spesso definiti «servitori di Ares». Benché egli appartenga al gruppo delle dodici divinità olimpiche, né il mito né il rito antichi sembrano dedicargli ampio spazio o cospicuo onore. Il dio appare spesso attorniato da una serie di divinità minori che costituiscono altrettante personificazioni dei sentimenti o dei valori connessi all’attività bellica: Déimos («Terrore»), Phóbos («Paura»), Éris («Contesa»), Enyó («Battaglia»). Quest’ultima era probabilmente, in origine, la compagna di Eniàlio, dio della guerra noto già da età micenea, e in séguito identificato con Ares, di cui «eniàlio» costituisce un epiteto sin da Omero. Il fatto che Ares raduni su di sé le prerogative di un antico dio miceneo corrobora l’ipotesi, formulata da molti storici delle religioni, secondo cui egli sarebbe originario di un’area geografica extragreca e verosimilmente della Tracia.

Ares e gli altri dèi
In Omero, Ares prende parte alla guerra di Troia come patrono e protettore dei Troiani, e nel V libro dell’Iliade egli si scontra – uscendone sconfitto – con il mortale Diomede coadiuvato da Atena; in tale occasione Zeus stesso, dinanzi alle sue rimostranze, gli rivolge parole ingiuriose che ne ratificano lo statuto di dio minore (vv. 889-898): «Non startene qui seduto a frignare, voltagabbana! / Il più odioso tu sei per me degli dèi che abitano l’Olimpo, / perché sempre ami la contesa, le guerre e le battaglie. / Tu hai la furia insaziabile, intollerabile di tua madre / Era […]. / Sei figlio mio, tua madre ti generò da me. / Ma se tu fossi il figlio di un altro dio, o Assassino, / già da molto tempo saresti inferiore ai Celesti». Con la sorella Atena Ares si scontrerà direttamente nel XXI libro dell’Iliade, uscendone anche questa volta sconfitto insieme alla sua amante Afrodite. Quest’ultima, legittima sposa di Efesto, è unita ad Ares da un rapporto extraconiugale (da cui nascerà Armonia, sposa di Cadmo) che è noto soprattutto attraverso l’Odissea: nel libro VIII l’aedo Demòdoco narra di come Efesto, venuto a conoscenza della tresca, abbia inflitto ai due amanti un’esemplare punizione, incatenandoli con catene invisibili al letto nel quale si consumava l’adulterio, ed esponendoli al ludibrio pubblico in così indecorosa posizione.

Ares e i mortali
Oltre che dalle frequenti sfide con gli altri dèi, Ares esce malconcio dai non rari scontri con eroi: intervenuto per vendicare il figlio Cicno, ucciso da Eracle, il dio venne battuto dal semidio; ancor prima, quando i mostruosi Alòadi – Efialte e Oto, figli di Poseidone e di Ifimedía, moglie di Aloeo – cresciuti sino a divenire giganti dalla forza portentosa, decisero di dare l’assalto all’Olimpo, Ares fu tra i primi a subirne le conseguenze, trovandosi incatenato in una botte di ferro da cui solo Ermes riuscirà a liberarlo dopo tredici mesi di prigionia.

Discendenza di Ares
Numerosi sono gli eroi nati dal connubio di Ares con donne mortali: il dio genera Òssilo da Protogènia; Evèno, Molo, Pilo e Tèstio da Demonìce; Cicno da Pirène; Flègia da Dòtide; sono ancora suoi figli Driànte – che prese parte alla caccia del cinghiale calidonio – Ascàlafo e Iàlmeno – che furono tra gli Argonauti e tra i pretendenti di Elena – Pentesilea – che fu regina delle Amazzoni – Diomède – re trace ucciso da Eracle.

Culti e tradizioni religiose
A livello cultuale, Ares sembra figura venerata in poche e circoscritte località: al di là di Tebe, alla cui storia mitica il dio è strettamente legato perché suocero di Cadmo, ad Ares sono dedicati in età storica l’Areòpago di Atene e forse un antico tempio ad Acarne. Nella tradizione posteriore, fortemente influenzata da elementi orfici e neoplatonici, Ares divenne paradossalmente un dio che può concedere la pace: a tale concezione si ispira l’Inno ad Ares confluito nella raccolta arcaica degli Inni omerici (inno VIII), ma senz’altro posteriore.

Ares e Marte
Il dio greco fu identificato dai Romani con il dio Marte (Mars/Mavors), che costituisce in realtà un’antica divinità italica venerata già da Umbri ed Etruschi e considerata capostipite dei Marsi, dei Mamertini e dei Marrucini. In àmbito romano, Marte fu oggetto di un culto incomparabilmente più ampio di quello che conobbe in Grecia: a lui era dedicato il Campo Marzio, un tempio presso la Porta Capena e presso la Regia del colle Palatino, dove peraltro risiedeva il collegio dei sacerdoti Salii, cui era affidato il culto dei dodici ancilia (scudi sacri) che la tradizione voleva discesi dal cielo per costituire una garanzia dell’invincibilità romana. Da Marte prende il nome il mese di marzo, durante il quale avveniva la maggior parte dei riti a lui dedicati: appare evidente che, al di là delle prerogative provenienti dalla sfera del greco Ares, Marte assomma in sé la caratteristiche di un antico dio agricolo
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[Federico Condello]