Una lingua chiacchierata
La rivoluzione semantica del Cristianesimo

Come parli, barbaro?

Le parole









La rivoluzione semantica del cristianesimo
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La rivoluzione operata dal Cristianesimo si misura anche dalla profonda trasformazione semantica che hanno subito alcuni termini che indicavano i valori ‘ideali’ su cui poggiava la cultura pagana. Così fides, spes, caritas, che prima significavano la «lealtà», la «speranza», la «benevolenza», diventano le tre virtù teologali: la fede nella Rivelazione, la speranza nella salvezza, la carità cioè l’amore verso Dio e verso il prossimo. Virtus («valore nelle armi») diventa virtù in senso morale, oratio (in origine «discorso») diventa «preghiera», il colloquio con Dio. In italiano, peraltro, accanto al nuovo significato religioso, resta anche traccia di quello antico, che è talvolta in polemica con l’accezione cristiana. Un caso per tutti: virtù, parola usata da Machiavelli nel XVI secolo per indicare – spesso in contrasto con la morale tradizionale – tutte le qualità che il principe deve possedere se vuole acquistare e mantenere uno Stato.

Negli ultimi anni dell’impero si verificano numerosi cambiamenti nella lingua, sintomo di una grave crisi politica che porta alla progressiva ‘marginalizzazione’ del ristretto gruppo di dotti in grado di controllare la situazione, e al prevalere delle parole popolari provenienti dai ceti più bassi. Così, caduta la sensibilità per la quantità vocalica, os (con o breve = «osso») rischia di confondersi con os (con o lungo = «bocca»): al posto di queste due parole, poco resistenti anche perché monosillabiche, si affermano rispettivamente ossum (> it. osso) e bucca (> it. bocca), che prima significava gota. E vicino a capo (< lat. caput) si sviluppa testa, che designava in origine un vaso di terracotta. Parallelamente, si diffonde l’uso dei diminutivi, che sostituiscono, nell’esito italiano, i sostantivi ‘normali’; la frequenza dei diminutivi, tratto tipico della lingua d’uso latina (sia arcaica che classica) torna nella fase ‘tarda’ della lingua. Così, auricula viene usato al posto di auris ed è l’antecedente dell’italiano orecchio (attraverso auricla che presenta un altro fenomeno tipico, cioè la sincope della vocale atona). Lo stesso si può dire di cultellus, diminutivo di culter da cui l’italiano coltello. Sono di questo periodo anche i diminutivi di nomi propri, come «Giulietta», creato grazie a un suffisso popolare per i nomi femminili in –itta (< lat. Iulitta).

Tutto questo riguarda il latino parlato; ma fin da ora bisogna porre l’accento sull’incidenza del lessico latino che si trasmette attraverso la tradizione scritta, molto più consistente, a cominciare da quest’epoca, soprattutto nell’ambito giuridico-amministrativo – con parole come ultimare (> it. ultimare), intimare (> it. intimare), secretarius (> it. segretario) – o in quello filosofico-teologico – con parole come scibilis (> it. scibile), scientificus (> it. scientifico), incorruptibilis (> it. incorruttibile). Questo apporto sarà una costante nella storia della lingua italiana.

 
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