Olimpiadi

Sono le più importanti fra le competizioni atletiche antiche e in particolare fra quelle che formavano la cosiddetta períodos («circuito»), comprendente altresì giochi Pitici (Delfi), giochi Istmici (Corinto) e giochi Nemei (valle di Nemea, nel Peloponneso). Esse avevano luogo con cadenza quadriennale presso Olimpia, località dell’Elide sede di un importante culto di Zeus Olimpio, sotto il cui patrocinio erano poste le stesse Olimpiadi.

Sulla fondazione mitica dei giochi le fonti erano divise, e secondo una versione assai diffusa il fondatore sarebbe stato Pelope, secondo un’altra Eracle, che avrebbe edificato il santuario olimpico – con l’annesso bosco di olivi selvatici da cui si traevano le corone dei vincitori – proprio a ridosso del sepolcro di Pelope (Pindaro, Olimpiche, 10): il che conferma i frequenti legami fra agoni e culti eroici.

La data della prima Olimpiade è tramandata dallo storico Timeo (IV a.C.) ed è tuttora accettata come ‘prima’ data certa della Grecia di età storica: il 776 a.C., che probabilmente corrisponde all’inizio delle registrazioni in liste ufficiali degli ‘olimpionici’, cioè i vincitori delle gare (l’uso di ricorrere alla datazione in base all’Olimpiadi divenne sistematico, nella storiografia e nella cronografia, a partire da Eratostene).

Lo svolgimento delle Olimpiadi, che come tutte le feste della períodos avevano carattere panellenico, ci è noto con sicurezza solo a partire dal V secolo a.C. La data esatta delle competizioni veniva annunciata per tutta la Grecia, durante l’estate, dagli araldi detti spondophóroi, «pacieri», che invitavano altresì alla tregua generalizzata che sarebbe iniziata un mese prima e terminata un mese dopo i giochi veri e propri. Tutti i cittadini liberi erano ammessi, ma la selezione definitiva avveniva nella stessa Olimpia, ad opera degli ellanòdici, che facevano sostenere ai candidati prove idonee ad accertarne l’ammissibilità.

Le cerimonie si svolgevano su una durata di cinque o sei giorni, e avvenivano in una stretta interdipendenza di pratiche rituali e competizioni sportive: gli impianti sorgevano del resto a ridosso del recinto sacro dedicato a Pelope (Altis) e comprendevano un ippodromo, uno stadio e le palestre per gli atleti.

Durante il primo giorno i partecipanti e i giudici di gara (i cosiddetti ellanòdici, scelti fra i nobili dell’Elide in numero di 12 e successivamente di 10) rivolgevano un solenne giuramento a Zeus Hórkios, impegnandosi a garantire il corretto e leale svolgimento delle gare. Il secondo giorno, così come il quarto, erano dedicati alle gare vere e proprie. Il terzo giorno era invece integralmente speso in cerimonie religiose concluse da un’ecatombe (sacrificio di cento buoi) presso l’altare di Zeus. Il quinto giorno era dedicato alla solenne incoronazione degli olimpionici (con la tradizionale corona di oleastro tratta dal boschetto sacro) e al banchetto festivo che ne seguiva.

Le specialità sportive ammesse alle Olimpiadi erano la corsa podistica, la lotta, il pancrazio, il pugilato, il cosiddetto péntathlon (comprendente lotta, lancio del disco e del giavellotto, salto in lungo e corsa), la corsa equestre (con il solo cavallo o con bighe e quadrighe). Quest’ultima era in genere la gara d’apertura, mentre a chiudere le Olimpiadi era destinata la specialità della corsa in armi.

L’olimpionico, come del resto spesso i vincitori delle competizioni atletiche panelleniche, era considerato un autentico eroe cittadino e si vedeva garantiti, nella sua polis, duraturi vantaggi. Le Olimpiadi godettero del loro massimo splendore fra VI e V secolo a.C., ma già a partire dal IV secolo a.C. la loro fama pare offuscata. Al tempo di Silla esse furono trasferite a Roma e divennero presto appannaggio dell’amministrazione imperiale. L’ultima data nota per lo svolgimento dei giochi olimpici è il 261 d.C. Formalmente però esse furono abolite solo nel 393 d.C., in quanto riti pagani, dall’imperatore Teodosio, e rinacquero per opera del barone De Coubertin nel 1896, ad Atene.

[Federico Condello]