Archiloco
(gr. Archilochos; lat. Archilochus)

Notizie biografiche
Considerato dagli antichi l’inventore della poesia giambica – insieme a Semonide – e dai moderni il capostipite della tradizione lirica ‘soggettiva’, Archiloco fu attivo a Paro nel VII secolo a.C., come confermano i dati interni ai suoi testi, e in particolare il riferimento all’eclissi solare del 6 aprile 648 a.C. (fr. 122 West), forse la stessa cui assistette Mimnermo. Secondo la tradizione suo padre fu Telèsicle (membro della famiglia nobiliare che guidò la colonizzazione di Taso) e sua madre la schiava Enipò: una probabile invenzione, quest’ultima, come suggerisce il ‘nome parlante’ della donna (da enipé, «ingiuria», «invettiva», con allusione al carattere aggressivo dei giambi archilochei). Sulla base dei suoi frammenti, gli viene attribuita la professione di soldato mercenario, che lo avrebbe fatto giungere a Taso, in Tracia e in Eubea. Gli stessi frammenti aiutano a ricostruire la vicenda che lo legò al nobile Licambe e alle sue figlie, la maggiore delle quali – Neobùle – gli fu promessa in sposa e quindi slealmente negata, con la rottura di un giuramento che avrebbe ispirato i più crudi attacchi giambici da parte del poeta; Licambe e le figlie si sarebbero suicidati, per impiccagione, in séguito all’infamia causata da tali attacchi. La tradizione vuole poi che Archiloco sia morto in battaglia, a Nasso, ucciso da un certo Calonda.

Autobiografia e finzione giambica
Su tutta la ricostruzione biografica grava però il sospetto, avanzato da critici recenti, che i carmi archilochei non documentino esperienze realmente vissute da Archiloco e dai suoi concittadini, bensì storie di repertorio, appartenenti a un’antica tradizione giambica di origine cultuale e di carattere ‘carnevalesco’, connessa ai culti di Demetra e fondata su personaggi fittizi, su caratteri fissi (Rollencharakter) privi di una realtà storica, ma spesso dotati di nomi parlanti (Neobule, per esempio, è «colei che cambia parere», da néa e boulé). Una simile poesia d’invettiva (blame poetry), opposta alla poesia di lode (praise poetry) ha paralleli in molte tradizioni popolari, che nella festa e nel ‘carnevale’ trovano occasioni canoniche per sovvertire convenzioni e regole sociali; di qui il supposto carattere fittizio delle vicende narrate nei versi archilochei e dell’io che se ne fa narratore, talvolta identificabile in un personaggio inventato (persona loquens). Tale prospettiva è stata però aspramente contestata da chi ritiene che essa fraintenda e snaturi il carattere eminentemente pragmatico e realistico della poesia archilochea, calata in maniera affatto peculiare nella biografia del poeta e nella realtà sociale dei suoi tempi. Il dibattito, su questo punto, può dirsi ancora aperto.

Opere
Della produzione archilochea restano circa 240 frammenti di diversa estensione, di metro e forma vari (trimetri giambici, elegie, tetrametri trocaici, epòdi), di tradizione perlopiù indiretta, arricchita però dal recupero di importanti papiri. È certo che Archiloco, la cui poesia pare in larga parte dedicata a occasioni private (il simposio) e a esecuzione monodica, si dedicò anche alla lirica corale, con ditirambi per Dioniso, epinìci e forse inni per Demetra, di autenticità discussa già in antico. I caratteri fondamentali della sua poesia sono solitamente riconosciuti nell’anticonformismo, nell’individualismo, nel corposo gusto della realtà e in un senso pragmatico lontano dagli stereotipi eroici: ma molte di queste generalizzazioni sono state sottoposte a critica e a revisione, con una particolare attenzione alla dipendenza di Archiloco sia dal modello linguistico omerico, sia da tradizioni giambiche probabilmente molto antiche. Nella patria di Archiloco una tradizione biografica e celebrativa sul poeta si formò già in età classica, e intorno alla metà del III secolo a.C. il concittadino Mnesiepes gli dedicò un sacello di cui restano due ampie iscrizioni; una di queste serba memoria di un’investitura poetica sul modello di quella narrata da Esiodo nella Teogonia, e non può essere escluso che essa dipenda strettamente da un componimento archilocheo dedicato allo stesso tema.

[Federico Condello]