Fedra
(gr. Phaídra; lat. Phaedra)

Mito
Figlia di Minosse, sovrano di Creta, e di Pasìfae, era sorella di Arianna. Il fratello Deucaliòne la diede in sposa a Tèseo, re di Atene, a cui generò due figli, Acamante e Demofonte. Innamoratasi del figliastro Ippòlito – nato da Teseo e dalla sua prima moglie Ippolita (o Antìope o Melanippa) – ma da questo respinta, si impicca. Per vendicarsi, tuttavia, lascia scritto su una tavoletta che Ippolito le aveva usato violenza. Teseo, credendo alle parole della moglie suicida e sconvolto dall’ira, maledice il figlio, lo esilia e ne invoca la punizione da parte di Poseidone: un toro selvaggio emerso dalle profondità marine spaventa i cavalli della quadriga di Ippolito e ne causa la morte. Il motivo della donna che accusa il giovane che non ha accondisceso al suo desiderio compare in diverse leggende di diverse culture (per esempio il racconto biblico di Giuseppe e della moglie di Putifarre [Genesi 39]) ed è difficile stabilire se dall’Occidente, per influsso della saga di Fedra, esso sia migrato in Oriente o – considerate le sue numerose attestazioni in àmbito orientale – non sia avvenuto piuttosto il contrario.

Arte, letteratura e musica
Il mito di Fedra è trattato, nell’antichità, da Sofocle, in una tragedia di cui restano solo scarsi frammenti, da Euripide nell’Ippolito velato (così intitolato perché il protagonista, all’udire le profferte amorose della matrigna, si copriva vergognosamente il capo; dell’opera, che scandalizzò il pubblico ateniese, perché Fedra in persona confessava la sua passione al figliastro, restano una ventina di frammenti), quindi nella riscrittura dell’Ippolito incoronato (conservato, ottenne il primo premio negli agoni drammatici del 428 a.C.), da Licofrone (III a.C.) nel dramma perduto Ippolito, da Seneca nella tragedia Phaedra, da Ovidio nelle Lettere di eroine (4). Si contano numerose riscritture della vicenda di Fedra in campo letterario: J. Racine, Phèdre (1677); G. d’Annunzio, Fedra (1909); M. de Unamuno, Fedra (1911); M. Cvetaeva, Fedra (1928); M. Yourcenar, Qui n’a pas son Minotaure? («Chi non ha il suo Minotauro?», dramma, 1963) e Phèdre ou le désespoir («Fedra ovvero la disperazione», racconto, 1986); H. Claus, (M)oratorium e Mena (due atti unici, apparsi nel 1966) e Phedra (1980); G. Ritsos, Fedra, in Quarta dimensione (1972; poemetto in greco moderno che rielabora originalmente la vicenda dell’eroina).

Per l’iconografia ricordiamo innanzitutto Le Nozze Aldobrandini, pittura parietale del tardo I secolo a.C., conservata alla Biblioteca Vaticana e interpretata per lungo tempo come una scena nuziale, in realtà raffigurazione del dramma di Fedra e Ippolito. In epoca moderna degni di menzione il dipinto di P.P. Rubens (1610-1611); il disegno di N. Poussin (ca. 1640); la scultura in marmo di J.-B. Lemoyne (1715); il quadro di P.-N. Guérin (1802). La vicenda mitica è al centro, inoltre, di diverse opere liriche, per esempio quelle di P.A. Ziani, L’incostanza trionfante overo il Teseo (1658); F. Vannarelli, La Fedra (dramma musicale, 1661); G. Paisiello, Fedra (1788); G. Nicolini, Fedra ossia il ritorno di Teseo (1803); F. Orlandi, Fedra (1820); I. Pizzetti, Fedra (1915); M. Mihalovici, Phèdre (1951); G. Auric, Phèdre (tragedia coreografica in un atto, sogg. di J. Cocteau, 1951); M. Ohana, Syllabaire pour Phèdre («théâtre musical» 1969); G. Rochberg, Phaedra (monodramma, 1973-1974); S. Bussotti, Fedra (tragedia lirica 1988). Vanno poi ricordati i balletti curati da G. Angiolini, Fedra (Milano 1789); F. Schira, Fedra (Lisbona 1838); R. Starer, Phaedra’s dream (New York 1962); l’Hippolyts Lied di F. Schubert su testo di F. von Gerstenberg (1826); l’ouverture da concerto (1873) e la musica di scena per il dramma di Racine (Parigi 1900) di J. Massenet; la rapsodia tragica in un atto di R. Romani (Roma 1915); la cantata Phaedra di B. Britten (1976). In anni recentissimi, da menzionare infine l’opera di sperimentalismo drammaturgico e musicale Musica per una Fedra moderna, inscenata da Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa al Teatro Out Out (1992), seguita da Spettacolo (1993) ispirato allo stesso soggetto.

[Elena Esposito]