Atene
(gr. ai Athênai, lat. Athenae)

Generalità
Atene costituì senza dubbio la città principale dell’Attica, nonché dell’intera Grecia continentale e insulare, per un largo tratto della storia ellenica: in effetti, se l’incontrastato predominio economico e politico della città, stabilitosi nel corso del V sec. a.C., può dirsi concluso con l’inizio del IV, l’egemonia intellettuale esercitata da Atene non venne meno neppure durante l’ellenismo e per tutto l’arco della storia romana (benché in parte essa sia stata offuscata prima da Alessandria e quindi da Roma stessa).

Tale egemonia, per molti aspetti, non ha cessato di far sentire il suo peso sulla tradizione occidentale, che per lungo tempo e spesso ancor oggi identifica la cultura e la lingua dei Greci con la cultura (letteraria, filosofica, artistica) e con la lingua (il dialetto attico) di Atene.

Preistoria e protostoria
Sino al terzo millennio a.C., il grado di civilizzazione della futura Atene appare limitato a un piccolo nucleo abitativo in corrispondenza di quella che sarà l’acropoli. Ma sin dall’età micenea Atene risulta un centro di considerevole rilevanza: al XIV sec. a.C. datano ricchi ritrovamenti tombali e al XIII imponenti lavori di fortificazione e di rifornimento idrico.

La città dovette attraversare una fase di decadenza al finire dell’età submicenea, quando, in concomitanza con la discesa delle popolazioni doriche (che gli studiosi contemporanei tendono oggi a interpretare come un’infiltrazione costante e certo cospicua, ma priva dei caratteri traumatici a lungo ipotizzati), da Atene e dalle aree limitrofe partirono alcuni dei movimenti coloniali che diedero origine alle poleis ioniche della costa anatolica (1050-1000 a.C. ca.). All’inizio del primo millennio la tradizione poneva il cosiddetto ‘sinecismo’: la riunificazione dei villaggi dell’Attica in una sola entità territoriale e amministrativa, facente capo all’Atene del mitico Teseo.

È in ogni caso probabile che sia la colonizzazione ionica sia il sinecismo siano stati fortemente esagerati dalla tradizione successiva, benché sia sicura una graduale crescita della città, che nel corso dell’età arcaica abbandonò definitivamente le antiche strutture regali per darsi – come quasi tutte le poleis greche – un ordinamento compiutamente aristocratico.

Atene arcaica
Nell’anno 684/83 a.C. hanno inizio le liste ufficiali degli arconti, i massimi magistrati dell’Atene aristocratica (quindi conservati, pur attraverso radicali modifiche istituzionali, nell’Atene moderata e poi democratica dell’età successiva).

È probabile che rilevanti fenomeni di crescita economica – forse già connessa a un pur limitato sviluppo marittimo – e soprattutto una marcata differenziazione sociale abbiano interessato tutto il VII sec. a.C., se verso la fine di esso si registrano in Atene eventi che appaiono caratteristici dello sviluppo socio-politico delle città antiche: i primi tentativi di instaurare una tirannide (con il golpe fallito di Cilone, tradizionalmente datato al 632 a.C.), la prima legislazione scritta (con Dracone, intorno al 620 a.C., della cui storicità tuttora si discute) e un’estesa diffusione del latifondo, che causò un endemico asservimento della popolazione rurale.

Alla situazione creatasi pose rimedio una caratteristica figura di ‘mediatore’, appartenente all’aristocrazia moderata e capace di avviare un articolato complesso di riforme economiche, politiche, amministrative: quel Solone che intorno al 590 a.C. (la data esatta è fortemente discussa) pose termine all’uso della schiavitù per debiti e diede un contributo importante alla definizione dei futuri quadri istituzionali dell’Atene democratica; al punto che una tradizione storiografica risalente al V-IV sec. a.C. fece di lui – ma a torto – il primo rappresentante e difensore del demos.

Verso la metà del VI sec. a.C. Atene conobbe comunque la tirannide, nella forma moderata di cui furono protagonisti Pisìstrato – che secondo la tradizione prese il potere intorno al 560 a.C. – e quindi, dal 527 a.C., i suoi figli Ippia e Ipparco. La dinastia fu rovesciata (per opera di una rivolta aristocratica che la tradizione successiva trasformò, indebitamente, in una rivincita del demos) intorno al 510, con l’aiuto di Sparta.

Dopo circa due anni di lotte intestine, un nuovo, radicale programma di riforme fu avviato da Clìstene (508 a.C., secondo la data comunemente accettata), a cui si deve una ristrutturazione delle tribù tradizionali che può essere a tutti gli effetti considerata il pur remoto inizio della democrazia ateniese. Per tutto il corso del VI sec. a.C. guerre di portata locale furono combattute dagli Ateniesi contro la rivale commerciale Egina e contro la città di Megara, per il possesso dell’isola di Salamina.


Atene tardo-arcaica e classica
Con la partecipazione alla rivolta ionica del 494 a.C. Atene venne proiettata per la prima volta su un piano politico internazionale. Benché il confronto con il tradizionale nemico persiano si sia concluso per ora con una sconfitta, è proprio l’impresa della rivolta ionica a provocare – almeno secondo la tradizione – i successivi conflitti con l’Impero: Atene saprà allora riunire intorno a sé (pur con il decisivo sostegno di Sparta) una vasta coalizione panellenica; il ruolo determinante degli ateniesi, prima nella battaglia di Maratona (490 a.C.), poi nelle battaglie di Salamina (480 a.C.) e Platea (479 a.C.), che misero la Grecia al riparo dal barbaro persiano, fecero guadagnare fama immensa alla città: essa da allora entrò in tacita o esplicita rivalità con Sparta, ponendosi sin dal 478/77 a capo di una coalizione (detta ‘Lega di Delo’) che avrebbe ben presto costituito il principale strumento dell’imperialismo ateniese.

Ciò che nel frattempo aveva mutato gli equilibri della politica e dell’economia greche era stato lo spostamento di consistenti risorse finanziarie, da parte di Atene, verso la cantieristica navale. Temìstocle, il primo grande politico democratico del V sec. a.C., pose le basi della successiva gestione periclea, avviando, oltre alla fortificazione della città (479/478 a.C.), la costruzione della flotta (ca. 482/481 a.C.), che richiese un cospicuo ricorso – in termini di manodopera e di reclutamento del personale nautico – alla classe censitaria più umile (quella dei teti), e che fu da allora correttamente identificata dal demos come la principale delle proprie risorse. Tali eventi, fondamentali per lo sviluppo di Atene, non a caso si collocano nel periodo a ridosso della seconda guerra persiana, che fu pertanto una delle principali condizioni dell’exploit economico ateniese; sviluppo marittimo (commerciale e militare a un tempo) e sviluppo democratico costituirono da allora le due facce della stessa medaglia: sicché imperialismo attico e maturazione della democrazia andarono costantemente di pari passo.

A partire dal 460 a.C. ca. a capo del demos si pose definitivamente Pericle, dopo aver eliminato le ultime resistenze delle aristocrazie tradizionali: ebbe così inizio la fase di maggior fortuna e di più ampia crescita per Atene, che si impose – con una politica sempre più spregiudicata – tanto sugli alleati della Lega quanto sui nemici esterni; con tale periodo coincide altresì il massimo sviluppo artistico e culturale della città.

Ciò condusse inevitabilmente (secondo una diagnosi che risale a Tucidide) allo scontro con Sparta: dal 431 al 404 si combatté la cosiddetta ‘guerra del Peloponneso’, che attraverso alterne vicende – particolarmente tragiche per Atene la pestilenza degli anni 431-429, durante la quale morì anche Pericle, e la fallita spedizione siciliana del 415-413 – portò alla sconfitta di Atene e all’umiliante pace stipulata con Sparta, che impose alla città vinta lo scioglimento della Lega navale, la distruzione delle Lunghe Mura e lo smantellamento della flotta.

Nel trentennio della guerra la democrazia ateniese raggiunse il suo apice, suscitando un’opposizione sempre più aspra (la famigerata ‘democrazia radicale’ perseguita da nuovi leader di estrazione non aristocratica, che si guadagnarono la fama di demagoghi per il loro spregiudicato populismo) e ben due tentativi di golpe oligarchico: uno nel 411, di carattere relativamente moderato e presto fallito, e l’altro nel 404/403, ispirato a concezioni aristocratiche ben più estremistiche e realizzato in concomitanza con la vittoria spartana.

Nel corso del 403 la democrazia fu ristabilita, ma Atene si trovava ormai in una condizione economica e politica di marcata inferiorità. Ciononostante la crescita riprese, mentre Sparta stentava ad assumere un ruolo di egemonia panellenica che non si addiceva né alle sue strutture economiche (ancorate al tradizionale modello del latifondo aristocratico, piuttosto che al capitale mobile e al commercio), né al suo conservatorismo culturale; dopo anni di conflitti più o meno aperti, che videro Atene confrontarsi pressoché ininterrottamente con l’antica rivale, nel 378 la Lega di Delo poté essere rifondata.

Di lì a poco Sparta fu ripetutamente sconfitta da Tebe, la cui fortuna fu però di brevissima durata: segno di una situazione complessiva in cui nessuna polis riusciva stabilmente a emergere sulle altre, mentre all’orizzonte andava profilandosi la crescita di una nuova potenza mediterranea, la Macedonia di Filippo II. Questi seppe inserirsi con astuzia nel quadro dei tradizionali conflitti tra le poleis, nell’intenzione di guadagnare prima una posizione di indiscussa leadership diplomatica e politica, quindi – ciò che in effetti accadde dopo il 338 a.C. – un effettivo controllo militare della Grecia. Fra il 351 e il 338 Atene alimentò una strenua opposizione alle mire espansionistiche del re macedone, riuscendo altresì – sotto la guida di Demostene – a divenire guida di una vasta coalizione di città greche: che fu però sconfitta definitivamente nella battaglia di Cheronea (338 a.C.), lasciando spazio libero ai progetti ormai internazionali della Macedonia. È questa, secondo l’opinione più comune, la data che segna la fine non solo della tradizionale centralità ateniese, ma anche della polis come soggetto storico autonomo.

Atene ellenistica e romana
La città non si oppose mai apertamente all’ascesa di Alessandro Magno, ma con i Macedoni – che garantirono la libertà a Samo, antica alleata o meglio suddita di Atene – dovettero venire a confronto nel 323/322: la guerra detta ‘lamìaca’ pose sostanzialmente fine alla democrazia della città (nonostante alcune sporadiche riprese).

Sotto i successori di Alessandro, Atene conobbe un lungo periodo di soggezione diretta o indiretta, con i governi di Demetrio Falereo (318-307) e degli altri rappresentanti delle diverse dinastie che ottennero il controllo della Grecia continentale: in particolare degli Antigonidi, che su Atene esercitarono una stabile influenza almeno sino al 220 a.C.

In questo periodo Roma fa il suo ingresso sulla scena della politica greca: Atene ebbe ottimi rapporti con i nuovi conquistatori – che sostenne nelle loro guerre contro gli ultimi re ellenistici – fino all’88 a.C., quando la città si schierò dalla parte di Mitridate VI e fu espugnata da Silla, che la ridusse definitivamente all’ordine.

Divenuta polis della cultura e dell’arte per tutta la classe dirigente romana, Atene godette di notevoli vantaggi per buona parte dell’età tardo-repubblicana e imperiale. In epoca tardo-antica fu gravemente danneggiata dai Goti di Alarico (396 a.C.), ma seppe mantenere il suo prestigio come grande centro della cristianità orientale, pur venendo ben presto oscurata da Costantinopoli.


Cenni di topografia
Il centro della città fu naturalmente costituito dall’acropoli, fiorente sin dall’età micenea. Il primo complesso monumentale data al VI sec. a.C. (due templi dorici di grandi dimensioni, accanto a costruzioni minori), ma fu notevolmente danneggiato durante l’attacco persiano del 480 a.C., proprio mentre era in costruzione il primo Partenone.

A Pericle si deve, una generazione più tardi, il grande progetto di ristrutturazione urbanistica che fece sorgere sull’acropoli – grazie all’estro artistico di Fìdia – il Partenone dedicato ad Atena (447-432 a.C.) e i Propilei (437-432 a.C.); più tardi (ca. 415-400 a.C.) fu edificato l’Eretteo.

Progetti successivi aggiunsero all’acropoli monumenti a celebrazione delle diverse personalità governanti, fra cui un tempio romano dedicato a Roma e ad Augusto (27 a.C.). Intorno all’acropoli sorgevano il tempio cosiddetto delle Ninfe (VII sec. a.C.), il tempio di Asclepio (420 a.C.), il tempio di Dioniso (ca. 500 a.C.) e soprattutto, dedicato allo stesso dio, il teatro, che nella forma attuale fu edificato intorno al 330 a.C. Nei pressi dell’acropoli trovavano posto anche il pritaneo (sede dei prìtani, i più alti rappresentanti delle tribù) e il colle detto Areòpago, sede di uno dei più antichi tribunali della città.

A ovest dell’acropoli era situata la Pnice (sede dell’ekklesía, cioè dell’assemblea popolare), risalente alla fine del VI sec. a.C. e ampiamente ristrutturata in seguito; nella stessa direzione sorgeva l’agorá, il centro politico e commerciale di Atene, costruito sin dal VI sec. a.C.. In essa si trovavano i più importanti edifici amministrativi della polis, dalla sede della boulé agli archivi, dai tribunali alle sedi dei magistrati politici, sino ai famosi portici decorati con importanti cicli pittorici o statuari. L’agorá conobbe in seguito notevoli addizioni durante l’età romana, che non ne cambiarono comunque l’originaria fisionomia.

In età classica, l’intera città era circondata da un imponente sistema murario, che racchiuse prima Atene (479 a.C.), quindi il suo porto, infine – con la costruzione delle cosiddette Lunghe Mura, negli anni ’60 del V sec. a.C. – costituì una fortificazione pressoché ininterrotta dal Pireo sino alla città vera e propria. Le mura di Atene furono abbattute dopo la guerra del Peloponneso e in séguito ricostruite; la loro definitiva distruzione data al 267 d.C.

[Federico Condello]