Gòrgia
(gr. Gorgías, lat. Gorgias)

Notizie biografiche
Considerato in antico l’‘inventore’ della retorica, Gorgia nasce a Leontini, in Sicilia, intorno al 480 a.C., e la tradizione biografica fa di lui un discepolo di Empedocle. Della sua vita si ignora pressoché tutto, a parte la data del suo arrivo ad Atene – nel 427 a.C. – fra i membri di un’ambasciata che chiedeva alla città attica sostegno militare contro Siracusa. Famoso per la sua longevità (morì, secondo le fonti, a 109 anni), dopo il successo ottenuto ad Atene come retore e conferenziere – è questo il tipico ‘stile’ comunicativo della sofistica – viaggiò attraverso la Grecia toccando la Beozia, l’Argolide e infine la Tessaglia, dove morì – intorno al 370 a.C. – presso la corte del potente Giàsone di Fere.

Opere
Il nome di Gorgia è legato innanzitutto alla sua opera di retore e teorico della retorica, ma non si può dimenticare che per la tradizione egli fu innanzitutto un intellettuale di più ampio respiro e addirittura un filosofo, affiliato – a torto o a ragione – alla linea della riflessione eleatica che ha il suo capostipite in Parmenide, e che proprio in Gorgia avrebbe il suo definitivo dissolutore.

A lui era attribuito un trattato dal titolo Sul nulla, i cui principi cardinali venivano riassunti nelle enunciazioni secondo cui «nulla esiste; se pure esiste, è inconoscibile; se pure è conoscibile, è incomunicabile». Il nichilismo gorgiano, frutto di uno scetticismo radicale che sembra ribaltare le istanze, sia ontologiche che gnoseologiche, di Parmenide, si apre, con apparente paradosso, proprio al mondo della comunicazione e della parola: una delle sue opere più celebrate era la cosiddetta Téchne («Arte [retorica]»), il trattato cui Gorgia affidava i principi della sua dottrina retorica, e a cui forse appartenevano a titolo d’esempi – ma è ipotesi assai discussa – le due esercitazioni superstiti note come Encomio di Elena e Apologia di Palamede: nell’uno e nell’altro caso lo scopo di Gorgia era mostrare come la parola, massimo strumento di persuasione e di condizionamento, potesse essere manipolata sino a rovesciare le opinioni generalmente accettate (per esempio la colpevolezza morale di Elena nel tradire Menelao e fuggire con Paride); è questo un tratto paradossale che accomuna Gorgia a tutti gli esponenti della cosiddetta ‘sofistica, di cui egli è anzi considerato uno dei massimi ispiratori. Gli si attribuisce fra l’altro la prima elaborazione degli schémata retorici (noi diremmo ‘figure’: in particolare antitesi e parisosi) e la teoria estetica secondo cui l’arte sarebbe innanzitutto inganno (apáte) e potenza incantatoria: da questo punto di vista Gorgia appare come l’ultimo e forse più coerente sostenitore di una teoria che, nelle sue linee generali, appartiene già agli aedi omerici e a Esiodo (non fosse che in funzione polemica), e che ispirerà a Platone la dolorosa ma conseguente condanna morale dell’arte.

[Federico Condello]