Elena
(gr. Heléne; lat. Helena/Helene)

Mito
La tradizione vuole che fosse nata da un uovo deposto da Leda, moglie di Tìndaro, che si era però congiunta a Zeus trasformato in cigno; era sorella di Càstore e Pollùce. Per la sua straordinaria bellezza in giovinezza fu rapita da Tèseo e Pirìtoo e condotta in Attica dove divenne sposa di Teseo. Secondo alcune versioni del mito, gli generò una figlia, Ifigenìa, ma durante l’assenza di questi – sceso nell’Ade – Castore e Polluce la liberarono e la ricondussero in patria. Qui Elena venne corteggiata da numerosi eroi greci, che la chiesero in sposa; Tindaro, temendo il risentimento dei pretendenti rifiutati, li fece giurare che essi si sarebbero uniti contro chiunque avesse tentato di sottrarre Elena al marito da lei prescelto. Così quando, tempo dopo, Paride, il principe troiano figlio di Priamo, approfittando dell’assenza di Menelao – divenuto marito di Elena – sedusse la donna e la portò con sé a Troia, i condottieri greci furono esortati a prestar fede all’antico giuramento e a vendicare l’oltraggio. Fu organizzata così la ben nota spedizione contro Troia. Alla morte di Paride Elena ne sposò il fratello Deìfobo, ma durante la presa della città lo consegnò in mano greca e si riconciliò poi con Menelao, che seguì alla volta di Sparta; il viaggio di ritorno durò otto anni (cfr. Odissea IV 82). Rientrata a Sparta Elena trascorse diversi anni di tranquillità con Menelao (a Sparta è attestato anche un culto di Elena, identificabile forse con una dea pre-ellenica della vegetazione e della fertilità).

I racconti relativi alla fine di Elena sono molteplici e divergenti. Nell’Odissea (IV 563) si narra che Menelao ed Elena erano destinati a non morire e a essere accolti nei Campi Elisi; secondo altre tradizioni essi furono sepolti a Teràpne in Laconia; ma si dice anche che alla morte di Menelao Elena venne scacciata dalla città da Megapente e Nicòstrato, figli naturali dell’eroe. Rifugiatasi a Rodi, avrebbe trovato la morte per impiccagione, a opera di Polisso, moglie del re Tlepòlemo, caduto nella guerra di Troia. Un altro mito riferisce delle sue nozze con Achille, da cui sarebbe nato Euforione. Va ricordata infine una variante della leggenda troiana che ispirò numerose riscritture (per esempio la Palinodia di Elena di Stesicoro, poi l’omonimo dramma euripideo), secondo cui non fu Elena a seguire Paride a Troia, bensì un suo fantasma; la vera Elena avrebbe trascorso invece in Egitto, alla corte di Pròteo, gli anni della spedizione a Troia.

Arte, letteratura e musica
La figura di Elena compare anche nell’Iliade e nell’Odissea, nell’Encomio di Elena di Gorgia (cfr. Sofisti), nelle Troiane e nell’Oreste di Euripide, nell’idillio 18 di Teocrito, nelle Troiane di Seneca, nelle Lettere di eroine di Ovidio, nel Ratto di Elena di Colluto (V-VI d.C.) e nel componimento latino omonimo di Draconzio. In generale nella letteratura medioevale e rinascimentale è spesso menzionata come emblema della bellezza femminile, anche se è nella poesia dell’’800-’900 che Elena incontra particolare fortuna quale simbolo della civiltà greca (A. de Vigny), incarnazione della bellezza assoluta (nel Faust II [1832] di Goethe), icona del fascino fatale (E.A. Poe), meretrice e prostituta (O. Wilde, G. D’Annunzio), donna vittima dei propri desideri (E. Verhaeren, D.G. Rossetti, W. Morris, J. Giraudoux nell’opera teatrale La guerre de Troie n’aura pas lieu [«La guerra di Troia non avrà luogo»]). Elena si trova inoltre al centro di alcuni film (per esempio La caduta di Troia di G. Pastrone [1911] e Helen of Troy di R. Wise [1955]) ed è stata da sempre presente nelle opere musicali europee. L’arte figurativa ha particolarmente amato alcune scene del mito di Elena: in epoca antica ricorrenti sono le rappresentazioni del rapimento da parte di Teseo o di Paride, dell’incontro con Paride, del confronto tra Paride e Menelao; mentre l’iconografia moderna ha raffigurato per lo più la scena del rapimento a opera di Paride.

[Elena Esposito]