Mimnermo
(gr. Mímnermos, lat. Mimnermus)

Notizie biografiche
Originario della Ionia, precisamente di Colofone o della sua colonia Smirne, Mimnermo visse in un periodo determinabile a partire dal riferimento, contenuto in uno dei suoi frammenti lirici, a un’eclissi di sole che potrebbe coincidere con quella del 6 aprile 648 a.C. (la stessa presupposta da Archiloco) o con quella del 28 maggio 585 a.C.: nel primo caso la cronologia di Mimnermo andrebbe collocata intorno alla metà del VII secolo a.C., nel secondo si dovrebbe scendere sino al periodo a cavallo fra il VII o il VI secolo a.C. Nessun evento della sua biografia si può determinare con certezza: che egli appartenesse a famiglia altolocata è probabile, e il suo nome stesso («combattente che resiste sull’Ermo») sembra serbare gloriosa memoria degli scontri che opposero Smirne e i confinanti Lidi; il suo presunto amore per un’etera di nome Nannò, che avrebbe dato il titolo alla raccolta dei suoi carmi (ma secondo un uso che probabilmente risale al IV secolo a.C.), non è che un esile spunto biografico, dal quale non è legittimo ricavare alcunché.

Opere
Le elegie di Mimnermo furono riunite in una raccolta intitolata Nannò, dal nome dell’etera di cui il poeta sarebbe stato innamorato: che il redattore di tale raccolta sia stato lo stesso Mimnermo è stato talora ipotizzato, ma risulta difficilmente conciliabile con le modalità comunicative arcaiche, pressoché integralmente fondate sull’oralità; ben più verosimile che il titolo – se non la stessa raccolta – risalga alla matura classicità o al primo ellenismo (IV-III a.C.), quando peraltro appare attestato l’uso di intitolare le sillogi poetiche con il nome della donna amata. Non siamo in grado di determinare quale fosse l’estensione della raccolta Nannò (le fonti parlano di due libri), ma delle molte elegie che Mimnermo dovette comporre – probabilmente con destinazione simposiale – non rimangono che una ventina di frammenti, alcuni di carattere storico (provenienti dalla Smirneide, il poemetto che Mimnermo dedicò allo scontro fra Greci di Smirne e Lidi), altri di carattere mitico, ma i più dedicati a quelli che si ritengono i temi caratteristici del lirico: la caducità della vita, la fugace brevità della giovinezza, i dolori della vecchiaia, lo struggimento dinanzi al venir meno dei piaceri e dell’amore. In questo senso Mimnermo risponde a un insieme di motivi pessimistici ed edonistici (con prevedibili inviti al carpe diem) che rappresentano un diffuso patrimonio dell’elegia simposiale arcaica, per quanto la sua cifra peculiare si lasci riconoscere nell’eccezionale rilevanza concessa alla polarità vecchiaia/giovinezza (dove quest’ultima appare un semplice sinonimo di amore, bellezza e vitalità sessuale) e al sistematico reimpiego del linguaggio epico a fini espressivi del tutto nuovi (almeno sulla base delle nostre conoscenze).

La poesia di Mimnermo fu largamente nota nell’antichità, e già in vita il poeta – a quanto si ritiene – ebbe uno ‘scambio’ di battute liriche con Solone, che in un tipico procedimento di ‘riscrittura’ simposiale contestò il giudizio di Mimnermo sul carattere inutile e doloroso della vecchiaia. Secondo una testimonianza di Strabone (I a.C.-I d.C.), Mimnermo sarebbe stato anche aulòdo (solista suonatore di aulo), e avrebbe quindi composto da sé l’accompagnamento musicale per le proprie elegie.

[Federico Condello]